ALTO RENO TERME (BO): L’”Alto Reno MusicAntica Festival” commuove con la memoria

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Da 12 anni a questa parte abbiamo imparato a conoscerlo, anche se c’è ancora tanto da scoprire e soprattutto da valorizzare: l’Alto Reno MusicAntica Festival ha portato quest’anno a termine la sua 12ª edizione.

Un’edizione inusuale e atipica, decisamente inaspettata per chi possa immaginare il programma di un festival dedicato alla musica antica. Quest’anno, infatti, il festival si è incentrato totalmente su una doppia commemorazione: gli ottant’anni dalla liberazione di Porretta Terme, avvenuta proprio il 5 e 6 ottobre 1944, e la morte del beato Don Giovanni Fornasini, martirizzato nella tragica cornice dell’eccidio di Monte Sole ad opera dei nazifascisti.

Il festival ha voluto ricordare questi avvenimenti innanzitutto organizzando la presenza in Piazza della Libertà di Porretta di rievocatori storici, con mezzi e uniformi degli eserciti americani, brasiliani, inglesi, italiani e partigiani.

Questo è stato possibile grazie alle sinergie dei gruppi di rievocazione “Overlord ’44”, “Fratelli sulla montagna” e “I cavalieri del fango”, in collaborazione con i musei della linea gotica presente sul nostro territorio come Montese, Castel d’Aiano, Tolè e Lizzano.

Ovviamente non poteva mancare la musica, a partire dal pomeriggio di sabato 5 ottobre che è stato allietato dal “Ferrara Barbershop Quartet”.

Una cornice storica avvolgente, che a chi ha assistito alle manifestazioni pubbliche organizzate all’interno del festival ha portato storia, cultura e memoria: una memoria che, grazie alla sapiente opera di divulgazione da parte dei rievocatori presenti, non ha suscitato nessun tipo di polemica, che fin troppo spesso tocca questa tipologia di eventi a causa di facinorosi politicizzati. Perché la storia è storia.

Ed è sul concetto della storia che l’edizione del festival si è sviluppata, arrivando anche e soprattutto ai momenti musicali.

Sabato, al castello Manservisi di Castelluccio, ha avuto luogo una serata dedicata al concetto di guerra e pace nell’arte. Arte a 360°, a partire dalla letteratura: l’attore Francesco Callegaro ha declamato estratti dalle più belle pagine della letteratura e della poesia dedicate alla guerra, ma soprattutto alla pace. Letture scelte dall’attore con grande sapienza, e preparazione, in un’esecuzione coinvolgente e accattivante; auguriamo a questo giovane ragazzo un più che meritato radioso futuro nel teatro.

In alternanza alle letture di Callegaro, abbiamo udito il canto e il suono da parte dell’ensemble “Vago Concento” diretto dal M° Marcello Rossi Corradini e composto dal soprano Cecilia Rizzetto, dal mezzosoprano Nina Cuk e dal violoncellista Felipe Leon.

Il gruppo ci ha fatto ascoltare cantate di Händel, Porpora e Vivaldi in linea con il tema prescelto: guerre di affetti e pace dei cuori, ma anche battaglie e amori. Le esecuzioni sono state paragonabili a una piccola grande perla, dove il canto delle soliste si alternava e si fondeva meravigliosamente, grazie anche al sapiente accompagnamento di Marcello Rossi al clavicembalo e di Felipe Leon al violoncello.

La serata è stata impreziosita dall’esibizione in contemporanea della giovane artista Anna Schilirò, proveniente sia dal mondo accademico che da quello contemporaneo dell’illustrazione e della concept art. Nel tempo record di un’ora, la durata dell’intera serata dalla prima parola dell’attore all’ultima nota del gruppo strumentale e vocale, ha realizzato, proiettata in diretta sul maxischermo della sala del castello, una meravigliosa opera d’arte a tema.

La presenza dell’artista ha veramente aiutato a coronare un evento stupendo. Peccato per la poca affluenza di pubblico… Ma su questo torneremo in seguito.

