Foto da BolognaBasket
Chi assiste alle partite interne della Virtus Basket non può non aver notato un distinto signore in giacca e cravatta (rigorosamente gialla, per tradizione e scaramanzia come i famosi pantaloni scozzesi di Alberto Bucci. coach in un periodo felice delle Vunere) che dalla sua poltrona nella prima fila del parterre, in occasione di fischiate discutibili dei signori in grigio, si alza, si avvicina al bordo campo, all’arbitro più vicino e contesta il suo intervento. Il “personaggio”, presenza fissa da decenni alle gare bianconere, è ormai conosciuto da tutti e simpaticamente seguito con un sorriso nelle sue sempre cortesi diatribe con i giudici di gara è Daniele Fornaciari, imprenditore bolognese, di famiglia con origine sul Belvedere di Lizzano (Pianaccio).
- Da un anno lei è presidente della Fondazione Virtus, una carica ed una responsabilità che sono ovviamente arrivate dopo un lungo amore verso i colori bianconeri.
- Feci il primo abbonamento alla fine degli anni ’60. Nel 1976 con la presidenza di Lenzi, padre della mia amica Mariuccia, ebbi per la prima volta l’abbonamento in prima fila del parterre e da allora, quindi per più di 40 anni, ho sempre visto la Virtus da bordo campo !
- Perchè decise di entrare nella Fondazione costituita nel 2013 dall’ex presidente Sabatini verso la fine della sua gestione?
- Diciamo che fu un atto d’amore e che ce n’era assolutamente bisogno. I Soci mi hanno eletto Presidente nell’aprile dello scorso anno.
- Ricordo che lei aveva già dimostrato la sua vicinanza a questi colori già in precedenza con un’importante iniziativa.
- Sono stato Direttore Responsabile di “Bianconero”, la più bella rivista di tifosi virtussini del mondo. Non esagero…in occasione della finale di Eurolega con la spagnola Vitoria, facemmo un numero speciale di “Bianconero” metà in italiano e metà in inglese e mettemmo una copia su tutti i sedili del Palazzo. Stern, allora Commissioner della NBA, mi disse:”The best Fanzine in the world !”
- Per il mondo Virtus c’è una passione dichiarata, ma è intuibile che è rivolta verso tutto il mondo della palla a spicchi….
- Vidi la prima partita nel lontanissimo ottobre del 1954 in Sala Borsa. Mio padre aveva i biglietti per il parterre ed io, allora molto gracile e timido, rimasi terrorizzato dall’ambiente: una folla urlante, tanta gente che fumava come ciminiere, altri che, posizionati sulla balconata, picchiavano come dei fabbri sui bandoni di metallo che ricoprivano le balaustre. Rimasi però affascinato dagli atleti altissimi, per me, che cercavano di mettere una palla in un canestro. Per alcuni mesi mi rifiutai di tornare, ma poi cominciai a frequentare Sala Borsa e mi entusiasmai, mi innamorai di questo sport. Forse portai anche fortuna perchè quell’anno la Virtus vinse lo scudetto ! E, se ricordo bene, anche nel campionato seguente (1955/56). Dopo si andò al Palasport di Piazza Azzarita che venne inaugurato nel settembre del 1956 con una partita della nostra nazionale contro la Cecoslovacchia.
- Veniamo a fatti più recenti, alla retrocessione in A2 che ancora brucia nel cuore di tanti tifosi…lei era tra i dirigenti e quindi come si sente di commentare la dichiarazione che ha rilasciato Giorgio Valli, allora coach dei bianconeri: “Sono stato un allenatore aziendalista, non ho colpe” ?
- Diciamo che le “colpe” in casi come questo non sono mai di una sola persona. Sicuramente Valli ebbe le sue nell’assemblare una squadra inidonea e nel guidarla non esemplarmente, ma anche la situazione societaria incise nel creare una situazione di difficoltà psicologica
- E’ entrato in Società Massimo Zanetti col marchio Segafredo e in questi giorni anche il Gruppo Parmalat con Santal, due nomi molto importanti che hanno investito capitali… ..la Fondazione che ruolo ha ? Quanto conta nelle decisioni e nell’organizzazione interna ?
- La Fondazione, come ho detto sin dall’inizio del mio mandato, è la garante della storia delle V Nere. E’ normale e giusto che le decisioni, alla fine, vengano prese da chi ci mette i soldi, ma devo dire che sia Segafredo che le Coop e tutti gli Sponsor hanno sempre dimostrato grande rispetto nei confronti della Fondazione e del suo Presidente. Apprezzo molto il fatto che vengo sempre coinvolto e consultato sulle varie situazioni.
- Quindi anche per i più recenti acquisti lei è stato interpellato…o informato solo a cose fatte ?
- Sapevo che c’erano le trattative in atto e sono stato entusiasta quando mi hanno confermato che avevamo preso i due migliori italiani del campionato
- Sono arrivati giocatori di grande livello come Alessandro Gentile e Pietro Aradori, ma in certe partite si continua a soffrire. Ad Avellino la squadra guidata da Ramagli ha fatto obiettivamente una prestazione veramente brutta. Che sensazioni ha provato ? Le ha trasmesse anche a Baraldi ?
- La sera stessa, dopo la partita, ho avuto modo di parlare proprio con chi era stato presente all’incontro. Come sempre le impressioni, a caldo, sono un po’ sopra le righe. A mente fredda ho pensato che era una partita che non si poteva vincere, ma non è stato accettabile l’atteggiamento rinunciatario… e ho fatto il pensiero che, credo, hanno fatto in tanti: se il mio avversario mi vuol dare 30 punti, io lo faccio penare, usciamo in tre o quattro con 5 falli perchè almeno dimostriamo che l’abbiamo messa sull’agonismo
- Il suo sogno bianconero…
- In tutti questi anni ho sofferto , ma anche tanto gioito, ho provato tante soddisfazioni, e quindi mi piacerebbe vedere mio figlio Giovanni provare alcune delle emozioni che ho provato io: una finale scudetto, una Final Four di Eurolega….!!
- L’ultima domanda non può non essere sul suo rapporto con gli arbitri.Io l’ho sentita tante volte criticare i loro interventi, ma sempre con grande correttezza, mai un’offesa o un insulto e infatti vedevo che si giravano e sorridevano….
- Sì, e questo dialogo proseguiva spesso negli spogliatoi. Io ho sempre fatto osservazioni di carattere tecnico, perchè credo di conoscere il Regolamento avendo fatto il corso per arbitro. Per 6 mesi nei campionati giovanili UISP scesi in campo col fischietto che attaccai al chiodo stanco delle offese e delle minacce dei genitori, i peggiori tifosi in tutti gli sport. Con i signori in grigio ho sempre avuto ottimi rapporti. Ricordo in particolare l’incontro con Pietro Pallonetto, arbitro napoletano simpaticissimo, che mi definì “O’ Professore”. Suppongo che trasmise ai colleghi questa definizione perchè dopo tutti gli arbitri mi chiamavano così.
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