CICLISMO – Giro d’Italia: Bernal si aggiudica la 9a tappa e la maglia rosa

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Tappa spettacolare, veramente, e poteva essere storica.

L’Abruzzo è meraviglioso e il disegno della tappa lo ha esaltato ai massimi livelli, i corridori lo hanno rispettato e hanno corso con cattiveria già dal km zero.

Poteva essere storica, da una parte peccato non lo sia stata, dall’altra meglio così.

Prima salita parte la fuga, pochi secondi ma in mezzo c’è il nostro Damiano Caruso, dopo il ritiro del suo capitano Mikel Landa nuovo Generale della Bahrain Victorious.

Mancano più di 100 km al traguardo, non esiste pianura in Abruzzo, tante salitelle, una lunga e la finale con gli ultimi 1600 metri sterrati.

Un attacco di altri tempi interrotto da una caduta paurosa.

Matej Mohoric in discesa nel gruppo è in seconda posizione, a metà di una curva lunga il posteriore comincia a derapare. Matej controlla la bici che però si intraversa e si dirige verso l’interno della curva.

La bici si dirige verso il cordolo interno e Matej nel cercare di controllarla la  imbizzarrisce come un cavallo lunatico che non ne vuole più sapere del suo cavaliere.

Mohoric vola via, fa una capriola di 360 gradi e cade di testa, di viso, il collo piegato attenua il colpo al cranio mentre il corpo rimbalza verso l’esterno della curva. La forcella anteriore si spezza in due, Matej si siede contro il guardrail poi si alza. Arriva l’ammiraglia che gli porge già la seconda bici. Matej l’afferra e la guarda. Riflette, la lascia al Ds Pellizzotti e si sdraia a terra, gambe in aria contro il guardrail.

Saggio, umano ma campione, non perde mai conoscenza, ai sanitari in ambulanza detta il numero della fidanzata a cui telefona per tranquillizzarla.

Lo spavento rallenta il gruppo e parte della fuga, si riparte quasi da zero, ma con lo stesso spirito.

Parte della fuga va via, tra questi Bouchard e Bouwmans che saranno ricordati per questa fuga ma anche per il modo in cui Egan Bernal li riprende negli ultimi 500 metri involandosi verso una vittoria che neanche lui aveva capito di aver conquistato.

Egan va forte la sua squadra adì più, prende lo sterrato con una violenza barbarica e divora i muri di ghiaia al 14 per cento grazie ad un Moscon gigantesco. Vlasov prova a spezzare il ritmo con uno scatto, ma Bernal dopo averlo seguito accelera e lo lascia sul posto.

L’accelerazione è impressionante, Vlasov può solo guardare mentre il nostro abruzzese Ciccone gli va dietro. Ma Bernal accelera di nuovo, Ciccone prende 5 metri in una pedalata, ed Egan se va. È un miraggio per tutti, mentre lui non si accorge neanche che sta sorpassando la fuga.

Egan da tutto fin dopo il traguardo, non alza le braccia, stringe i denti e comincia a piangere solo una volta fermo quando gli dicono che ha vinto ed è maglia rosa.

Lui che ha già vinto un Tour de France, mai però ha vinto una tappa in un grande Giro. Piange e fa piangere anche noi.

Bernal appare il più in forma, in questo momento lo è, ha sicuramente la squadra più forte e la sicurezza con cui attacca, senza nessuna paura, lascia capire quanto ci tenga a vincere.

Ma i numeri non mentono mai, e anche se nel ciclismo sono spesso niente, alla fine il meraviglioso Egan è padrone del Giro ma non è certo seduto sul trono per diventare Re.

Alla vigilia dell’undicesima tappa Bernal è maglia Rosa con 15 secondi di vantaggio sul bambino prodigio Remco Evenerpoel e 21 su Vlasov, mentre il nostro Abruzzese Giulio Ciccone, splendido secondo a Campo Felice, è a soli 36 secondi, terzo.

Poca roba, pochissima vista la terza settimana che aspetta i Girini e senza considerare chi dietro non è poi così lontano dai sogni di gloria.

La vecchia maglia rosa Attila Valter è quinto a meno di 50 secondi da Bernal, con il nostro Caruso in settima posizione.

Attila ha difeso la Rosa fino allo stremo e a fine tappa prima di salutarla l’ha baciata convinto. Forse non quest’anno, ma sono sicuro che quel bacio è solo un arrivederci.

Tra i Generali ben visti dai bookmaker ad inizio Giro Simon Yates è a 55 secondi da Bernal, mentre il mio prediletto Jai Hindley anche a Campo Felice perde troppo e nella generale è a quattro minuti e ventisette. In questo momento tantissimo, ma visto quel che ha fatto l’anno scorso non è detto che riprovi l’impresa, anche se ad onor del vero non sembra per niente quello del 2020.

I primi 20 Generali sono separati da poco più di due minuti, per Egan servirà molto di più per vincere.

Tra questi primi 20 segnalo di nuovo il  fantastico Moscon, ritornato grande, anzi diventato grande, e soprattutto lo Squalo che era il mio sogno di oggi. Perde una trentina di secondi da Bernal, perde ogni volta qualcosina, ma non certo nei suoi terreni. I suoi terreni si avvicinano, oggi si scende da L’Aquila verso Foligno, poi il giorno di riposo e si entra nella seconda settimana con la tappa che più spaventa, lo sterrato di Montalcino. Non certo quello di Campo SanFelice.

Il Giro d’Italia inizia mercoledì!

 

Immagini RAI

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