Il secondo importante appuntamento musicale del festival è stato l’esecuzione del Requiem di Mozart presso la chiesa parrocchiale di Porretta Terme, in un concerto dedicato alla memoria di Don Giovanni Fornasini.

Anche questa serata è stata degna di nota sotto diversi aspetti: in primis, per il fatto che probabilmente si tratta della prima volta in almeno 100 anni in cui il Requiem di Mozart, con l’orchestra e con ogni crisma e criterio musicale, viene realizzato a Porretta Terme. Infatti, non si hanno memoria né testimonianze di un’altra esecuzione di questa celeberrima pagina musicale a Porretta da prima degli anni ’30 del secolo scorso (il che ci fa pensare che, in realtà, si tratti di una prima esecuzione assoluta per i nostri luoghi).

Un Requiem anche atipico, perché alcune sezioni della composizione mozartiana sono state alternate da letture. Ma non quelle che ci aspetteremmo, come letture dai testi sacri… Bensì estratti dal libro Le querce di Monte Sole di Luciano Gherardi, che riportano alla memoria le ultime ore e giorni di vita di Don Giovanni Fornasini, e la cornice suddetta della strage di Monte Sole.

Letture dense, crude, spietate e senza scrupoli di impressionare, che dovevano far percepire al pubblico presente da una parte la perfidia dei nazifascisti, dall’altra l’estrema bontà fino all’ultimo sacrificio del beato Fornasini. Leggere simili testi sarebbe stato un compito difficilissimo per chiunque: ma per la lettrice Alice Bolla, lo scopo è stato raggiunto. Essa, con una lettura pura, schietta e trasparente ci ha fatto ascoltare parola per parola i fatti accaduti, senza aggiungere inutili teatralismi a rimarcare testi che non avevano bisogno di alcuna sottolineatura. Chiara e pungente, potremmo definire la sua lettura quasi neoclassica, mozartiana: Alice Bolla ci ha avvolto con queste parole colpendoci dritti al cuore, come era giusto che fosse.

Ma veniamo ora all’esecuzione musicale della serata. Il Requiem di Mozart è forse una di quelle pagine che chiunque sulla faccia del globo terracqueo conosce almeno in minima parte. Tutti ne ricordano l’incipit, il Dies Irae e il Lacrimosa, tutti ne percepiscono il dramma solo a sentire questi titoli musicali. Ieri sera, il Coro Polifonico Santo Spirito, l’Orchestra Sinfonica delle Terre Verdiane e i quattro solisti ci hanno letteralmente immerso e investito con questo dramma in musica, in un’esecuzione che ha commosso, spaventato e rapito.

Il coro, preparato dal M° Francesco Pinamonti, ha presentato il Requiem (vocalmente difficile e sottovalutato da molti) in maniera perfetta. Nessuna sbavatura, niente di troppo o di troppo poco: le oltre quaranta voci corali hanno così raggiunto un equilibrio sicuro e armonioso. Questo è stato possibile anche grazie alla direzione del M° Stefano Giaroli, il quale ha presentato una versione del Requiem in cui l’orchestra ha da subito creato una pasta sonora perfettamente compatta, dove ogni singolo passaggio strumentale potesse risaltare senza mai bucare. Non ha mai esagerato o sfociato nei gigionismi in cui molti, troppi musicisti cadono per il solo gusto di esasperare queste pagine musicali così famose: la chiarezza e la fedeltà allo spartito di Mozart (e Franz Xaver Süßmayr, rendiamo merito al buon allievo che ha portato a compimento l’opera interrotta dal suo Maestro) hanno permesso a Giaroli e alla sua orchestra di guidare il coro e solisti a un unico amalgama totale.

 

Ma veniamo quindi ai solisti, che hanno già calcato i palcoscenici porrettani in tempi più o meno recenti e che abbiamo ritrovato con piacere.

