CICLOTURISMO: L’Everesting e il Corno – 3

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PRIMA DELLA NOTTE

Non era paura. Non può aver paura chi sceglie di fare un Everesting.
Era speranza, la speranza di avere una notte stellata, secca, senza un filo di umidità, fredda lo avevamo calcolato.
Quelle nuvole, quella nebbia appoggiata sulla valle, si faceva sentire già dalla partenza, lo sapevamo che c’era, ma non la stavamo guardando.
Speravamo non salisse, ma sapevamo sarebbe salita. E così è stato.
Eravamo ancora in 5, noi tre, Ale e Damiano.
C’era ancora la luce, la notte stava per arrivare, ma ci appariva ancora lontana.
Pedalavamo parlando, eravamo tranquilli anche se la fatica cominciava a farsi sentire con il dislivello che si avvicinava ai 3000 metri. Non eravamo ancora a metà, e Matte stava soffrendo, aveva freddo alla mani e non riusciva a scaldarle. In salita riusciva ancora a scaldarsi ma soffriva troppo in discesa. Quella che stavamo per affrontare sarebbe stata l’ultima discesa alla luce, e l’ultima in 5.
A Farnè Ale caricherà la sua E-Bike in auto, mentre Damiano tornerà a casa nella vicina Vidiciatico. Ora ognuno resterà dentro la propria fatica, le distrazioni saranno sempre meno, nonostante Felice che dalle 10 di mattina ancora non aveva smesso di parlare un attimo.
 
Scegliamo di non mettere le luci subito, pensiamo di fare in tempo, ma al campo base cambiamo idea, fortunatamente, intelligentemente, ci fermiamo, lasciamo le bici in strada e scendiamo in taverna a prendere le luci.
Sono le 17, arriviamo a Madonna dell’Acero alle 17:30. Ha inizio la notte.
Sarà lunghissima.
E varia!
Foto di Enrico Pasini
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