SANITA’ – Facci (MNS) ha presentato risoluzione per mantenimento punto nascita in montagna

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Comunicato del capogruppo Michele Facci (MNS)  Gruppo Misto per chiedere alla Giunta Regionale un confronto con il Ministero, attraverso la Conferenza unificata, per il mantenimento dei Punti Nascita ospedalieri nelle aree montane e/o disagiate della Regione, ovvero il loro ripristino laddove già soppressi, anche in deroga all’accordo Stato-Regioni del 2010.

RISOLUZIONE

Il sottoscritto Consigliere Michele Facci

Premesso che:

*   il Decreto Ministeriale n. 70 del 02.04.2015, al punto 9.2.2. dell’Allegato 1 (“Presidi Ospedalieri in zone particolarmente disagiate”) contempla la previsione di presidi ospedalieri di base per aree considerate geograficamente e meteorologicamente ostili e disagiate, tipicamente in ambienti montani o premontani, con collegamenti di rete viaria complessi;

*   il D.M. 11.11.2015 (“Decreto Lorenzin”) prevede invece la possibilità del mantenimento in attività dei Punti nascita nelle aree montane e/o disagiate, anche al di sotto del tetto dei 500 parti annui stabiliti nell’Accordo Stato/Regioni del 2010, a condizione che siano garantiti gli standard di qualità e di sicurezza previsti dalla normativa; in tal caso, le Regioni possono avanzare al Ministero della Salute la richiesta di apposita deroga;

considerato che

*   Negli ultimi tempi, la Regione Emilia – Romagna ha provveduto alla chiusura di diversi punti nascita in Ospedali di montagna, sulla base del tetto minimo di 500 parti annui come condizione minima richiesta;

*   Da più parti, anche a livello governativo, sono state espresse perplessità circa l’opportunità di mantenimento del limite dei 500 parti per anno, in strutture sanitarie situate in zone disagiate e/o montane, vista l’evidente ricaduta negativa per l’utenza, improvvisamente privata di un presidio socio-sanitario di basilare importanza, ad una considerevole distanza – temporale e spaziale – dai centri cittadini;

rilevato che

*   La Regione Emilia-Romagna ha precisato la propria disponibilità ad un confronto, da sviluppare tramite la Conferenza unificata, qualora il Ministero della Salute proponga una ridiscussione dell’Accordo Stato-Regioni del 2010, concernente la promozione ed il miglioramento della sicurezza e dell’appropriatezza del percorso nascita;
*   La Regione ha altresì precisato che “un’eventuale modifica dell’Accordo del 2010 deve comunque garantire che la nascita si svolga in condizioni di sicurezza con tutti gli elementi strutturali, organizzativi e tecnico professionali previsti dagli esperti”, affinchè tutti i Punti nascita offrano un’assistenza di qualità, rispettosa “degli standard di sicurezza che devono essere garantiti a tutte le partorienti”;
*   Nei giorni scorsi, una gestante residente a Gaggio Montano (BO) ha partorito in ambulanza lungo la strada Porrettana, nel viaggio verso il reparto nascite dell’Ospedale Maggiore di Bologna;

rilevato pertanto che

*   il parto delle gestanti lungo il tragitto verso l’Ospedale più vicino, a seguito della chiusura dei punti nascita nelle aree periferiche e montane della Regione, non garantisce affatto quei livelli di sicurezza e qualità di cui invece necessita ogni partoriente;
*   l’assenza dei punti nascita nei territori appenninici, pertanto, nonostante i protocolli alternativi di presa in carico delle gestanti, è idonea a mettere a serio rischio la salute delle stesse, oltre che del nascituro, e rende necessaria una nuova riflessione circa il rischio sanitario gravante sui diretti interessati, ivi ricompreso il personale medico ed infermieristico;

Tutto ciò premesso e considerato

IMPEGNA

la Giunta regionale:

a richiedere un confronto con il Ministero, attraverso la Conferenza unificata, per richiedere il mantenimento dei Punti Nascita ospedalieri nelle aree montane e/o disagiate della Regione, ovvero il loro ripristino laddove già soppressi, anche in deroga all’accordo Stato-Regioni del 2010.

Il Consigliere

Avv. Michele Facci

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