Rick Hutton
Porretta Soul Festival, il simbolo della musica Soul e Rythm & Blues nell’Appennino ed in Italia. Più di trent’anni di grande musica, straordinari interpreti e il calore delle migliaia di persone accorse per lasciarsi coinvolgere dalla loro musica, dalla simpatia e dal calore umano dei grandi autori di Memphis.
Un Festival amato e cresciuto nel tempo, che il regista Marco della Fonte ha deciso di raccontare nel suo ultimo film, dal titolo A Soul Journey, in proiezione venerdì 30 novembre, alle ore 21, presso il cinema Nuovo di Vergato, a ingresso libero.
Un’opera che non racconta solamente la passione per la musica e la strada artistica percorsa dai grandi protagonisti del festival, ma soprattutto svela gli aspetti più umani, le sofferenze, gli ostacoli e le sfide della vita che i musicisti hanno affrontato e vinto, in quello che si rivela essere ben più di un documentario, toccante e sincero, girato con mano esperta e professionale, senza però tralasciare uno sguardo di pura genuinità e passione per la musica dell’anima, che non può non coinvolgere intimamente, se ascoltata con attenzione e senza alcun pregiudizio.
Reno News ha incontrato il regista, che ha raccontato con entusiasmo il lavoro necessario a veder finalmente realizzata questa pellicola:
– Qual è stato il motivo principale che l’ha spinta a realizzare questo film così diverso da tutti gli altri film “musicali” che il pubblico è abituato a vedere?
-Le motivazioni principali sono state la mia passione per il Soul e R&B e la mia carriera in quanto regista di video musicali. Abbinare poi la narrazione a un tema “musicale”, di conseguenza, e’ stata la sfida maggiore.
– La sua esperienza registica in videoclip musicali l’ha aiutata a realizzare questa pellicola oppure ha scelto uno stile di regia nuovo, per raccontare e mettere in scena il lato umano dei protagonisti del Porretta Soul Festival?
-Sicuramente la prima intuizione e ispirazione e’ stata quella di creare un ritmo visivo vicino al linguaggio dei videoclip, perché è quello che sento più vicino alla mia sensibilità. Dopo di che, sempre in termini di linguaggio, ho voluto avere dei punti di vista un po’ inusuali utilizzando per le interviste 3 camere e cercando di “stare addosso” ai vari protagonisti per cogliere il più possibile la loro umanità ed espressività.
– Qual è stata la difficoltà maggiore che ha riscontrato nel processo di lavorazione di un lungometraggio di questo tipo, rispetto ai suoi precedenti lavori?
-La difficoltà maggiore è stata quella di non avere una storia pensata prima e dunque abbiamo “creato” la storyline strada facendo, cercando di capire in che direzione puntare. In questo senso, anche grazie alle domande elaborate dal mio socio Alex di Martino sceneggiatore e produttore con me del film (Graziano Uliani, Leo Alberto Moschetta e Alessandro Paci sono gli altri coproduttori) , abbiamo deciso di chiarire e rendere il plot non solo più comprensibile possibile, ma anche scegliendo le parti più “umane” ed emozionanti di ogni personaggio. Diciamo che il fil rouge, per avere una narrazione in cui abbiamo avvertito subito una empatia, è stato quello di scegliere l’umanità come elemento principale e non solo l’estetica che ha comunque un ruolo di rilievo.
– Musica e anima: secondo lei, questa forma d’arte è quindi la più consona per scoprire gli aspetti emotivi più profondi di noi stessi?
-Forse la musica è il mezzo più diretto e veloce per avere un’emozione, in questo senso. Puoi ascoltarla ovunque. Un film, un quadro, una foto richiedono maggior impegno per scoprire il messaggio finale e dare una personale interpretazione, articolando le sensazioni . Ovviamente anche la musica non è tutta ugualmente “elevata” qualitativamente. La grande differenza e’ che in quel momento, un cantante e’ protagonista in tutti i sensi di se stesso, mentre un regista, un pittore, uno scrittore o un fotografo “mostrano” un risultato di una elaborazione creativa e intellettuale.
– A quale tipo di pubblico pensa sia rivolto A Soul Journey?
-Credo a tutti, ma ovviamente, essendo comunque oggi un genere di “nicchia”, e’ rivolto soprattutto agli appassionati ed ai fans prima di tutto. La mia ambizione è cercare di “ispirare” le persone che conoscono poco o per niente questo mondo, affinché possano apprezzarne il valore che c’è dietro. Win Wenders ha reso benissimo questo concetto nel film “Buena Vista Social Club”. Lui e’ stato un altro importantissimo punto di riferimento per realizzare questo film.
– Ci parli del suo rapporto di collaborazione con Graziano Uliani, ideatore e realizzatore del Porretta Soul Festival, che si è rivelato entusiasta di questo importante prodotto che mescola sapientemente cinema e musica, ma soprattutto unione ed umanità.
Senza Graziano non avrei potuto realizzare A Soul Journey in questo modo. Graziano ha una conoscenza molto approfondita e, allo stesso momento, umanamente è una persona con cui non ci si stanca mai di confrontarsi. Soprattutto, a me piace ascoltarlo perché ho imparato tutto da lui circa il Soul.
L’evento si colloca nella diciassettesima edizione del Festival del Cinema di Porretta ed, oltre al regista che incontrerà il pubblico per rispondere a qualsiasi curiosità, la serata vedrà protagonisti anche lo stesso Graziano Uliani e Rick Hutton in veste di presentatore della serata e già storico conduttore della manifestazione storica del Rufus Thomas Park.
Un film divertente, commovente ed emozionante, insito nelle voci e nell’energia dei principali interpreti della musica Soul mondiale, che hanno contribuito a costruire la leggenda di un genere intramontabile.
Foto da internet