Roberto Donadoni foto zimbio.com
“Io sto con Donadoni”
di Diego Costa
Fischiano ingiustamente Donadoni dopo la partita perfetta con la Roma, fischiano perché aspettavano la prima occasione possibile pur di lamentarsi… E poi si arrampicano sugli specchi “perché lui doveva capire lo stato d’animo di noi che vediamo uscire quello che…” Ma non vi deve spiegare nulla, lo avete capito o no? Lui spiega sei giorni su sette ai suoi come affrontare la partita dopo. Guarda come si avvicinano al match, la concentrazione, l’impegno, la voglia. Poi fa le scelte secondo la strategia studiata con uno staff di livello, Gotti, Bortolazzi, Olive, Bucci, gente seria che è nel calcio non da ieri e fa questo mestiere tra calciatore e allenatore da decenni.
Ma dovrebbe spiegare, si, al cretino che non ha capito. Quello è un altro mestiere. Dovrebbe in teoria farlo una stampa priva di pregiudizi, di interessi privati in atti d’ufficio (vendere). Una stampa che si chiedesse perché quella scelta e provasse a dirlo senza dover essere imboccata. A costo di sbagliare e allora a quel punto essere corretta.
È così difficile capire perché gioca Palacio e perché Torosidis?
Perché non giocano elementi dotati di qualità individuali eccellenti ma poco propenso a un certo lavoro per la squadra, non per svogliatezza, ma per caratteristiche?
Ma no, come Mida alla rovescia per il mai goduto, il buon Roberto rovina ogni cosa che tocca.
Chiediamoci perché il “salotto buono” del calcio abbia ancora arredi fatiscenti, dopo tanti anni fatti di debiti e scarpe bucate…