CICLISMO – GIRO D’ITALIA: Joseph Cerny vince di forza la 19a “non-tappa”

Dimezzato il percorso della tappa su richiesta di una delegazione dei corridori. Tutti in pullman fino a Como dove è stata data una ripartenza

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L’arrivo di Cerny – foto gir

 

Protesto.

Contro chi Protesta.

Protesto contro chi protesta e offende il suo lavoro.

Protesto chi offende il suo lavoro e la passione di svariati migliaia di italiani.

Protesto contro chi offende il suo lavoro, il lavoro di molti altri colleghi e la passione di svariati milioni di esseri umani innamorati di questo pazzesco sport.

Protesto contro chi questo sport lo ha offeso.

Dopo aver visto Charlie Gaul vincere sul Bondone il Giro d’Italia del 1956 sotto la neve, aver visto nel 1988 la tempesta di neve investire il Gavia, e i Girini passare in ogni modo pur di arrivare al traguardo, aver visto Pantani vincere scattando sotto il temporale gelido del Galiber nel 1998, aver visto nel 1980 la neve ricoprire la Liegi-Bastogne-Liegi e uno strepitoso Hinault vincere ghiacciato e aver visto il mondiale 2019 sotto l’acqua gelida dello Yorkshire con il gruppo fare acquaplaning tra le valli inglesi, dopo tutto questo, abbiamo visto in questo anno pandemico, dopo una primavera non pagata a molti ciclisti, il gruppo del Giro d’Italia non partire per la terzultima tappa e farsela accorciare perché troppo lunga e perché pioveva ed era freddo, con temperature tra i 12 e i 14 gradi.

 

E’ in atto la protesta

 

Uno schifo.

Uno schifo vero di cui non si conoscono le responsabilità.

Nessuno sa chi ha cominciato, nessuno sa chi ha deciso l’annullamento della tappa.

Mauro Vegni è indiavolato. Ha saputo tutto mezz’ora prima del via. Alla Partenza solo due squadre, che, a detta loro, non sapevano niente.

I premi non saranno distribuiti, e Vegni dopo la conclusione a Milano chiama vendetta.

La maglia Rosa si dice dispiaciuta, ma contenta di non aver preso freddo, ci credo, oggi la perderà, ma se ieri faceva  250 km, oggi usciva anche dai primi 10.

I direttori sportivi fanno mea culpa, non ci hanno capito niente e non capiscono la decisione del gruppo.

Nessuno la capisce, nessuno è riuscito a fermare questo schifo.

Dicono abbia fatto tutto l’Uci ma dall’Uci non ci sono riscontri.

Dalla Vuelta e dalle altre corse in giro per il mondo lo sdegno è totale.

Molto dicono che è stata gestita male.

Secondo me invece è stata gestita benissimo.

Comunicare alla direzione di corsa che il gruppo non partiva e voleva fare 100 km in pullman mezz’ora prima della partenza non è gestire male, è andare dritto al risultato sperato.

 

Processo alla tappa – foto raiplay

 

Chi è stato?

Diverse tappe vallonate a questo Giro sono state prese ad andature cicloturistiche dal gruppo, con fughe che arrivavano con un quarto d’ora di vantaggio sul gruppo.

Al Tour era successa la stessa cosa. Tappe che in altri anni avrebbero reso difficile la vita ai big in classifica e a diversi nel gruppo.

Ieri dovevano essere 250 km sotto un po’ di pioggia, dopo una tappa durissima e stupenda e prima di una tappa che doveva essere terribile ma che sarà solo cattiva.

Cosa vogliono i corridori? Cosa non va bene nel loro lavoro?

Kelderman ripete più volte a Vegni che oggi ci sarà spettacolo.

I Corridori non sono attori, non sono esibizionisti o circensi, lo spettacolo non sono obbligati a darlo, l’unica attrice di una gara in bici è la strada, i corridori devono correre, devono dare il meglio che possono produrre, nel modo in cui lo possono fare.

Questo è quello che gli si chiede, almeno è quello che gli chiediamo noi tifosi, noi ciclo amatori, noi che prima di uscire in bici lavoriamo e spesso, pur di uscire a pedalare, usciamo sotto la pioggia, al freddo o anche sotto la neve.

Lavoratori come me, Enrico Pasini che dalla prima tappa esce dal lavoro si guarda la tappa e scrive le emozioni che le ha dato descrivendole.

Gente come me che da Fine febbraio lavora a stretto contatto con i suoi colleghi, 8/9 ore, con la mascherina, andando a lavorare in bicicletta durante il lockdown anche con temperature polari, partecipando a Gf con sole a 40° gradi, pioggia, fulmini e la neve su Manghen e Rolle alla Sportful, ricordandola come la più bella esperienza fatta in bicicletta.

La scelta di oggi è incomprensibile e manca di rispetto oltre a noi tifosi e lavoratori, che di sofferenze in questo 2020 ne hanno patite parecchie, anche a tutta la storia del Giro e del Ciclismo in generale.

Questa scelta è vergognosa, ogni singolo corridore del Giro d’autunno Pandemico 2020 si deve solo vergognare.

Io da ciclista mi vergogno per voi!

 

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