Calcio: A Bologna si accende il derby dell’Appennino Tosco-Emiliano

Il pranzo della domenica mette a tavola la storica rivalità tra le due tifoserie dei club guidati da due proprietari stranieri: Saputo e Commisso. Lotta a distanza per la zona Uefa.

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foto bwin

 

A Bologna ritorna la contesa più sentita tra le due tifoserie, il derby dell’Appennino Tosco-Emiliano, il numero 139 e se guardiamo indietro nel tempo i Viola sono davanti ai rossoblù per numero di vittorie, 54 contro 38, 46 i pareggi. Astio da vendere per questa stracittadina (il culmine raggiunto per quella maledetta molotov gettata contro il treno dei supporters rossoblù, il 18 giugno del 1989, che ha segnato l’esistenza di un ragazzino appena quattordicenne, Ivan Dall’Olio), attutita negli anni per una fisiologica consapevolezza che non si può esser tifosi senza avvelenarsi la vita. Le ferite rimangono, Ivan ne è testimone, e bisogna correre oltre per godersi un raro momento di calcio di vertice. Infatti, Bologna e Fiorentina oggi godono di una posizione di classifica privilegiata, proprio come ai vecchi tempi.

Negli anni 60 e 70 le due squadre viaggiavano con alti e bassi nell’élite del grande calcio e in questo campionato è tornato quel profumo di successo svanito chissà dove. Bologna e Fiorentina corrono verso l’Uefa (ma guai ad affermarlo) e sono entrambe in mano a magnati italiani che hanno fatto fortuna oltre Oceano. Joey Saputo contro Rocco Benito Giorgio Commisso, Canada contro Stati Uniti, Montelepre contro Marina di Gioiosa Ionica. Il calcio scorre nelle vene dei rispettivi presidenti: sangue rigorosamente italico. Il primo, figlio del palermitano Lino, nato a Montreal e titolare del club calcistico locale; il secondo nativo di Marina di Gioiosa Ionica: a 12 anni emigra con mamma e sorelle in Pennsylvania, per raggiungere papà Giuseppe. Negli Stati Uniti Commisso ha costruito un impero, la Mediacom, colosso dei sistemi di comunicazione via cavo, e più recentemente si è tolto il capriccio di acquisire lo storico club di New York, il Cosmos calcio.

Il “Dall’Ara” vedrà due squadre in salute e sicuramente i tifosi, sugli spalti, avranno pensato a chissà quale benvenuto. Superato il tetto delle 16 mila presenze, tra abbonati e tagliandi venduti e chissà quale sarà la corsa nelle prossime ore.

L’euforia sotto le Due Torri per quanto i rossoblù esprimono è alle stelle, perché si sa – se – la depressione da tifo si deposita nel cassetto, proprio lì, dove si coltivano i sogni. In cinque partite quattro successi e un rammarico, la sconfitta in casa con il Venezia: un tiro in porta e i tre punti svaniscono. Sconfitta dolorosa ma recuperata con il colpaccio sulla Roma. Non solo, perché i rossoblù guidati da Sinisa Mihajlovic si scoprono più equilibrati e cinici. Nelle ultime cinque uscite hanno subito solo 2 reti, 7 quelle realizzate e la curiosità viaggia a mille per scoprire quali altre soddisfazioni può ancora regalare questa giovane e talentuosa squadra, presa per mano da alcuni senatori che fanno la differenza come pochi. C’è modo e modo di essere Senatori e i vari Medel, De Silvestri, Soriano e Arnautovic sanno come si fa.

 

Sinisa Mihajlovic – foto fantacalcio

Il mister del Bologna attenua gli entusiasmi e come non dargli ragione. Sognare è lecito, ma prendere sberle fa male e quindi grida all’equilibrio e bandisce l’euforia. Canta Albano che la felicità è tenersi per mano e andare lontano e questi bravi ragazzi lo fanno con grande generosità, al netto degli errori, più o meno di gioventù. Buona la classifica – tuona l’allenatore – ma è corta e se sbagli due partite ti trovi a debito d’ossigeno. Non fa una piega. Poi il miele per la Fiorentina e per il serbo Drusan Vlahovic, capocannoniere del campionato con 12 reti e 2 assist, in 15 incontri. Ai rossoblù ha già bollato 2 volte: brividino. La Fiorentina ha pregi e difetti e gioca più alta e con ritmi più intensi rispetto al Bologna. In parte è vero, ma poi leggi le statistiche e il possesso palla recita la media di circa 28’ per i Viola e poco più di 26’ per i rossoblù. I Viola stazionano nella metà campo avversaria in media 11’, il Bologna 12’. Quisquilie e in tutti i casi ogni partita iscrive una propria storia.

 

La Fiorentina di Vincenzo Italiano (con lo Spezia ha detto la sua, anche contro il Bologna), si schiera con il 4-4-3: 8 vittorie all’attivo, 7 sconfitte, alcun pareggio (e qui si apre un orizzonte visto che i Viola a Bologna sono abbonati al pareggio – 28 volte in 69 sfide -), 24 reti realizzate e 20 subite. Il fattore reti rossoblù è più o meno invertito: 21 realizzate e 24 subite. Fuori casa i Viola hanno vinto in tre occasioni, rispettivamente a Bergamo e Udine e con il Genoa. Il miglior periodo è riconducibile al filotto da tre nato tra la seconda e quarta giornata: vittoria interna con Torino 2-1 e vittorie esterne 1-2 con Atalanta e Genoa. Il resto è frutto di alti e bassi, ottime vittorie ma anche pessime sconfitte, con Venezia ed Empoli, analoghe a quelle subite dal Bologna.

 

Le formazioni. In casa Bologna sappiamo del forfait di Arnautovic (tuttavia si sono escluse lesioni al muscolo) e chissà se Mihajlovic azzarderà lo schieramento con Santander o opterà per il falso nueve Sansone. Più in generale difficilmente sarà fatta rotazione poiché quadra che vince non si cambia. Si cambia se si intravede una necessità, vedasi allenamenti settimanali. Probabile il ritorno dal primo minuto di De Silvestri, rientrato nella parte finale del match contro la Roma. Recuperato Bonifazi, ma non Mbaye. Assenti i lungodegenti Schouten e Kingsley, che servirebbero come il pane per fare rifiatare le due stelle Dominguez e Svanberg. Occhio al cartellino: in casa felsinei sono diffidati Dominguez, Medel e Hickey: meglio averli anche con il Torino, domenica prossima alle ore 12.30.

In casa Viola recuperano Dragowski (ma dovrebbe giocare Terracciano) e l’ex Pulgar e in questo secondo caso l’allenatore dei toscani medita se rilanciarlo, ma il centrocampista cileno si trova a fare i conti con il ‘rivale’ Torreira, che si è ben distinto – per tecnica e tattica – al fianco di Duncan e Bonaventura.

 

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