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“Il Rivolo Rosso dell’anima” proiettato a Marzabotto

 

Foto di Fabrizio Carollo

Si è appena concluso il settantaquattresimo anniversario del tremendo eccidio di Marzabotto, perpetrato dalla follia nazista ai danni della popolazione locale, durante quei tragici giorni di fine settembre e inizio ottobre.

Il fine settimana trascorso è stato ricco di eventi, sempre finalizzati a mantenere viva la memoria e tramandarla alle nuove generazioni, per non dimenticare mai e promuovere un eterno messaggio di pace proteso al futuro.

In questi due giorni, anche il regista toscano Stefano Ballini, ormai cittadino marzabottese nel cuore, ha dato il suo prezioso contributo, proiettando in anteprima assoluta il suo quarto film, dal titolo “Il rivolo rosso dell’anima”, presso la Casa della Cultura e della Memoria.

Una pellicola altrettanto intensa come le precedenti e forse ancora più matura e ricca di spunti di estrema riflessione, dove le testimonianze di vari campi di battaglia si trasformano in un unico coro contro la violenza e il raggiungimento di un grande ideale di armonia e serenità. Una prima visione che ha riscosso il successo previsto e meritato, grazie anche al prezioso contributo del Coro Farthan di Marzabotto, che ha collaborato alla colonna sonora della pellicola ed ha ricevuto l’encomio di Coro Ambasciatore di Pace dal Primo Cittadino Romano Franchi.

Nella foto(da sn): Romano Franchi, sindaco di Marzabotto, Elide Melchioni del Coro Farthan, e il regista Stefano Ballini

Con la consueta disponibilità, Ballini ha incontrato Reno News per raccontare la nascita delle idee che hanno condotto alla realizzazione di questa nuova, importante, produzione audiovisiva:

 

Siamo giunti alla realizzazione del suo quarto film/documentario. Ci spiega il perché ed il significato di questo titolo così coinvolgente.

Il significato è il viaggio, attraverso il film, nei bassifondi dell’anima di chi ha vissuto la guerra, da vittima nella prima parte del film e da militare nella seconda parte.

 

Ancora una volta, importanti testimonianze di chi ha vissuto la guerra o più di un conflitto. Testimonianze raccontate con straziante lucidità e grande spirito interiore. Quali sono le caratteristiche che accomunano tutte queste esperienze, sebbene i campi di battaglia siano diversi?

E’ il fulcro del film, che parte con la testimonianza di Sami Modiano, ebreo deportato a Auschwitz e autore di una testimonianza incredibile. Quasi tutta la sala a Marzabotto era in lacrime o commossa.

Anche Tosca Lepori sopravvissuta alla Strage del Padule di Fucecchio ha colpito profondamente, poi Ferruccio Laffi di Marzabotto e Dario Del Sordo, partigiano empolese che entrò a Bologna insieme agli alleati fra i primi in occasione della Liberazione. Poi il film si trasferisce in Vietnam grazie alla storia del Veterano Carlo Ilio Mannocci, lucchese americanizzato. Da qui il film prende un’altra piega e il secondo tempo vede le testimonianze di George Haught, Fra i pochi rimasti vivi nella battaglia di Hue, Harry VanRiper che perse un braccio in un’imboscata, Ed Blank che parla dell’addestramento dei Marines e Benjamin R Wright, pilota di aerei in Vietnam e nella Guerra del Golfo.

La guerra vista da due situazioni completamente diverse, due “mondi” diversi messi insieme. La cosa che accomuna tutti coloro che sono traumatizzati dalla guerra è che alla fine, al centro di tutto, c’è la sofferenza dell’uomo e l’uomo ha sempre una comune caratteristica… il colore del sangue.

Stefano Ballini – Foto di Chiara Iaia

In questo documentario è nata una importante collaborazione con il Coro Farthan, che ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di Coro di Pace. Com’è stato lavorare con loro?

Le ho conosciute grazie al primo loro fan e loro Primo Cittadino, ovvero il Sindaco di Marzabotto Romano Franchi, amico con cui collaboro nel campo della memoria da tanto tempo. Fu lui a dirmi di ascoltarli, così chiesi un CD e rimasi subito colpito da un paio di brani, uno di questi, “Lamento con Organum”.

L’ho inserito nel film e sta ottenendo grandi consensi. Il premio a loro conferito è meritatissimo e poi sono veramente forti!

 

Ormai, dopo il grande successo di quest’ultima opera, può dire di essere un regista navigato o c’è ancora tanto da imparare?

Per me è un meraviglioso hobby che mi da tante soddisfazioni, soprattutto dal punto di vista umano. Non mi considero un regista né affermato e nemmeno da affermare, ma soltanto un grande appassionato che fa quello che gli piace indistintamente da quello che fanno gli altri.

Foto di Fabrizio Carollo

In tutti questi anni, si sentirebbe di dire che il suo grande impegno sociale e l’abilità di raccontare la storia e la verità con il cinema, ha potuto toccare anche gli animi delle giovani generazioni, forse più distratte da ciò che è la memoria?

Ma guarda, i ragazzi spesso restano disorientati perché non hanno la più pallida idea di ciò che gli si racconta; manca un passaggio fondamentale nelle scuole, dove non si da importanza alla storia recente, soprattutto quella del secolo scorso.

Per me è molto difficile entrarci; ci vorrebbe un sostegno maggiore delle amministrazioni locali e più sensibilità da parte degli insegnanti. Due passaggi secondo me fondamentali.

Una caratteristica che mi piace di questo film è che stimola, incuriosisce, fa pensare molto. L’altra sera a Marzabotto me lo hanno detto in tanti: questa è una cosa che mi piace perché aiuta la discussione e il confronto e tutto questo alla fine è conoscenza, cioè la cosa che più manca. Non vedo l’ora di iniziare il tour e proiettarlo in più occasioni possibili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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