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BOLOGNA – GAGGIO MONTANO: La BCC dell’Alto Reno si fonde con BCC Felsinea

Nella foto i due presidenti:  il dott. Paolo Angiolini ( a sn) ed il dott. Bruno Bartolomei

Si attende il via libera dell’Assemblea dei soci a fine maggio

La BCC dell’Alto Reno si appresta a fondersi con BCC Felsinea. L’operazione sarà effettiva dal prossimo 1° ottobre 2018, una volta ottenuta l’approvazione delle rispettive assemblee che si terranno a fine maggio.

I contatti tra le due Banche, appartenenti al costituendo Gruppo che fa capo a Cassa Centrale di Trento, erano iniziati la scorsa estate. Il gruppo trentino riunisce attualmente 100 istituti di credito, che hanno lo stesso sistema informativo e gli stessi prodotti offerti alla clientela.

L’operazione, analizzata e proposta ai soci dal Consiglio di Amministrazione, nasce alla luce dell’evoluzione del sistema bancario italiano, nell’intento di ottenere un’entità bancaria meglio organizzata e dalle dimensioni operative più consone all’andamento dei mercati.

Questa iniziativa renderà la BCC più grande, solida ed efficiente al fine di garantire, anche per il futuro, autonomia gestionale e rafforzamento competitivo sul proprio territorio di competenza.

L’obiettivo primario del progetto è il raggiungimento di significative economie di scala, in un territorio diversificato, al fine di salvaguardare e sviluppare ulteriormente il servizio svolto dal Credito Cooperativo.

Un adeguato livello dimensionale potrà garantire un aumento di efficienza operativa e maggiore solidità patrimoniale, mantenendo intatta la relazione diretta con il territorio anche a fini mutualistici, che da sempre rappresenta un punto di forza della BCC.

Il progetto aggregativo presentato a Banca d’Italia è volto a difendere i rispettivi territori e l’autonomia degli stessi con particolare riguardo alla tutela dei soci, dei clienti, del tessuto imprenditoriale ed agli interventi a sostegno delle Associazioni di Volontariato e Culturali che le due Banche hanno costantemente aiutato.

BCC Felsinea continuerà a perseguire il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche di Soci, Clienti, Famiglie ed Aziende, mantenendo intatto il concetto di Banca Cooperativa, eredità comune di entrambe le Banche, promuovendo lo sviluppo della cooperazione, l’educazione al risparmio e la crescita responsabile e sostenibile del territorio nel quale opera, che sarà più ampio e proprio per questo più ricco di possibilità.

BCC Felsinea è nata lo scorso anno dall’unione tra la BCC di Castenaso (BO) e la BCC di Monterenzio (BO); dopo l’aggregazione sarà attiva nei territori di queste due banche, che comprendono i comuni di montagna e di pianura della parte orientale di Bologna, ai quali si uniranno i territori storici dell’Alto Reno e del Frignano.

Gli sportelli aperti al pubblico in circolarità saranno 22, mentre i comuni di operatività saranno 54, nelle provincie di Bologna, Modena e Pistoia, dislocati in un vasto territorio che comprenderà la valle dell’Idice, l’alta valle del Reno e il Frignano in provincia di Modena. I soci supereranno quota 10 mila e i dipendenti saranno inizialmente 170. Il patrimonio sarà di 100 milioni di euro con una raccolta di 1,2 miliardi ed un livello di impieghi pari a 700 milioni. Il coefficiente Tier 1, ovvero l’indicatore della solidità patrimoniale, sarà del 18%.

Ora il progetto, dopo aver ottenuto l’autorizzazione da parte di Banca d’Italia, sarà sottoposto alle rispettive Assemblee dei soci. L’autorizzazione da parte dell’Organo di Vigilanza è arrivata lo scorso 20 aprile con un provvedimento di autorizzazione all’operazione in cui ha espresso i seguenti giudizi:

Secondo quanto precisato nel piano industriale, l’iniziativa persegue obiettivi di crescita dimensionale e di rafforzamento competitivo, in relazione anche alla complementarietà territoriale delle due banche, oltre che di consolidamento patrimoniale. Al riguardo, tenuto conto degli esiti dell’analisi istruttoria svolta, si autorizza, ai sensi dell’art. 57, 1° comma, del D. Lgs.385/93, l’operazione di fusione in oggetto. Inoltre, si accerta, ai sensi dell’art. 56, 1° comma, del D. Lgs. 385/93, che le modifiche statutarie prospettate per la banca incorporante non contrastano con il principio di sana e prudente gestione.”

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