Nel Belvedere non vi è un fornaio, è un dato di fatto. Un amico, residente nel territorio, mi ha confidato:”Ho deciso, seguendo la logica degli impianti delle seggiovie del Corno, di imbarcarmi personalmente a fare il fornaio.”
Come ho accennato in altre occasioni è doveroso che questa iniziativa imprenditoriale segua la logica seggioviaria tipica del luogo. Quindi ? Lo Stato gli deve fornire : immobile, macchinario ed il suo mantenimento; alla Regione spettano energia, farina, lievito, arredamento ed un sostanzioso contributo finanziario per il suo lavoro. A questo punto nascerà un nuovo imprenditore, il vero FORNAIO.
Si potrà dire che gli impianti di risalita hanno un costo elevato che una comunità difficilmente può farsi carico e, quindi le spese vanno addossate ai contribuenti e gli utili, dovuti al lavoro, riversati su chi ci opera. Ma allora, scusate, siamo nell’equivoco di una azienda pubblica, se chi lavora agli impianti venisse retribuito come impiegato dello Stato che differenza farebbe ? Anche le spese per impiantare un forno sono rilevanti, non capisco perché una seggiovia sì ed un forno no. Si badi che l’indotto di un forno sul territorio potrebbe essere parecchio più rilevante di una seggiovia. Un forno lavora 365 giorni l’anno, i suoi prodotti possono essere venduti in molti luoghi anche fuori del Comune, può dare lavoro ad agricoltori del luogo acquistando il grano di loro produzione, può rimettere in funzione un mulino per la macinatura a pietra dando occupazione ad un novello mugnaio. Gli scarti della macinatura possono essere conferiti ad allevamenti di polli da impiantare in loco. Se il fornaio è uno con inventiva può produrre pane, dolci, pizze, grissini, focacce ed altro ad libitum creando un centro alimentare di riferimento ed altro ancora. Dulcis in fundo, un forno non deturpa la montagna. Non sarà mica che la seggiovia stimoli determinati appetiti finanziari ?