Il Santuario di Madonna dell’Acero

 

Testo e foto di Enrico Pasini

 

E poi è Autunno.

Quella stagione che sembra morte, ma che è vita!

Passi lenti verso Il Santuario che fa compagnia al vecchio e stanco Acero, lì dove apparse la madonnina a giovani pastorelli stupiti.

Il fiume a valle parla, urla, grida nel suo vivere in perenne movimento.

Il bosco respira, abitato da piccoli funghetti e grandi lattari, con le foglie bagnate dalla pioggia della notte e piccoli ranocchi che saltellano da un sasso all’altro, con l’odore del muschio che profuma l’aria.

All’improvviso la meraviglia si apre agli occhi e alla mente.

Solo il rumore dell’acqua, dolce ma impetuosa, nel suo scorrere perenne dall’alto verso il basso, dal cielo verso il mare.

Le nuvole attardate, rimaste imprigionate nella selva, giocano tra gli alberi e accarezzano umide i visi stanchi ma estasiati di arditi pellegrini.

Il sole si nasconde e riappare all’improvviso, caldo quando bacia, gelido quando sparisce.

Un ristoro veloce all’ombra della croce, una polenta vestita dai porcini sulle rive del Cavone, la discesa all’ombra dei faggi e all’Acero un nuovo ristoro al profumo di cervo e torta ai mirtilli.

I pomeriggi ormai corti di inizio autunno fanno sembrare tutto un sogno, ma non è un sogno, è semplicemente un giro a piedi al Corno

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