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CASTEL DI CASIO (BO): Considerazioni sul risultato delle recenti elezioni

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“Scrivo ad un poco di distanza dalle elezioni di Castel di Casio avendo ritenuto giusto non avanzare considerazioni prima del voto anche in ragione di una più che benvenuta pluralità di liste la quale non può che fare piacere se pensiamo che veniamo da anni di “grandi coalizioni” contro natura, simbolo, queste ultime, di una disaffezione sconvolgente e di una mancanza di interesse (talvolta consapevolmente cercato ed ottenuto) nel ricambio generazionale politico locale.

Analizzando però le liste che si sono affrontate ed i relativi programmi occorre a malincuore sottolineare due aspetti. 
Il primo è che in alcune delle quattro compagini erano ancora presenti elementi davvero improponibili nel 2024; ex consiglieri che avevano già un lungo corso alle spalle nel 2004, anno in cui fui Assessore al bilancio nella Giunta Boldri (non sembra ma sono passati 20 anni!). Dove questi non erano presenti ne sono, in taluni casi, stati candidati parenti prossimi…il borgo è piccolo e si inciampa sempre nello stesso gradino probabilmente.
Il secondo aspetto attiene ai programmi. Campi da calcetto, parole come “monitoreremo”, “vigileremo”, “apriremo pagine social”… l’agricoltura montana vista ancora come un piccolo nido di tipicità localistiche utile a mala pena per sagre e fiere tristissime che si contendono lo stesso bacino di utenza da 40 anni per rimirare un tartufo e un formaggino sotto una teca di plexiglass. Nulla di prospettico, nulla di convincente, nulla di utile alla vita di tutti i giorni…non dico di innovativo ma almeno, appunto, utile (Strade? Ospedale? Uffici delocalizzati? Mezzi pubblici? Pulizia delle strade? Sviluppo dell’agricoltura professionale con recupero di campi e boschi a colture estensive? Un occhio alle agroenergie? Ecc). Una fiera della involuzione e della marginalità che crea davvero l’idea che comuni come Castel di Casio ed altri consimili non abbiano più ragione di esistere in quanto hanno declinato da tempo e pienamente al proprio ruolo di presidio di comunità nel nome di una autoconservazione che trova nella sistemazione familistica di qualche scolina l’unica propria ragion d’essere. Viva dunque i lavori pubblici e buon “stabilizzato” a Tutti (o meglio…ad alcuni!). 
Enrico Bittoto
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