Quaranta iscritti, ventotto arrivati.
di Enrico Pasini
Possono sembrare piccoli numeri ma in realtà la prima Via del Reno è stata un vero successo. Considerate che alla prima Nove Colli, decana delle Granfondo oggi con 12 mila partenti, nel 1971 partirono in diciassette!
La Via del Reno non ambisce ai numeri delle granfondo moderne e neanche li cerca, la Via del Reno è un modo nuovo di fare ciclismo, di girare in bicicletta, di conoscere la terra su cui si pedala, di respirarla e di pedalarla.
Chi con la Gravel, chi con la Mtb, chi con la E-Bike, alle otto del mattino di sabato 15 il via dato dal colpo di pistola, un palloncino fatto esplodere da un ago, il saluto al mare e la lenta risalita verso la Toscana.
Ognuno con il suo passo e la sua pedalata, ognuno con la curiosità di ammirare ciò che attraversa.
Non vi era un tempo massimo per percorrere quei 212 chilometri lungo il fiume di Bologna, che nasce in provincia di Pistoia e sfocia tra Ravenna e Ferrara. La possibilità anche di farli in due giorni, dividendo il percorso in due, prima la pianura e poi la Domenica la parte appenninica.
Hanno fatto così Monica e Marcello, ultimi ad arrivare Domenica sera alla sorgente del Reno a Prunetta.
Dal suo profilo Fb, il post di Marcello trasuda emozione e mette voglia di salire in bicicletta e iniziare a pedalare.
“Arrivati alla sorgente del Reno!
Ultimi, stanchi ma felici…poi trovare due birre in fresco è stato il massimo! Marco Venezia sei un mito assoluto!
Un bellissimo percorso, con calma metterò le foto e qualche parola, nel frattempo un enorme grazie a Paolo Malini e Marco per aver reso possibile questa avventura!
D’ora in poi guarderò il fiume che mi passa dietro casa con altri occhi…”
Hanno pedalato con tutta calma nella sperduta campagna padana verso Bologna, ammirando case abbandonate e vecchie chiese diroccate. Riposati, son ripartiti la Domenica mattina scoprendo un Appennino nuovo, verde, sereno, vivo ma nel contempo poco trafficato.
Il sabato, in una sola tirata, l’impresa l’avevano fatta i due consiglieri Comunali di AltoRenoTerme Tiberio Rabboni e Alberto Zolli.
Rabboni esperto cicloamotore, Zolli alla sua prima vera impresa ciclistica.
Anche dai loro profili Fb trapela soddisfazione, felicità a amore per la loro terra.
Ed è occasione per Alberto, vestito ancora con maglia e pantaloncini aderenti, anche per entrare in un discorso turistico e politico, lui che oltre che consigliere comunale è anche Commerciante in quel di Porretta.
“Il giorno successivo all’arrivo, sento il bisogno di ringraziare tutti quelli che mi hanno permesso di partecipare a questa “impresa” e di completarla con successo:
Gli ideatori dell’evento, Paolo Malini e lo staff di Cicli Malini di Casalecchio, che ha concepito ed organizzato questo percorso, impegnativo e a tappe fisse di controllo, ma con una valenza cicloturistica, quasi familiare, di fatto ideando un nuovo format per cicloamatori e ciclisti più seri, che permette di assaporare il territorio e di percorrerlo a seconda delle proprie possibilità, una formula che per la nostra area potrebbe avere sviluppi interessanti…a patto che amministratori e privati ci credano, perché al momento non siamo né attrezzati né strutturati, e che tutti capiamo che in chiave turistica non possono esistere confini comunali e che la sinergia è fondamentale…”
Ma Alberto nel suo lungo post oltre che pensare allo sviluppo del suo territorio ricorda il viaggio pedalato che ha compiuto.
“ Ringrazio Il benzinaio nei pressi di Argenta, che oltre ad offrirci assistenza ci ha fatto sbellicare dalle risate in un momento difficile, con la frase “uno ha la corona ovale, l’altro la forcella sghemba, ma da dove arrivate?”
I due ragazzi arrivati a Prunetta dopo di noi, veri “vincitori morali” del giro (non era una gara, se non con se stessi), avendo fatto tutto il percorso consigliato, più duro di quello che abbiamo fatto noi; scambiarci i complimenti e darci il cinque è stato piacevole, gratificante e ha rappresentato perfettamente lo spirito de “la via del Reno”.
Ma la Via del Reno in realtà non finiva una volta arrivati alla sorgente, continuava con il viaggio di rientro. Qualcuno recuperato dalla moglie in macchina, qualcuno rientrato subito in treno e qualcuno che ha voluto fermarsi fino al mattino, dormendo in tenda nei freschi boschi toscani e gustandosi l’alba alla sorgente del Reno.
Perché come ha detto l’ideatore dell’evento, Paolo Malini, “può esistere un turismo diverso, più sostenibile senza bisogno di grossi investimenti, può portare benefici a tutta la valle del Reno.”
Una valle splendida, solcata da un fiume che ha fatto ricco il territorio che ha attraversato.
E chi ha pedalato lungo le sue sponde ne La Via del Reno, ne ha avuto testimonianza.