Interrompo per oggi il racconto sull’Everesting
in segno di lutto ma anche in segno di protesta per l’ennesimo ciclista ucciso sulle strade italiane.
Oggi a Bologna, nella mia città.
Antonio, 64 anni, è stato travolto e trascinato per una decina di metri da un camion della nettezza urbana che stava svoltando.
Non è ancora chiara la dinamica, può anche essere che sia stato lo stesso Antonio ad inserirsi nell’angolo cieco del camioncino, ma vedere, per l’ennesima volta, un telo per terra e una bici spezzata in due, questa volta addirittura accanto ad un bollone della zona 30 km/h e sopra una corsia ciclabile, non procura solo tristezza e sgomento, ma anche tanta, tanta, tanta, rabbia.
Siamo cittadini che non riescono a cambiare, che non sanno convivere con il prossimo, che non sanno fare autocritica, che si guardano allo specchio solo da truccati.
Ci guardiamo in apparenza ma nella realtà non sappiamo come siamo fatti.
In tutti gli ambiti, dalla strada alla famiglia, al lavoro, guardiamo in chi ci sta di fianco il difettuccio, lo esaltiamo, e cerchiamo di fare leggermente meno peggio di lui, per sentirci migliori. Non guardiamo mai, mai, chi è leggermente meglio per cercare di fare leggermente meglio.
Siamo una società che andando avanti così, prima o poi si estinguerà.
Lamentiamoci della politica, lamentiamoci della gente, lamentiamoci degli arbitri, ma il problema siamo noi.
QUANDO CI LAMENTEREMO DI NOI?
La rabbia è tanta, e quando è tanta diventa pericolosa. Va canalizzata, va fatta fruttare, deve fare in modo di portare ad uno scatto in avanti. Deve produrre energia.
Io quello scatto avanti voglio farlo, voglio farlo guardando positivo, nonostante tutto, nonostante di positività non se ne veda tanta.
Stamattina sono andato in bici a lavorare. Vestito di nero, nella nebbiolina, faro rosso dietro, faro da moto davanti, catarifrangente sul casco e bretelle catarifrangenti addosso.
Lo faccio da una vita, una volta la bici era il mio solo mezzo.
Ora si dice Bike to Work come se fosse speciale.
Ho 43 anni.
Voglio pensare che stamattina, alle 6 e 20, lungo la valle del Samoggia, con il poco traffico presente, l’automobilista che ha suonato, mi ha suonato per ringraziarmi di aver lasciato a casa l’auto.
Voglio pensare che finito il lavoro, alle 16 e 30, con la luce ancora presente, e il mio assetto identico a quello delle 6 e 15, nelle due rotatorie fatte per uscire dalla terrificante, per chi non è in auto, e anche per chi lo è, zona industriale di Zola Predosa, quelli che mi hanno tagliato la strada, lo abbiamo fatto per fare in modo che io non dovessi inchiodare se sbagliavano di un decimo di secondo la loro sconsiderata manovra. Voglio pensare che ieri mattina in via Landa, mentre guidavo la mia FIAT, i due automobilisti che mi hanno superato mentre rimanevo dietro ad una vecchia cinquecento, sempre FIAT, che faceva i 50 km/h esatti, in un tratto dove il limite, pensate, era dei 50 km/h, lo abbiamo fatto perché, affianco a loro, avevano le loro mogli incinta, dilatate già con la testa del nuovo nascituro fuori.
Voglio pensare positivo. Ci provo. Perché alla fine la gente siamo noi e c’è più gente civile che incivile in questo paese ed è ora che si faccia sentire.
Nel domani dell’anno scorso, Loredano Comastri cominciava la sua ultima settimana di vita, sarà ucciso il 7 dicembre, più o meno allo stesso orario di Antonio, da un auto guidata da un ragazzo che forse non non era nello stato di guidarla.
Ho, abbiamo, con il Circuito Santuari dell’Emilia Romagna , con la Fondazione Michele Scarponi Scarponi, con Malini Bici, lavorato tanto in questo anno per Loredano e per evitare morti come la sua e quella di Antonio.
Non abbiamo fatto abbastanza.
Ho portato lo striscione, BASTA MORTI SULLA STRADA, ai 1200 metri di Madonna dell’Acero nel corso del mio Everesting e un Corno, lo porterò veramente sull’Everest se potrà servire.
Non smetteremo.
Perché non si può morire così, non si può, queste stragi devono finire.
La morte non ha colore politico, non ha bandiere, non ha religione.
Ha solo il vuoto, un vuoto che dobbiamo riempire di vita.
Lo riempiremo.
W Loredano, W Antonio.