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Quella col Sassuolo, squarciamo ogni velo, è stata una grande partita. Un braccio di ferro sui binari dell’alta qualità. Nessun compromesso, ventidue sul campo per vincere. Dai blocchi si è rialzato meglio il Bologna, aveva ancora in mente le tossine della sconfitta patita durante il lockdown. Partita chiave, nell’equilibrio tra formazioni che si rispettano, perchè – evidentemente – quella vittoria ha dato maggiore consapevolezza ai neroverdi, anche in una sfida un po’ diversa dal solito, come può essere un derby. L’impronta di De Zerbi – forse – si fissa bene nei suoi proprio in quei giorni. Poco prima di quella sfida al Dall’Ara, nella primavera scorsa, il tecnico sassolese si era lamentato: “Vorrei vedere nei miei la fame di vincere, fin dal primo minuto e per tutta la partita”. Qualcosa che in effetti mancava, nell’atteggiamento di Berardi & C. Qualcosa che si cominciò a vedere, in modo costante, proprio nei giorni di quella vittoria.
La differenza, quindi, toccava farla al Bologna. E per un’ora, i rossoblù l’hanno fatta. A volte un pizzico di qualcosa di nuovo e apparentemente impercettibile, è sufficiente per cambiare il peso specifico di una partita. Quel quid in più lo stava facendo Lorenzo De Silvestri, che alla retroguardia felsinea ha portato una tranquillità in passato mancata. Al 62’ De Silvestri scivola e si fa male. Il Bologna rimane a guardare. La facilità con cui, proprio su quella fascia, Djuricic entri in area e firmi il 3 a 2 è sconcertante.
Fosse stato basket, Mihajlovic avrebbe chiamato time out. Nel calcio non si può.
E qui subentra un altro ragionamento, fatto a posteriori. Mihajlovic, come il collega De Zerbi – che arriva a esaltare (a partita vinta però… ndr.) Locatelli che esce dalla sua area portando palla e perdendola per il gol di Orsolini – pretende sempre una squadra propositiva e sfacciata. Talvolta, a nostro sindacabile giudizio, un “piano B”, tatticamente parlando, potrebbe essere utile. A maggior ragione se, subita la rimonta incredibile in meno di un quarto d’ora, il tecnico rossoblù vede bene di rinunciare a Palacio e Soriano, ovvero ai comandanti della nave. Inserendo Sansone (disturbato dal cambio delle gerarchie) e soprattutto Santander (per armare il quale la squadra non sembra attrezzata: Sinisa voleva una punta centrale differente) anche il Bologna offensivo si è di fatto dissolto.
Traendo le somme: perdere da un Sassuolo in crescita esponenziale, club che non nasconde sogni europei, ci può stare. Però se il tecnico si impunta, la piazza sembra convinta che – in certe situazioni di partita – la possibilità di utilizzare un “piano B”, come nel football americano le difese prevent per preservare un successo, non farebbe schifo.
Il tecnico segue le sue rigide idee. Eppure farebbe piacere vedere un Dominguez “vice Soriano”, inserito cioè dietro le punte, così come gioca in Nazionale (subentrato nelle qualificazioni mondiali, i questi giorni, a Ocampos e De Paul che certo non sono mediani); eppure farebbe piacere, avanti di due gol, una disposizione tattica e una scelta di sostituzioni che consentisse alla squadra di schermarsi con maggiore attenzione, per poter agire in contropiede.
Opinioni del tutto personali, caro Sinisa. Ma almeno attendibili, visto che il Bologna dispone di elementi di grande duttilità tecnico tattica, non solo di elementi monouso come il buon Ropero.
Perdere così, chiudiamo il cerchio, fa davvero male. Però, a pensarci bene, e alla quarta di serie A, potrebbe pure servire. A tutti. Anche al mister.