Diego Ulissi – foto ilsussidiario.net
Tappa veloce ma non è detto che sia per velocisti.
Così avevo scritto ieri e così è stato.
Due salite, salitelle, dure, a 30 km dall’arrivo dopo 150 km di dritta pianura, costeggiando l’Adriatico e addentrandosi nelle valli del Po nella veneta Padana.
I Colli Euganei, un pezzo di Terra che voleva essere diversa dalla sua vicina e che all’improvviso si è innalzata verso il cielo, facendosi notare dalle Alpi agli Appennini Tosco Emiliani, piccoli seni sodi e turgidi di bellissime donne che in una piazza affollata fanno girare tutti gli uomini presenti.
È guerra appena questa terra si alza e i velocisti fanno in fretta a sparire senza più possibilità di ritorno, è guerra e a farla è la UAE di Diego Ulissi, con un immenso Brandon McNulty e la Deceuninck della Maglia Rosa di Joao Almeida.
Questo ragazzino svetta con la sua sicurezza in gruppo e prova a vincere la tappa partecipando alla volata che forse si poteva risparmiare, visto quello che domani lo aspetta, ma che ci riporta indietro di qualche decennio, quando vincere in maglia rosa era un onore a cui era difficile rinunciare.
Joao non vince, perché davanti a lui c’è un ex ragazzino di cui avevo già tessuto le lodi ad Agrigento. Diego Ulissi era un predestinato che ha vinto troppo poco rispetto a quello che poteva, ma appena appoggiati i piedi a terra, dopo aver alzato le braccia al cielo Diego fa vedere otto dita, quattro e quattro, otto, come le vittorie al Giro d’Italia, non poche e preziose, conquistate e volute, come questa di Monselice tra gli Ulivi e i vigneti Padovani.
Oggi si rimane in Veneto, si attraversano i vigneti del Prosecco in una cronometro che dirà tantissimo su chi potrà vincere questo Giro d’Italia. Una cronometro lunga che finirà di parlare solo domenica sera, finita la tappa con l’arrivo in salita di Piancavallo. Perché oggi non si potrà dare tutto, ma quasi, e la bravura sarà nel capire quanto è grande, o quanto è sottile, quel quasi.