È arrivata la fuga.
La tappa più lunga, 231 km, diventa la più veloce, 44 km/h di media.
E allora commento corto e altrettanto veloce.
Se ho fatto bene i conti 10 fughe arrivate su 18 arrivi, di cui una cronometro. Non conosco la statistica specifica ma se non è un record poco ci manca.
Ventidue uomini la compongono senza non poca fatica a formarla, tra loro Simon Pellaud, ma senza Umberto Marengo ed è questa forse la notizia più importante di giornata.
La seconda è che vince Alberto Bettiol, un nostro talento, il ragazzo della porta accanto che corre in bici e vince, un Fiandre e ora una tappa al Giro nel suo curriculum.
Cercata, voluta, presa, lo ha detto lui e lo dico anche io. Quando prende il buon Cavagna sull’ultima salita e gli scatta in faccia, pietrificando le gambe del francese, è un puro spettacolo che fa salire in bici e mette voglia di pedalare.
Fa show anche all’arrivo, chiama il pubblico, chiede l’applauso e alza le braccia al cielo. Cercata, Voluta, Presa e Goduta.
I Generali riposano, se ci si può riposare in 231 km ai 44 allora. Le colline dell’OltrePò Pavese sono troppo dolci per sferrare un’attacco efficace alla Maglia rosa e oggi si ricomincia a salire. Tre salite, tolto giustamente il Mottarone, a metà tappa si sale sull’Alpe Agogna, poi sul passo della Colma, ed infine si arriva sull’Alpe di Mera, quasi 10 km al 9 per cento. Praticamente un Giau.
Bernal gongola, crede in un’alleanza con Caruso e dice di voler amministrare il vantaggio.
Tattica e pretattica mentre Simon rimane zitto, sornione, pronto a braccare il roditore in crisi. Se mai ci andrà.