Manca poco all’inverno e l’autunno non si è quasi presentato, ma la montagna è già pronta ad accogliere i mesi più freddi.
Il vento del Corno ha spogliato gli alberi, qualche coraggiosa foglia ha ancora la forza per rimanere attaccata ai rami, alla vita che gli ha dato il suo albero.
È solo questione di ore, forse di giorni, ma poi anche lei andrà a riposare nella distesa del bosco, coprendo qualche fungo dal freddo e dal gelo.
I castagni di Paolone sono tutti spogli e aprono la finestra alla valle del Panaro.
Un fiume di nuvole e nebbia ne dipinge i lineamenti, ne fa ritratto, dalla sua nascita fino a valle, laggiù dove non è ancora pianura ma se ne sentono già gli odori.
Poche case aperte a Cà Corrieri, e ancora tutti dormienti, mentre sulla Riva il sole dà il buongiorno dopo una notte di folate calde che hanno rubato una bellissima neve caduta il giorno prima.
Anche il Belvedere si sta svegliando, con più timidezza il sole lo accarezza lassù dove i ruderi dell’antico Castello riposano in pace dopo la devastazione tedesca.
Poco sotto, tra poco, anche Querciola sarà baciata dai baci caldi dei raggi di vita del sole, mentre noi a La Cà, dal Serretto a Cà Corrieri, dovremo aspettare ancora almeno un ora prima di poter esser scaldati da lui.
È la magia dell’inverno è la magia della mia montagna.
Non chiedetemi perché amo così tanto la mia montagna, è così.
Foto di Enrico Pasini