Giovanni Bersani
Io ne ho conosciuti di Uomini che hanno vissuto secondo le Virtù Teologali; molti sono morti, pochi sono i vivi. E mi accompagnano nel viaggio.
Un convegno incentrato sulla figura di Giovanni Bersani ha sicuramente, in questi tempi “moderni”, un significato quasi alieno.
Promosso da CEFA, CEFAL, CICA, ITALIA ZUCCHERI, COPROB, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, ACLI, MCL, BCC, Emilbanca, Operosa, e con il patrocinio di Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Chiesa di Bologna, ha visto una numerosissima partecipazione di pubblico.
Il parterre degli interventi, era vasto, ma non eterogeneo. Era rappresentato tutto il mondo cattolico di oggi e di ieri – o quel che ne resta, tristemente – in una Bologna che per decenni, dal secondo dopo guerra ed anche prima, si è distinta come singolare fucinatrice di idee e di altissime personalità nel mondo politico, culturale e del sociale.
Una Bologna che ha smesso di fare scuola da tempo e che si aggrappa agli eroi del passato. Eroi che non si percepivano affatto come tali, ma la cui statura morale e la singolarissima predisposizione al servizio svettano nel nulla universale di cui è permeata la scena pubblica contemporanea.
Giovanni Bersani è dunque un Santo, un esempio, un nuovo punto di partenza più che un punto di arrivo.
Lungi dal valutarne l’azione politica a livello locale e di Partito, molti sono stati gli argomenti toccati, ma è mancata l’essenza del Bersani “Uomo”; per questo occorre forse sottolineare alcuni aspetti.
Innanzitutto, la Vita intesa come Servizio nella Carità. Servizio in via esclusiva, ovvero escludendo affetti di carattere familiare che non fossero quelli del nucleo d’origine. La rinunzia ad un proprio nido ed all’egoismo che questo porta intrinsecamente seco, fornisce al politico impegnato verso il bene comune un’arma potentissima: l’altruismo disinteressato.
Un secondo aspetto è la visione a lungo termine (e questo un poco è stato invero accennato). Assistiamo oggi ad una processione di Capi di Stato che decidono sulla base dei sondaggi e del bisogno immediato. La progettazione è uscita di scena e gli unici scenari a lungo termine sono quelli dei rating finanziari. Le sole realtà che abbozzano previsioni sono quindi banche e trust, sulla base di programmi creati da algoritmi che simulano scenari verosimili. L’uomo è cancellato da questa prospettiva ed il “Sacro” non vi trova alcun posto.
L’On. Pier Ferdinando Casini, nel panel finale, ha raccontato di aver trovato il Sen. Bersani seduto su di una panchina, in quel di Lizzano in Belvedere, nell’estate 2012. Era intento a leggere il Vangelo. Piacerebbe sapere se oggi chi si professa “cristiano” sbraitando ad un comizio pensato per qualche social da qualche social media manager, si soffermi mai a leggere il Vangelo.
La politica estera: per Bersani il mondo era una “casa comune”; per l’Unione europea di oggi il mondo è una scacchiera economica di competitor macroeconomici; per gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, l’India ed altre potenze, emergenti o declinanti che siano, uno spazio vitale da conquistare per mantenere determinati standard “operativi”, come nei secoli passati…né più, né meno.
Il lavoro. Cooperative, insiemi di uomini e donne, Comunità. La lotta per l’emancipazione delle masse legate al bracciantato. Tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 del secolo scorso, il progressivo affrancamento dal latifondo di pianura propiziato dalle grandi riforme agrarie fu il motore della nascente piccola e media manifattura agricola: finalmente le famiglie potevano lavorare solo per loro quei 5, 10, 15 ettari di terra che prima lavoravano per il latifondista. Nelle zone montane la sfida era altrettanto ardua: rendere meno sterile un territorio avaro di risorse, cercare di unire sforzi ed interessi per creare massa critica e gettare dalle basi per una offerta che creasse la domanda e non viceversa. Bersani seppe farlo assieme a validi collaboratori come il Prof. Stupazzoni ed altri che assieme alla terra vollero dare a quei nuclei proletari, anche una casa.
Oggi. Con un innesco ormai trentennale ma che negli ultimi 10 anni ha subito una impressionante accelerazione, le stesse famiglie che riuscivano a vivere, a far studiare i figli e a risparmiare qualche soldino con quegli stessi ettari, sono state costrette a cederli in affitto o a venderli per tornare a lavorare “sotto padrone”. In montagna, la politica agricola regionale, nazionale e comunitaria è stata così lungimirante da far riprendere al bosco (spesso neanche autoctono) ciò che era stato dissodato con tanta fatica.
Le grandi pianure sono in mano alle stesse realtà finanziarie, assicurative, a volte sovranazionali che si stanno “mangiando” l’Africa. Bersani voleva portare un modello nei paesi in via di sviluppo; oggi quel paese progredito da cui era gemmato quel modello ha bisogno di un salvagente come e più del continente africano.
Quel Vangelo, quel piccolo libro saggio sul quale si imperniò un partito svezzato a cattolicesimo sociale, a dottrina della Chiesa, alla parola di Cristo. Quel partito, che nelle parole dei relatori emergeva senza nome, quasi con pudore. Quel partito che assieme a frange illuminate del PCI aveva costituito un modello tutto emiliano dove la politica dominava l’economia e non viceversa. Quel partito era la Democrazia Cristiana, un nome tremendo, come tremenda per moltissimi deve apparire la lezione di vita che ci ha lasciato Giovanni Bersani.
Talmente tremenda da risultare irreplicabile a meno di non voler rinunciare alla vanitas che ci domina sin nel profondo del nostro ipocrita, melenso ma ormai anche malmostoso animo occidentale, senza distinzione di credo o colore o censo o….genere.
Bersani lo aveva intuito, per questo nel “network dei gruppi”, già allora giocava da solo e, pur non essendo assolutamente scevro da errori di valutazione, godeva di una indubbia “Libertà”.
Io ne ho conosciuti di Uomini liberi; molti sono morti, pochi sono i vivi. E mi accompagnano nel viaggio.
Enrico Bittoto