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CICLOTURISMO: Un giro in bici partendo da La Ca’ non è mai banale

Un giro in bicicletta partendo da LaCà non è mai banale. L’aria fresca del mattino, il profumo del bosco, l’acqua delle sorgenti che scorre nelle fontane, unico rumore di una giornata che ancora deve iniziare.

Ho ben preciso che giro voglio fare, zero Santuari, se ci riesco in questi 4 giorni di montagna, poche distrazioni nel pedalare, poche soste ma ben mirate, ben sapendo che il paesaggio mi fermerà più di quanto abbia programmato.

E succede subito infatti che io mi fermi.

Appena inizia la discesa verso Vidiciatico, al tornante del B’dllo, il sole appena sorto affianco a Monte Vigese e Montovolo mi ipnotizza e mi ammalia con il miracolo che ogni giorno si compie; la nascita di un nuovo giorno.

Scendo veloce verso Silla e poi verso Porretta, a Ponte della Venturina svolto a destra e seguo controcorrente come un salmone lo scorrere del Reno. Sedici gradi segna il termometro, è una vera goduria pedalare lungo questa valle meravigliosa, incastonata tra boschi incontaminati la cui storia si perde nei tempi.

La voglia di spingere sui pedali è tanta, curve e contro curve attraversano piccole borgate tra l’Emilia e la Toscana, Molino del Pallone, Randaragna, Case Boni , Setteponti, Pracchia, cerco di trattenermi e ci riesco fino a Ponte Petri, ma quando la strada si allarga e spiana, dopo l’incrocio per San Marcello metto giù un dente ed accelero, arrivando veloce allo strappetto che porta a Le Piastre.

Prima salita di giornata domata, lunga ma dolcissima merita la prima sosta calcolata alla fontana Campari.

È marchiata Campari ma sgorga acqua, ed è un bene perché cominciare con un alcolico alle 8 di mattino, in bicicletta, non è mai consigliabile. Questa fontana è una delle poche rimaste del marchio famoso nel mondo per i suoi aperitivi, ma agli inizi del 900 non era raro incontrarle in tutta Italia, un modo particolare e originale per farsi pubblicità.

Ci sono 16 gradi, Pistoia è dieci chilometri più sotto e un signore  con una Gravel è appena arrivato da lì. Mi dice che non si sta bene come quassù e mi chiede un consiglio per il proseguo verso Prunetta. Piccole chiacchere che fanno sempre piacere, e comincio a scendere verso Pistoia. Discesa velocissima anche se molto trafficata, Pistoia appare da quasi subito a valle avvolta nell’afa, più in là Prato e i primi palazzi di Firenze si faticano a vedere ma io so che sono là.

Arrivare in Piazza Duomo non è intuitivo come pensavo ma ci metto poco a capire come fare. Volevo vedere la piazza in una mattina in agosto ma non avevo calcolato che il mercoledì è giorno di mercato a Pistoia e che il turismo ormai fa arrivare ovunque e anche Pistoia ha tante opere d’arte, e non solo, da ammirare.

Ma la colazione è d’obbligo. Mi siedo al tavolo con il Duomo davanti a me, un caffettino e un cornetto ai frutti di bosco sono la giusta ricarica dopo metà giro.

I sedici gradi sono un caro ricordo che cerco di tenermi stretto mentre salgo sotto il sole della Porrettana che avvicina il termometro alla cifra 30.

Che bella strada che è la Porrettana, da entrambi i versanti è un’opera d’ingegneria che riesce ad esaltare la montagna che scala. Appena esci da Pistoia comincia a salire e non smette più, fino alla galleria del Signorino o ancora più in alto, dove sono diretto, al Passo della Collina. Fino al Signorino è un susseguirsi di oliveti, ville e agriturismi, la Toscana si vede e si respira in ogni curva. Dal passo la collina diventa montagna, Pistoia appare piccolissima, e bianca, finché la strada viene inghiottita dal bosco e l’ombra di una galleria di querce e castagni ostacola la vista ma allevia non di poco la fatica.

Collina è un passo, ed è anche un piccolo borgo, situato a 900 metri di altezza a soli 15 chilometri da Pistoia.  Case in sasso, villettine, una locanda che storicamente resiste ai cambiamenti del mondo.

Al Passo della Collina ci venivo quando la strada che sale dal versante Bolognese non esisteva praticamente più e la discesa verso il Signorino era anche quella non troppo agevole. Un dribbling continuo tra buche, crateri, tratti rotti che facevano affiorare le vecchie carraie e muretti dei ponti crollati che invadevano la vecchia carreggiata. Sembrava destinata a morire quella strada, uccisa dalla galleria e dalla nostra fretta di arrivare. Poi i lavori obbligati per la sicurezza della galleria hanno costretto la provincia di Pistoia a rimetterla in sesto, e ora è tornata a splendere nel suo tortuoso andare.

Andata dal Reno, discesa dal Limentra. Bella in salita la Porrettana, bella in discesa.

Porretta, Silla e terza ed ultima salita di giornata verso LaCà passando da Lizzano. Il sole cuoce, scioglie, non lascia più  scampo ad una veloce salita. A Le Fontane all’ombra di grandi alberi rinfresco le borracce e anche il corpo, una sosta che ferma il cronometro ma salva le mie gambe da una cottura assicurata. Lizzano e Vidiciatico brulicano di turisti, un piacere per la montagna vedere tanta gente che cerca i suoi tesori, sperando sappia apprezzarne la loro semplicità.

Un giro partendo da LaCà non è mai banale, anche se è solo per andare a fare colazione in centro a Pistoia.

 

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