Adrian Banks
Il 10 maggio 2009 la Fortitudo Bologna (GMAC all’epoca) guidata da Cesare Pancotto retrocedeva in LegaDue al termine di una stagione molto complicata, culminata dalla sconfitta, non senza polemiche per il canestro annullato a Scales, contro Teramo. Un epilogo reso ancor più tragico dal successivo fallimento economico che portò la storica squadra di Bologna a ripartire perfino dai dilettanti.
A distanza di 12 anni da quella profonda ferita rimasta ancora oggi impressa nei cuori biancoblu, anche la stagione regolare 2020/2021 terminerà il 10 maggio contro Trieste, a salvezza ottenuta al fotofinish. Una stagione davvero difficile, per certi versi assurda, quella vissuta dalla Fortitudo che, nonostante un roster costruito inizialmente per una posizione sicura ai playoff, ha visto raggiungere la salvezza alla penultima partita disponibile. Un risultato che ha generato non poca indignazione tra i tifosi, visto l’importante ritorno in Serie A della stagione precedente, chiusa anticipatamente con l’ottavo posto a causa della Pandemia da Coronavirus.
“Meo” Sacchetti
Una squadra che ha subìto continui mutamenti durante l’anno, soprattutto in panchina: prima l’arrivo di coach Meo Sacchetti al posto dell’artefice della cavalcata fortitudina in A2 e in A1, Antimo Martino, e poi il suo successivo esonero dopo tre mesi altamente deludenti con l’arrivo di Luca Dalmonte. Un discorso analogo si può poi ricondurre ai giocatori, con una prima rivoluzione estiva grazie a nomi importanti come Banks, Happ, Toté e Whiters; dopo i pessimi risultati maturati in campionato e in Basketball Champions League e una forte confusione societaria, a fine ottobre è arrivata la seconda: altri nuovi investimenti come Cusin, Saunders, Hunt e Baldasso.
Tommaso Baldasso
Nel mezzo tante cessioni, svincoli e rescissioni, ma soprattutto una formazione mai al completo, mai iscritta per intero a referto e mai costante nei risultati. Una squadra fin troppo altalenante e discontinua per puntare in alto, nonostante i diversi cambi in corso d’opera. Tanto fumo e tanti investimenti, ma pochi risultati e una classifica sempre più pesante, anche con Dalmonte in panchina, capace comunque di risollevare una rosa abbattuta sia psicologicamente che fisicamente.
Luca Dalmonte
La Fortitudo Bologna è passata in pochi mesi dall’obiettivo playoff alla speranza di rimanere in Serie A dopo il lungo Purgatorio degli scorsi anni nelle serie inferiori, iniziato proprio 12 anni fa. Tra mille difficoltà e decisioni discutibili, la salvezza è comunque arrivata e questa volta il mondo Fortitudo non vivrà un altro tragico 10 maggio. Ora però sarà necessario fare una profonda valutazione sulla stagione, analizzando attentamente cosa non è funzionato e, nel caso, dove intervenire per evitare un altro campionato disastroso. Una riflessione introspettiva da effettuare su larga scala, non limitata ai soli giocatori e staff.
Roberto Giusti