Ha vinto Jai.
Il Giro d’Italia 2022 lo ha vinto Hindley.
Jai Hindley.
Australiano, ciclisticamente, Abruzzese! Unico dei Generali a vincere una tappa, unico dei generali ad attaccare, unico dei Generali a meritare. Veste quella maglia che gli era sfuggita un anno e mezzo prima nel Giro d’autunno, strappata da un inglese, che meritatamente l’aveva conquistata dopo battaglie vere su cime poco anglosassoni.
Jai si prende quello che merita, quello che in pochi pensavano fosse possibile. Quello che tuttora troppi pensano sia solo frutto delle assenze. Che assenze? Pogacar? Roglic? Jai, è veramente inferiore a loro? Sicuri? Io non sono così sicuro, ma sono sicuro che la strada darà il suo verdetto. Forse Jai e Primoz sarà difficile vederli battagliare, ma Jai e Taddeo sarà uno spettacolo vederli scattarsi in faccia sulle salite epiche del vero ciclismo.
Vero ciclismo che in questo Giro non si è visto tanto. Jai vince il Giro 2022 di testa, marcando a uomo il favorito Richard sin dall’Ungheria, grazie a una squadra sottovalutata dalla corazzata Ineos ma che la strada ha dichiarato impressionante. In questa squadra, la. BORA Hunsgrove anche il nostro Giovanni Aleotti, ora gregario ma domani chissà.
Jai come detto vince il Giro 2022 in due chilometri scarsi, lo vince da scalatore puro, da Capitano, da Generale, da condottiero, vince e convince. Jai non è una meteora, continueremo a sentire il suo nome, vincitore o comunque tra i primi.
Il Giro lo vince Jai e lo perde Richard. Carapaz. Favorito, troppo, non sopravvalutato, ma inconsapevolmente protagonista di una recita che non aveva messo in conto altri protagonisti. La corazzata Ineos, dopo tre Giri consecutivi, perde la maglia Rosa e abdica per manifesta inferiorità ma soprattutto per assoluta arroganza. Sottovaluta l’avversario lungo quella strada che piano piano mangia, inghiotte e non digerisce i suoi strapagati campioni.
Incidenti di percorso che fanno parte della gara ma che potevano, dovevano, essere evitati. Succede anche di perdere. Contro Jai e la sua Bora forse non fa così male come sembra.
Sul podio anche Mikel Landa. Un podio dolce amaro, un terzo posto che gli restituisce quello che la sfortuna gli aveva tolto negli anni passati, ma un terzo posto tutto sommato che gli va stretto, dopo aver messo spesso la sua squadra a tirare spesso e volentieri, cercando di sfiancare i due davanti ma che alla fine, spesso e mal volentieri, hanno finito per sfiancare lui.
Vincenzo Nibali quarto, a quasi 38 anni, al suo ultimo Giro, al suo ultimo anno di carriera. Un risultato grandioso anche se speravamo di vederlo più combattivo, più coraggioso. Ma come poter chiedere di più a Vincenzo?
La cronometro la vince Matteo Sobrero il campione Italiano di specialità. Partito fortissimo gestisce il vantaggio su Arensman rimanendogli davanti di 23 secondi. Terzo Mathieu Van Der Poel, immenso, vincitore morale della corsa Rosa, lui e la sua Alpecine Fenix, gli unici ad infiammare e vivacizzare un Giro che non sarà certo ricordato per le sue emozioni.