In questi giorni da ogni parte del mondo, a qualsiasi livello politico e sociale, soprattutto dalle voci dei più umili e fragili, con la solidarietà dei rappresentanti di ogni credo religioso, si è sprigionato un inarrestabile flusso di commozione per onorare il magistero spirituale di un uomo grande e pio quale è stato Papa Francesco.
Quanti episodi, quanti insegnamenti, quanti incontri con persone delle più diverse origini e provenienze, quante visite nei mondi più lontani, quanti esempi di vita da emulare, quante attenzioni agli ultimi e agli scartati del mondo, quante testimonianze di fede senza pretesa di imporla, quanti gesti di bene sono stati offerti da Papa Francesco, il Pontefice, venuto, come diceva lui, “dalla fine del mondo” per farsi portatore autentico di un messaggio di pace e di vita in armonia con tutti e per tutti.
Nella grandiosità della sua vita c’è stato un frammento unico, per noi indimenticabile, che crea un legame speciale tra Papa Francesco e la Madonna del Ponte di Porretta, proclamata – in forza di decreto del Vaticano del 12 aprile 2022- Patrona della pallacanestro italiana.
Infatti, all’udienza generale tenutasi in Piazza San Pietro il 24 giugno 2015, il Papa benedisse una fiaccola olimpica e una lampada votiva destinate ad essere collocate all’interno del Santuario della Madonna del Ponte come “atti di venerazione” al fine di suffragare la richiesta canonica di riconoscimento come Patrona dei cestisti.
Riportiamo la foto di quell’ evento eccezionale con Papa Francesco benedicente di fronte a Stefano Tedeschi, all’epoca Presidente Fip Emilia-Romagna e ora Patron della Fortitudo, e un giovane cestista porrettano.
La benedizione della fiaccola e della lampada votiva da parte del Papa trovò l’attenzione degli organi di stampa della Chiesa Cattolica – l’Osservatore Romano e l’Avvenire – come per evocare con questo gesto la benedizione di tutte le componenti della pallacanestro italiana.
Non è poi un caso che Papa Francesco, che bambino giocava a basket nella palestra Viejo Gasometro del suo quartiere di Buenos Aires, abbia utilizzato la metafora del “piede perno” inchiodato a terra, posizione che il cestista assume prima di decidere come indirizzare la palla, per paragonarlo alla croce di Cristo, riferimento spirituale per chiunque nutra un sentimento di fede. Il basket per spiegare la fede con una immagine chiara, efficace e dirompente , come solo Lui sapeva fare.
Papa Francesco fece proprio il valore simbolico della pallacanestro, considerandola “uno sport che eleva verso il cielo perché (…)guarda in alto verso il canestro e, perciò, è una vera e propria sfida per tutti coloro che sono abituati a vivere con lo sguardo sempre rivolto a terra“.
Proprio queste sue parole sono pienamente riflesse nell’inno “Nostra Signora dei canestri”, cantato da Andrea Mingardi, Luca Carboni e Iskra Menarini, e voluto dalla Fip in omaggio della Patrona del basket; il brano è stato donato (in una chiavetta) dal Presidente Petrucci a Papa Francesco per il tramite dell’ Arcivescovo Zuppi.
L’inno dei cestisti intende risaltare proprio l’immagine simbolica di un protendersi verso l’alto per mandare “il pallone nel cielo” in modo da comunicare ai giovani, che si prodigano con tutte le loro energie per “afferrare quel pallone a spicchi”, quanto importante sia “non tanto vincere o perdere”, ma acquisire, soprattutto nel caso di sconfitta, un autentico spirito di squadra con “ rispetto e lealtà, equilibrio e verità”, valori che accomunano tutti “nella gioia, nel dolore” senza alcuna distinzione di fede religiosa.
Con la consapevolezza che il legame tra Papa Francesco e il basket fosse davvero speciale e con la certezza che le Sue parole semplici, ma potenti resteranno sempre nel cuore di tutti noi, ora più che mai si fa struggente il Suo ricordo e più forte il rammarico nel prendere purtroppo atto che inspiegabilmente la fiaccola e la lampada votiva da Lui benedette non siano mai state esposte nel Santuario della Madonna del Ponte.