“Oggi Abruzzo, e basterebbe la regione, BlockHouse e basta il punto.”
Così avevo finito ieri, e chiedo scusa, BlockHaus, alla tedesca, loro a dare il nome a quella rocciosa montagna, ma nonostante l’errore avevo ragione.
Abruzzo, regione d’Italia tra le più lunghe, Abruzzo, un minuscolo angolo di pianeta terra dove la pianura è stata abolita nella preistoria, solo salite, discese e poi ancora salite.
Qui l’Appennino si erge verso il cielo nel suo massimo sforzo, qui l’Appennino assomiglia alle Alpi, per altezze, per freddo e basta.
L’Appennino è l’Appennino e l’Abruzzo ne è la capitale. Le salite lunghe e dolci confondono le idee a chi pensa a discese simili. Non vi sono discese facili in Appennino. Se ne accorge Natnael Tesfatsion che in fuga con il solito indomito azzurro, Diego Rosa, attacca la discesa troppo di petto e si salva trovando un sentiero di antichi pastori arrosticciari, ribaltandosi in sicurezza nel verde sottobosco.
Non era giornata da fuga, si sapeva, 5000 metri di dislivello in Appennino possono essere dominati solo dai più forti, solo dai Generali. Quali Generali?
L’Etna aveva parlato, l’Abruzzo urla, il BlockHaus sentenzia.
Dumolin a pochi chilometri dall’inizio dell’ultima decisiva salita scende verso le ammiraglie, si riempie di borracce, le rifornisce ai compagni e saluta i gradi massimi di Generale.
Simon Yates per l’ennesima volta ha una giornata no, cade il giorno prima, non dorme la notte, il ginocchio si gonfia, un punto nero lo infastidisce, vede un’Ape avvicinarsi e si prende paura, fa Caldo, e magari dopo piove, insomma si stacca, prende 11 minuti e 11 secondi e dice addio ai sogni di vittoria e forse anche al Giro d’Italia.
Landa cade, rompe la bici, rompe la tacchetta, cambia la scarpe, gli cade la catena, sfiora un fulmine, sfiora un burrone, sfiora un tifone, sfiora la fortuna, tocca la sfortuna, la prende e la butta via. Va avanti comunque e come va avanti, con la divisa rovinata, con Porte che domina e Carapaz che fa finta di non soffrire l’andatura del compagno. Landa gli rimane incollato, sorprendente, lucido, scrolla via di spalle la negatività e dice che lui questo Giro lo vuole tanto che la volata per la vittoria neanche la considera, si risparmia e si tiene lontano da altre sfighe.
L’Abruzzo che doveva dichiarare chi era il Generale del Giro si ritrova con 13 uomini in 90 secondi. L’Abruzzo che sale, scende e poi sale e sale ancora ritrova un ragazzo che nessuno considerava per la vittoria finale ma che è già salito sul podio nel 2020 e quasi la Rosa la vinceva.
Jai è un gran corridore, lo aveva fatto già vedere nei dilettanti, lo aveva già fatto vedere nel 2020. Il 2021 è stato solo un anno vuoto, di transizione, ma Jai oggi ha fatto vedere a tutti quello che può fare. Vince sul BlockHaus, vince di potenza con una volata lunghissima e perfetta, vince di testa lasciando sfogare Landa, Carapaz e in meraviglioso Bardet, lasciando inseguire il bel portoghese Almeida, altra meravigliosa creatura nata dal Giro d’Italia, e andandosi a prendere la tappa regina dell’Appennino nella terra che lo ospitato e cresciuto quanto ancora era ragazzino.
In classifica generale cambia tutto tranne una cosa. La Maglia Rosa, Juan Pedro Lopez la tiene stretta con tutta la forza che ha e forse anche con quella che non ha. Trova energie sommerse che gli consentono di ripartire domani ancora davanti a tutti. Arriva al traguardo esultando come se avesse vinto, dopo aver provato a stare dietro i più forti, essere caduto in un fossetto, essersi rialzato e aver fatto gli ultimi chilometri insieme a Lorenzo Fortunato, bravissimo il nostro Bolognese, chiedendo anche scusa ad un collega per aver perso la pazienza in una fase concitata della corsa ma lontano dal traguardo.
Ora Lopez ha 12 secondi su Joao Almeida, quanto si assomigliano questi due ragazzi, 14 su Bardet, 15 su Carapaz, il vero sconfitto di giornata, sembrava potesse distruggere il Giro invece una volta ritrovatosi solo, dopo il monumentale lavoro di Porte, l’Ecuadoregno non è riuscito a fare la differenza sperata, e 20 sul vincitore del BlockHaus, Jai Hindley.
Per l’Italia tutto di vecchio, un vecchio che luccica e risplende nelle alte montagne abruzzesi, con Pozzovivo, 40 anni e Nibali, 38, diventati anche loro Generali, il Lucano ottavo a 54 secondi da Lopez, il Siciliano un pochino più lontano, tredicesimo a tre minuti. Splendidi entrambi sono esempio di quanto longeva e salutare può essere la bicicletta. Un esempio che in pochi, quasi nessuno, riesce a seguire. Solo Fortunato si salva perdendo meno di due minuti, Ciccone nella sua salita, nella sua terra, invece naufraga ancora una volta, declassato anche in questo giro dai gradi di Generale.
Teniamoci stretti gli anziani, ancora per poco, poi avremo un grande punto interrogativo per le corse a tappe, e forse purtroppo non solo per quelle.
Il discorso sui giovani sarebbe molto lungo da affrontare, per il momento tralasciamolo, godiamoci il giorno di riposo, da domani si ricomincia a pedalare, un po’ di Pianura e qualche tappa relativamente tranquilla, prima dell’ultima infernale settimana sulle Alpi.
Immagini RAI