Via Rimondello
Giovedì mattina prendo la bici per andare a fare un giretto prima del lavoro pomeridiano.
Qualche chilometro, una cinquantina per muovere le gambe e godermi il sole autunnale.
Scendo a Fagnano e a Stiore giro verso la zona industriale di Monteveglio.
Non ci arrivo perché svolto in via Rimondello e comincio a salire verso San Savino.
Via Rimondello collega Monteveglio a Crespellano tramite i colli di Oliveto e via Puglie. È una salita corta, 600 metri poco più, ma molto dura che ha il suo culmine qui davanti, dopo quella curva laggiù in fondo, con un muro di cipressi al 15% per cento che viene dopo un tratto di piccolo riposo sotto queste alte querce.
Appena la si imbocca ha un bello strappetto al 10% che forma una esse cieca.
Mi alzo subito sui pedali, più per scaldare le gambe che per prenderla di petto, quando sono quasi all’uscita della esse, poco prima dello spiano che si interrompe alle querce, vedo un’auto scendere e sento un’auto salire dietro di me.
Istintivamente, come se dietro avessi un mio amico a ruota, mi siedo tolgo la mano dal manubrio e faccio segno all’auto dietro di rallentare e farsi a destra. Chi guida mi vede e mi capisce, si ritrova all’improvviso davanti l’auto dall’altro lato che ha comunque tutto lo spazio di passare.
Poco dopo l’auto dietro di me mi sorpassa e l’autista alza il braccio per ringraziarmi.
Quello di segnalare alle auto dietro di me un pericolo, o un via libera puoi passare, è un’azione che faccio spesso e raramente ricevo un ringraziamento, anzi spesso strombazzate o dito medio alzato per averli fatti comunque rallentare.
Mi ha sorpreso il gesto di ringraziamento, un gesto spontaneo che mi ha dato grande fiducia.
Perché possiamo urlare al mondo tutte i No War che vogliamo, ma se manchiamo il reciproco rispetto verso il prossimo e quindi anche verso noi stessi, di guerre ce ne saranno sempre di più.
foto di Enrico Pasini