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Ci sono momenti nella vita in cui ci accorgiamo della nostra buona stella e, anzi, ci ritroviamo un cielo di buone stelle e una mano santa che dai piani alti ci tira fuori dai guai. Moto GP d’Austria, curva 3, quarto giro. Johann Zarco e Franco Morbidelli, coinvolti in un terrificante incidente, si trovano nella ghiaia dopo un volo a più di 300 km/h. Le loro moto continuano a viaggiare per inerzia alla stessa spaventosa velocità. Ci sono gli altri piloti in pista. Ci sono Valentino e Viñales, in pista. Una moto passa tra di loro, sfiora il casco del numero 46 e si schianta sul fondo. La telecronaca è in subbuglio, la bandiera rossa sventola e, nel terrore generale, la gara viene fermata. Il grande Vale, un campione italiano e un idolo della mia infanzia e di quella di moltissimi altri bambini: da piccola giocavo col modellino della sua moto e lo guardavo sempre in tv accanto a babbo, che è stato suo fan fin dagli inizi di carriera. Valentino ha rischiato di morire. È un pilota di Moto GP, c’è un rischio intrinseco in quello che fa, eppure ha rischiato di morire molto più di altre volte: perché non si poteva fare niente, non sarebbe stato possibile alcun tentativo di schivare il veicolo; un paio di centimetri in più e lo avrebbe preso in pieno, scaraventandolo contro la paratia e uccidendolo.
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È in quei momenti che tutti si parano gli occhi e pregano in ciò che credono; lì è intervenuto il Destino e lo ha strappato a un incidente ben più grave del primo: “Ci sarebbe da accendere una candela in chiesa!” si direbbe dalle mie parti. In questo caso penserei più a un cero pasquale, dopo un miracolo di questa portata. Zarco, il pilota ritenuto responsabile di tutto l’accaduto, è stato chiamato pazzo e assassino: hanno chiesto di punirlo per il suo comportamento ed è immediatamente partito un acceso botta e risposta. La polemica è effimera, quel che è certo è che si dovrà cercare una soluzione per fare in modo che questi avvenimenti non si ripetano.
La morte ha dato un bacio a stampo a Valentino, gli ha accarezzato la fronte dicendo “non oggi, caro Vale” : se si fosse trattato di un gatto, quella sarebbe stata sicuramente una delle sue sette vite.