CICLOTURISMO: L’Everesting verso il Corno – 2

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 LE PRIME SALITE
Del gruppo che ci accompagna in partenza, solo io e Matteo conosciamo tutta la salita, nessun altro immagina la bellezza che si nasconde in ogni curva tra Farnè e La Cà, e quindi, anche la durezza nel riuscire a conquistare cotanta bellezza.
Felice immaginava i primi due chilometri più agevoli degli altri sei ma si è dovuto ricredere subito, appena partiti dal campo base, quando ha visto il tornantino di Ca’ Corrieri.
Stupende le case in sasso, meravigliose le maestose centenarie querce, ma quello strappo dovremo percorrerlo 19 volte. In salita e in discesa.
Le chiacchere fanno scorrere la prima ascesa velocemente. Non c’è molto traffico, in città il grigiore avvolge tutto, anche la voglia di uscire di casa. Noi pedaliamo nel variabile sole che ogni tanto le nuvole nascondono sotto il loro tetro abbraccio.
Quando appare un raggio di sole tutto prende una forma diversa, tutto si colora, il bosco gioca con i raggi che si insinuano divertiti tra le fronde degli alberi ormai spogli, raggiungendo angoli nascosti che durante l’anno non riescono a toccare.
È una magia che ci lascia a bocca aperta e che per un attimo non ci fa sentire la fatica, pedalare in questo ambiente è fantastico, nonostante gli sbalzi di temperatura, nonostante la paura che quelle nuvole adagiate, e in attesa sulle valli, arrivino a noi.
È freddo, ed è il primo freddo vero della stagione. Per chi non ama le basse temperature è uno sbalzo che fa male. D’altronde l’avevo detto, per salire sull’Everest è impensabile cercare il caldo.
Tra chi va e chi arriva, le prime salite nell’autunno ancora colorato di Farnè, a quello già spoglio di Madonna dell’Acero, passano con poca fatica. Mentre i ragazzi del Circuito e del Parco dei Ciliegi tornano verso la città, facendomi notare, anche se non ce ne era bisogno, quanto sia pazzo, termine gentile che sintetizza le varie opinioni, arriva Ale, amico di tanti giri, amico che sa cosa è la bicicletta e cosa vuol dire pedalare insieme, faticare insieme, soffrire insieme. Anche quando non si pedala insieme.
Quasi nello stesso momento, arriva anche Damiano, amico di social di tutti, ma che nessuno fino al primo metro pedalato conosce dal vivo. Bastano due pedalate per farlo diventare amico vero. È chiaro, lo si vede nel muoversi in bici, quanto sappia cosa vuol dire pedalare.
Siamo rimasti in 5, nel primo freddo dell’Appennino, dai castagni di Farnè e La Cà, ai faggi e abeti di Ca’ Berna, RioRì e Madonna dell’Acero. Verso una notte che non concederà sconti.
foto di Enrico Pasini
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