Sicuramente il più inusuale per questo repertorio, ma piacevole da scoprire in tale veste, è stato il tenore Paolo Davolio. Sia per ricordo nel nostro territorio che per il suo curriculum personale, il passaggio dalla musica barocca e rinascimentale a quella mozartiana è stato quantomeno inusuale, ma non per questo in negativo, anzi: sentire finalmente su pagine del genere un tenore che non sia carico come una bottiglia di Coca-Cola con dentro le Mentos, pronta esplodere, ci ha fatto sicuramente piacere. Il suono di Davolio è risultato sempre chiaro, preciso e rispettoso di ogni richiesta di fraseggio e dinamica, mai fuori posto; un atteggiamento che possiamo aspettarci solo da grandi professionisti.

Altra voce derivante dal repertorio rinascimentale barocco, seppur con un curriculum già più rivolto al mondo dell’opera lirica, è quella del soprano Maria Clara Maiztegui. La parte del soprano solista nel Requiem è certamente la più importante e scoperta, con il “Te decet hymnus” che ricorda un canto gregoriano (infatti ne ricalca il “modo”): la Maiztegui porta un Mozart cristallino, limpido e chiaro, senza troppa massa vocale ma mirando a un’esecuzione pura e semplice.

Di stile ben diverso, invece, gli altri due solisti. Giacomo Contro come bass-baritone porta una lettura al limite tra il lirico e il barocchismo puro, fondendo con il suo stile vocale la prassi barocca al repertorio operistico di cui il suo curriculum porta vasta testimonianza: il “Tuba mirum” (insieme agli altri pochi momenti di gloria per il basso solista) di Contro risuona potente e saldo in tutta la chiesa.

Allo stesso modo risponde il mezzosoprano Maria Giuditta Guglielmi, che riempie lo spazio con caldi armonici e un colore rincuorante e avvolgente per l’ascoltatore, firmando la sua esecuzione con passione e fermento, ma anche giusta prassi e sicura formazione di repertorio.

L’insieme complessivo ha regalato una serata commovente e unica al pubblico presente.

… E qui veniamo all’elefante nella stanza.

Il 5 e il 6 ottobre ci sono state letteralmente regalate delle perle di storia, memoria, arte e musica: questo perché tutti gli eventi erano pubblici e gratuiti.

Comprendiamo che il cambio improvviso di temperatura abbia causato uno shock in molti… ma sicuramente a Castelluccio ci saremmo aspettati più persone ad assistere non solo alle onorificenze per i martiri del paese, dove non c’era quasi nessuno se non le autorità e i rappresentanti del castello Manservisi, ma anche al concerto, dopo il pubblico era solo di poco più numeroso (o meno scarso).

Ma soprattutto, ascoltando gli abitanti del centro di Porretta durante i due giorni di manifestazione, in pochissimi sapevano cosa stesse succedendo.

Alla serata finale erano sì presenti oltre 170 persone, che sicuramente non si può definire un numero piccolo per un concerto di musica classica in montagna… Ma parliamo comunque del Requiem di Mozart e di un evento dedicato alla memoria di Don Giovanni Fornasini.

Per un festival completamente dedicato alla liberazione del territorio e al martirio di uno dei suoi più illustri concittadini (di recente fatto pure beato dalla chiesa cattolica universale e che ha avuto notevole rilevanza mediatica), ci si chiede: come fa molta gente a dire di non saperne nulla? Possibile che dopo ben 12 anni di attività, quando la gente viene a sapere che c’è stata una manifestazione del genere, dica ancora di non saperne niente? Dove sta la falla comunicativa?

Non possiamo certamente recriminare al festival di non fare pubblicità, che col budget a disposizione preferisce giustamente investire di più nella qualità artistica e musicale, che come abbiamo visto anche quest’anno non manca, piuttosto che in carta inutile e dispendiosa per l’ambiente.

Per cui, cari amici compaesani dell’Alto Reno e dintorni: qual è il modo migliore per comunicare con voi e fare sì che queste iniziative, che a posteriori dite che vi piacciono tanto, possano essere a vostra conoscenza e far sì che partecipiate?

C’è chi dice “ai posteri l’ardua sentenza”… Noi diciamo: a voi la sentenza.

E grazie ancora ad Alto Reno MusicAntica Festival!

Piero Sabattini

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