Ultimamente mi sono letto e riletto rapporti, commenti, critiche ed indicazioni che spaziano nel tempo di un decennio sulle condizioni economiche, sul turismo e sulle infrastrutture dell’Alto Appennino Bolognese, praticamente del Comune di Lizzano in Belvedere. Se certe manifestazioni critiche possono essere discutibili, dinnanzi a studi che ti spiattellano numeri, percentuali e statistiche è meglio studiarli, farne tesoro e crearsi un retroterra culturale in grado di porre le basi per una rinascita socio-economica del Corno. Già una lunga osservazione datata 2013 aveva evidenziato carenze e lacune che, non solo non sono state eliminate, ma che nel tempo sono peggiorate. Lo stesso Masterplan, pur se focalizzato sul turismo invernale, ad una attenta lettura, aveva evidenziato varie manchevolezze nella gestione di detto comparto. Recentemente sono uscite varie osservazioni sulla nostra zona fatte dal Cast, il Centro di Studi Turistici dell’Università di Bologna, in collaborazione con il Cai Emilia-Romagna. Lì vi sono quelle cifre che evidenziano le ragioni della crisi del comprensorio del Corno alle Scale.
Parto dalla spesa media giornaliera a seconda dei comparti interessati. Un visitatore invernale, di regola sciatore, apporta € 43 il giorno . Meno della metà delle stazioni dolomitiche o alpine. Il turista estivo apporta € 22 il giorno . Di regola quest’ultimo è nelle seconde case. In Trentino detta cifra si aggira su € 100 giornalieri. Chi fa trekking o escursionismo apporta € 13 il giorno, meno della metà delle zone dove insistono percorsi di escursioni plurigiornaliere. Se però andiamo a estrapolare attentamente i dati, dovremmo accorgersi che agli € 43 dello sciatore, andrebbero tolte le spese per l’abbonamento agli impianti e per l’eventuale noleggio delle attrezzature. La conseguenza è che il danaro che può essere riversato nelle strutture di accoglienza e ristoro si riducono a ben poco. A questo punto dobbiamo fare una osservazione economica e storica. Quella economica è che si sommano il turismo estivo con quello escursionistico arriviamo a € 35, non molto lontano dagli € 43 del comparto invernale.
Se però osserviamo detti dati sotto l’aspetto storico scopriamo una vistosa incongruenza. Mentre il comparto sciatorio ha avuto per oltre un cinquantennio massicce iniezioni di danaro, direi milioni di € , gli altri due comparti, estivo e escursionismo, hanno ricevuto poche briciole se non quasi nulla. Ne consegue che si facesse un conto profitto e perdite fra investimenti e rese, quello sciatorio non brillerebbe di certo per essere un comparto redditizio. Molto danaro investito con utili modestissimi. A questo punto, cosa si pensa di fare ? Dipendere dalla mano pubblica e/o di qualche industriale extra moenia con ulteriori investimenti milionari nello sci, lasciando le infrastrutture del comprensorio nelle condizioni che si trovano ora e, quindi, di pochissima attrattiva e, conseguentemente, di scarsa ricaduta economica o riformulare l’intera struttura turistica cercando di potenziare tutti i comparti che la zona può offrire ?
Capisco che sia difficile uscire da una cultura ultra cinquantennale legata al solo sci, ma d’altronde questo è uno sforzo che bisogna fare se si vuole uscire da queste secche economiche che hanno portato il Comune di Lizzano in Belvedere ad essere quello con minor reddito dell’intera Città Metropolitana di Bologna. Ovvio che il comparto sciistico vada mantenuto, è una delle offerte del comprensorio, ma non può più essere l’ UNICA offerta. La società negli ultimi 35 è cambiata notevolmente, la Crisi Climatica fa sentire i suoi effetti, le richieste del mondo turistico sono oltremodo diversificate.
Oggi vi sono persone che fanno turismo, anche nei fine settimana, per vedere monumenti, musei, zone di interesse ambientale e geologico, luoghi di culto e chiese ed altro ancora. Se non si attraggono questi flussi turistici adeguando l’offerta ai loro interessi, vuol dire chiudere bottega definitivamente.
Qui mi rivolgo all’Amministrazione di Lizzano in Belvedere affinché promuova un incontro allargato a tutti coloro che sono apportatori di idee e programmi da affiancare allo sci. Chi ha queste idee e programmi li può mettere nero su bianco, proporli all’organizzazione del Convegno cui starà l’obbligo di coordinare gli interventi.
Sarà compito dell’apparato amministrativo pianificare i successivi interventi sul territorio anche e, specialmente, sotto l’aspetto economico e della tempistica.