Paola Gazzolo
Durante un convegno a Marzabotto organizzato dall’Ente Parchi dell’Emilia Orientale si è discusso del ruolo che i parchi e le aree protette possono avere per il rilancio del turismo dell’Appennino bolognese Secondo uno studio presentato per ogni euro speso in conservazione e valorizzazione della natura se ne ricavano 8 di fatturato turistico
L’Appennino bolognese ospita 3 dei 5 parchi della Città metropolitana di Bologna ed i tempi sono maturi perché queste aree entrino a far parte pienamente dell’offerta presentata dalla Destinazione Turistica. Si è discusso di questo e di altro nel convegno organizzato a Marzabotto dall’Ente Parchi durante la mattinata del 4 maggio: un tema su cui tutti i relatori sono stati concordi è stato quello che occorre superare la dicotomia tra tutela del territorio e sviluppo economico: le due esigenze possono convivere, anzi la tutela della biodiversità è un elemento chiave da valorizzare nella costruzione dei prodotti turistici.
L’assessore al turismo dell’Emilia-Romagna Andrea Corsini ha spiegato che “se una volta i parchi potevano essere considerati un valore aggiunto dell’offerta turistica, oggi ne rappresentano un elemento strutturale. C’è un interesse crescente nei confronti di un turismo lento, verde, ecologico, di un turismo estivo e sportivo, sia in Italia che all’estero, e l’Appennino è sulla strada giusta per valorizzarlo. In questo modo si si favorisce la coesione sociale e si contrasta lo spopolamento della montagna. La Destinazione Turistica può essere l’occasione per fare il salto di qualità”.
Andrea Corsini
Durante il suo intervento la collega Paola Gazzolo, assessore alla protezione civile, ha sottolineato i meriti di una Regione che da un lato per il quarto anno consecutivo rappresenta la locomotiva della crescita italiana, dall’altra “è da sempre all’avanguardia per i temi della sostenibilità ambientale. Abbiamo previsto di aumentare le risorse per i parchi regionali e individuato 4,4 milioni per nuovi investimenti. Siamo tra i pochi ad aver sottoscritto una legge sull’economia circolare e soprattutto prevediamo in dieci anni di investire circa un miliardo di euro per la difesa del territorio, ricco ma fragile. Abbiamo infatti monitorato oltre 80 mila frane sui nostri monti, di cui 30 mila attive, e abbiamo decine di chilometri di erosione costiera. In tre anni abbiamo investito circa 347 milioni di quel miliardo previsto”.
Durante il convegno sono stati presentati i risultati di una indagine commissionato dall’Ente Parchi e realizzata dalla società “Eco & Eco”: le aree protette dell’Unione dei comuni dell’Appennino bolognese (il Corno alle Scale, il Contrafforte Pliocenico con Pianoro e Sasso Marconi, Monte Sole, Suviana e Brasimone) e quelle di Monteveglio e dei Gessi Bolognesi ospitano complessivamente 256 aziende agricole, 27 agriturismi, 6 fattorie didattiche. Ogni anno quasi 18 mila studenti le visitano (soprattutto Monte Sole, per il suo valore storico, che conta 6300 visite l’anno). Dopo anni difficili di calo dei visitatori, la tendenza è stata invertita: i dati del 2016 parlano di 2.984.965 presenze turistiche e 320.711 escursionisti: a tale movimento gli autori dalle ricerca, attribuiscono un fatturato stimato pari a 15.065.975 € al netto del contributo del Comune di Bologna. Si tratta della cosiddetta “visitor economy”: la natura tutelata diventa cioè attrattore di flusso turistico. Sempre secondo questi dati, considerando che il bilancio dell’Ente Parchi nel 2016 era di circa due milioni di euro, si può dedurre che per ogni euro speso in conservazione e valorizzazione della natura corrispondono 8 € di fatturato turistico.
Non è un caso se allora la Destinazione Turistica della Città metropolitana di Bologna, rappresentata durante il convegno dalla direttrice Giovanna Trombetti, e Bologna Welcome, per cui ha parlato il direttore Patrik Romano, dal 2015, anno in cui si è formato il Tavolo per il Turismo in Appennino, hanno cominciato a progettare nuovi prodotti turistici per l’Appennino, lavorando sull’autenticità e sul rapporto stretto con i territori e gli amministratori. Uno degli obiettivi di Bologna è proprio quello di trasferire parte del flusso turistico che oggi si concentra sul centro storico su tutto il territorio metropolitano. Tenendo bene a mente che in questi casi occorre fare delle scelte: non tutto è turistico. Si sono individuati per esempio alcuni dei numerosi sentieri da valorizzare e per i quali garantire la manutenzione e la fruizione, con l’obiettivo di replicare il successo di Bologna, dove si sono trasformati i passeggeri in turisti, lavorando su contenuti, accoglienza e prodotti. A tal proposito è stata annunciata l’intenzione di far nascere per il 2019 un punto di accoglienza turistica nel centro storico di Bologna, completamente dedicato all’offerta turistica dei parchi e dell’Appennino. Senza contare progetti già in via di definizione come la pista ciclabile Eurovelo 7, il centro di documentazione per la Linea Gotica a Vergato e l’ampliamento della Casa della Cultura di Marzabotto che, come ricordato dal sindaco di Marzabotto Romano Franchi, diventerà una vera e propria porta d’accesso al turismo in Appennino, con un infopoint dedicato a tutti i visitatori e gli uffici dell’Ente Parchi. Sindaco di Marzabotto che, in qualità di presidente dell’Unione, si è anche domandato come mai tra le funzioni associate che la Regione finanzia e promuove non ci sia quella della cultura e del turismo, sulla quale l’Unione dei comuni dell’Appennino ha investito da subito.
Da non trascurare infine le esperienze vincenti da cui prendere spunto: Giampiero Samurri, presidente nazionale FederParchi, ha infatti ricordato quanto prezioso sia il ruolo delle guide. Possono aiutare a godere di spettacoli non ripetibili, come la vista di un animale, a preservare e controllare il territorio, ad arricchire l’esperienza dei turisti che dimostrano di gradire. E non sono un costo, perché l’esperienza delle isole toscane dimostra come i turisti per una visita guidata paghino volentieri il costo del biglietto.
Certo che i Parchi sono una sorgente economica di primaria importanza . In un caso userei il verbo al condizionale “sarebbe” e mi riferisco al Parco del Corno alle Scale . Tre anni or sono vi furono le proteste di turisti inglesi che si lamentarono delle pessime condizioni nelle quali erano tenuti i sentieri, le zone panoramiche di quota, i celebri “Belvederi” trasformati in fatiscenti boscaglie dalle dissennate piantumazioni di abeti canadesi ( noto albero locale ma del Québec ) aventi una densità esagerata con il risultato di trasformare il tutto in una agonizzante parodia di pali telegrafici di cui molti caduti . I Belvederi sono, anzi, erano praterie in quota da millenni, in una decina di anni sono state devastate, non sarebbe il caso di ripristinarle abbattendo quelle improponibili palificazioni di abeti canadesi ? La Dea dell’ecologia vi ringrazierebbe, ed anche i turisti stranieri ed italici .