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CURVA ANDREA COSTA: E’ un Bologna che… tira avanti
A volte capita. Capita anche di dover fare parti antipatiche, a fin di bene. Capita se davvero vuoi bene a qualcuno, se tieni a un’idea, se hai cuore. Ecco perché, se il Bologna che ci sta nel cuore fosse una persona, gli chiederei. Ehi, Bologna, come stai? Come va? Cosa sta succedendo? Certo, non dobbiamo essere preoccupati o allarmati. Ma la vita in rossoblù, ai tempi difficili del Covid, sembra essersi trasformata in un “tiriamo avanti”.
Non è certamente d’accordo Mihajlovic, a cui va bene tutto, che vede partite talvolta diverse dalle nostre. I silenzi di Sabatini, applicati alle espressioni del Guru, dicono forse più di tante parole… anche se – ammettiamo – queste ultime sono congetture.
L’analisi della gara contro il Napoli, che – è vero – ci è superiore, è disarmante. Per Sinisa è stato un match “equilibrato”. Dal campo, si direbbe, si vede una partita differente. Cosa sta succedendo al nostro Bologna? Sembra davvero abbia poca “fame”: non ha perso un’ingenuità che perdura nel tempo, e che è quasi unica. L’obiezione porta a dire: siamo giovani, dobbiamo crescere. E’ vero, siamo tra le squadre più giovani della serie A, ma è trascorso del tempo da quando la formazione che ci viene presentata ha cominciato a giocare nel campionato italiano. Non vedo margine di crescita – per esempio – nella “fase di non possesso”, che probabilmente il nostro staff trascura. E che al contrario va organizzato.
Insomma, se il Bologna fosse una persona a cui tengo gli chiederei: cosa ti sta capitando? Perché, presi uno alla volta i giocatori che compongono la squadra, non ci sono, di recente, crescite individuali. Salvo qualche eccezione. Col Napoli, nessun segno “più” neppure tra i trascinatori. Il solo a mettere un segno di crescita rispetto alle precedenti apparizioni è stato, a nostro avviso, Vignato. Ci sarebbe Danilo, ma si passa dall’erroraccio sul gol… Gli altri sembrano comodamente seduti sugli allori precedenti. Tutti incapaci di liberarsi dai vincoli creati ad hoc dalla squadra di Gattuso. Persino i trascinatori abituali come Palacio o Soriano.
Non parliamo di Orsolini, indifendibile eppure premiato dalla maglia azzurra. Bisognerebbe chiedere a Mancini che spiegasse al ragazzino marchigiano, peraltro persona squisita, che la maglia della Nazionale non è un bene acquisito, una poltrona su cui sedere ed essere certi di non perderla.
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Ma per tornare alla storia della partita, tutti (tranne Mihajlovic) abbiamo assistito a una prova di impotenza. Abbiamo assistito a una lunga serie di duelli individuali da cui nessuno giocatore con la maglia del nostro cuore è uscito vincente. Nessuno. Qualcuno ha straperso il duello individuale, e non c’è stato da parte della panchina un solo accorgimento. Si è lasciato che tutto andasse per la sua china, aspettando Godot, forse. Denswil terzino adattato, ha subito Lozano in modo sconcertante, e non è scattato da fuori nessun meccanismo di difesa dell’organismo. Fino alle estreme conseguenze.
A volte le cose andrebbero cambiate: nel calcio, se fai sempre le stesse cose, alla fine gli altri prendono le contromisure. Irrigidirsi non serve a nulla, a maggior ragione quando si hanno poche carte da giocare, occorrerebbe un pizzico di improvvisazione, qualche colpo di genio. Cose non viste.
Esempi? Tomyatsu esterno su Lozano e Denswil a fianco di Danilo? Non ci ha pensato il buon Sinisa? Cambiare di fascia i due esterni, di tanto in tanto, per muovere uno scacchiere dominato dal color biancazzurro?
Non a caso, un cambio, un azzardo (giunto a babbo morto o quasi) ha lievemente ravvivato il moribondo (ci riferiamo al “rischio” Vignato, escludendo l’imbarazzante Denswil). Invece niente…
Partita equilibrata, è stato pontificato.
Auguriamoci, per il nostro bene, di vivere pomeriggi chiaramente sbilanciati a nostro favore: almeno per pareggiare.