Testo e foto di Fabrizio Carollo

 

 

L’arte fa ancora discutere.

Com’è giusto che sia, mi sento di dire personalmente.

L’arte, di qualsiasi genere si parli e qualunque tematica affronti, deve far discutere, alimentando riflessioni, commenti e opinioni, nel bene e nel male e da tali discussioni è possibile, spesso e volentieri, ottenere spunti ancora più grandi, in modo da cambiare il proprio punto di vista e accrescere il bagaglio culturale personale, perseguendo il sempre importante obiettivo di crescere assieme pur prendendo strade diverse ed aumentare quel senso di comunità e memoria (come in questo caso) che mai come in questo momento, ha bisogno di venire nutrito.

In sintesi, questo è certamente uno degli aspetti più importanti dell’arte, lo scopo che essa deve servire o almeno uno dei tanti e uno dei più importanti, oltre ovviamente al giusto e soddisfacente compiacimento dell’autore stesso e del pubblico che ammira sia le opere in lavorazione che quelle ultimate.

Da circa un mese, gli straordinari affreschi dell’associazione Pennelli Ribelli hanno adornato il paese di Marzabotto, in quello che è un sentito e potente omaggio al Comandante Lupo ed alle sue gesta eroiche durante il secondo conflitto mondiale, nel cuore dell’Appennino Emiliano.

Un simbolo di lotta e resistenza, che i dipinti degli artisti di Pennelli Ribelli hanno creato sulle pareti di palazzi della cittadina simbolo della follia nazista, rappresentando lupi combattivi ed altre figure ugualmente imponenti e intense.

Opere di ragionata, a mio avviso, street art che tuttavia non hanno incontrato il parere positivo di tutti gli abitanti.

 

C’è infatti chi dice che i dipinti siano effettivamente troppo impattanti ed a tratti inquietanti, come l’esempio del lupo sanguinante rappresentato sulla parete dell’edificio di fronte al municipio.

Alcuni commenti costruttivi e opinioni sempre fatte nel rispetto del pensiero e del lavoro altrui, ma altre fatte solamente per gettare fango contro l’arte, sfruttando un senso di ignoranza, figlio di una mente ristretta, che non dovrebbe appartenere certo al ventunesimo secolo.

Ciò che infatti non deve mai scaturire dall’arte è la creazione di polemiche sterili, fini a sé stesse, anche se quasi sempre, non sono le opere ad influenzare in tal senso la mente delle persone, ma sono appunto i pregiudizi stessi a far nascere opinioni irrispettose, date soltanto dalla voglia di criticare a prescindere, senza neanche guardare con attenzione il risultato finale e soprattutto il messaggio che si intende dare, completamente all’opposto delle opinioni ragionate, che possono anche esprimere un giudizio negativo, ma che sono frutto di un pensiero comunque democratico e mai offensivo.

Le opere di Pennelli Ribelli,  a mio avviso, colpiscono gli occhi e l’animo di chi osservano e si fermano il tempo necessario ad un attento esame.

Pur non essendo un critico d’arte, ma un semplice estimatore della stessa in ogni sua rappresentazione e pur ritenendo effettivamente alcuni murales di grande impatto emotivo e forse effettivamente dotate di alcune sfumature di inquietudine che potrebbero e ripeto potrebbero turbare gli animi più sensibili, lungi da me il pensiero che abbiano rovinato Marzabotto, come qualcuno ha erroneamente affermato.

Lungi da me anche pensare che alcuni murales possano distrarre dalla guida e provocare incidenti lungo la statale Porrettana (sì, è stato detto anche questo).

Sostanzialmente, credo che il lavoro degli autori di Pennelli Ribelli sia proprio volto a colpire e lasciare il segno, per un messaggio storico e potente che va mantenuto nel tempo e che non debba essere totalmente “family friendly”, poiché si perderebbe il senso stesso della sua creazione.

Dai colori caldi utilizzati, ai contorni marcati, fino a soffermarsi sulle espressioni dei mammiferi selvatici rappresentati, i dipinti che svettano sulle pareti delle abitazioni scelte dagli artisti, emanano un forte senso di forza e memoria ed il sangue non va dimenticato che fu purtroppo parte indelebile di quel periodo.

Sangue ed estremo sacrificio. Un senso di patriottismo e libertà che comunque traspare dalle opere realizzate e contribuisce nel messaggio di eredità e identità che il comune di Marzabotto, assieme a molti altri dell’Appennino, intende portare avanti con intelligenza e consapevolezza, trovando nella pittura e nelle arti figurative, lo strumento più valido per valorizzare il territorio e anche, perché no, per creare discussioni e polemiche che, si badi bene, devono però partire da un solido elemento costruttivo e sfociare in altrettante considerazioni che, anche se discordanti, non possono e non devono gettare fango in quello che è accaduto nella nostra storia e non deve mai essere dimenticato, pertanto i miei complimenti non possono che andare agli autori di un’associazione che persegue nel proprio, non facile, percorso creativo e che merita in ogni caso rispetto da parte di tutti, per quanto non si sia d’accordo sulla bellezza del risultato finale.

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2 Commenti

  1. Condivido quanto scritto da Fabrizio Carollo. L’arte deve far meditare, far discutere, anche provocare, svegliare le menti addormentate in una abitudinaria visione del mondo. Se poi i murales distraggono dalla guida lungo la SS 64 Porrettana, sono a chiedere agli estensori di tale opinione :”Siete proprio sicuri che la SS 64 Porrettana nel tratto Sasso Marconi-Carbona sia una Strada Statale e non un letto di fiume male asfaltato ?”

    • Grazie mille per la sua opinione, Ettore! Sono, a mia volta, completamente d’accordo con quanto ha scritto, anche con l’ultima considerazione circa la distrazione che provocherebbero tali opere per la guida corretta degli automobilisti. Le auguro una buona giornata e ancora mille grazie!
      Fabrizio Carollo

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