BASKET – Progresso Bologna (A2 F): la squadra detta condizioni al presidente

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Giancarlo Giroldi – Foto Fabio Pozzati

Un fatto anomalo, e forse unico, si è registrato nel basket femminile bolognese (A2): l’allenatore licenziato dal presidente rimane al suo posto per la ferma decisione delle giocatrici di non accettare il cambio in panchina.

Al centro di questo fatto, che ha avuto un certo rilievo sui media bolognesi, c’è il noto giornalista Gianfranco Civolani. Certamente non nuovo nei suoi circa 45 anni di presidenza (40 nella Libertas e questi ultimi nel Progresso) a ruotare il coach, basti pensare a quanti sono passati sulle sue panchine, ne ricordo solo alcuni: Michelini..Coraducci..Mariani..Zucchini..Neri..Baraldi…Andreoli…Politi…Piccolo, quest’ultimo chiamato ad un ritorno dovendo sostituire il “ringraziato” Giancarlo Giroldi, ma è la prima volta che non è riuscito a imporre la sua volontà.

Il “caso” si era aperto dopo la sconfitta interna di sole due lunghezze col Civitanova nell’ultima partita casalinga, al termine della quale il “Civ” ha dimostrato amarezza, giustificabile a caldo, e decisione al punto tale di licenziare il coach. L’ha immediatamente comunicato alla capitana incaricandola di informare le compagne che avrebbe lasciato libera di andare via chi non avesse accettato questa scelta, scelta, a suo dire, condivisa dalla vicepresidente Valeria Vacchetti e dallo sponsor. Di fronte a questo diktat, le giocatrici  si sono riunite e hanno risposto in modo altrettanto fermo “Non accettiamo. Vogliamo Giroldi o andiamo via tutte.”

A questo punto è stato Civolani costretto a riunirsi con il suo staff e dopo l’imprevisto conciliabolo è dovuto tornare sui suoi passi. Convinto, ha detto, dalla sua vice. Certamente saranno state valutate le conseguenze immediate e future sul piano sportivo e pecuniario. Subito l’ammutinamento, il Civ in mattinata ha dichiarato ai media bolognesi, che hanno seguito da vicino tutta la vicenda: ”Si è creato un muro di fango fra me e la squadra. A giugno tutte licenziate.”

Questo decisionismo non sorprende chi conosce Civolani che ha sempre considerato la “sua” squadra una cosa tutta e solo “sua”. Un possesso giustificato, a suo dire, dal fatto che per 40 anni ha messo sia nella Libertas che nel Progresso molti soldi personali (ricordiamo l’anno che fece l’A1 senza nomi sulla maglia) aiutato solo in parte da sponsor trovati da lui. Giustificazione non sempre sufficiente per perdonargli decisioni  che, anche in passato, non hanno tenuto conto del lato umano.

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