Ferguson – foto 1000cuorirossoblù
La sconfitta a Verona non ridimensiona la voglia di vedere il Bologna di Thiago Motta. Tifosi protagonisti anche domenica sera con la Juventus. Superata quota 29 mila presenze.Il Bologna e il “saliscendi” che non piace a tutti i tifosi. Basta entrare in un covo di sostenitori -o soffermarsi qualche ora sui social- per imbattersi in chi giustifica a priori le scelte dell’allenatore Thiago Motta e in chi muove critiche senza alcuna remora. Saliscendi che al momento non ha compromesso la classifica, anche se in avanti l’Atalanta (settima) stacca il Bologna di otto punti e dietro a due punti c’è la fila per conquistare l’ottavo posto: Udinese, Fiorentina e Torino più il Monza a tre punti.
Tutto questo si traduce in una accesa e “simpatica” diatriba fra tifosi: quelli stabilmente seduti sopra il “fatidico carro” e quelli che vi salgono a secondo del risultato acquisito. Diatriba ormai consolidata e parte integrante del momento attraversato dalla compagine rossoblù nell’era Saputo.
Al di là del saliscendi dei rossoblù, ci troviamo difronte a un dato inconfutabile: il ritrovato entusiasmo verso il Bologna, quello blasonato dei Sette scudetti e passa. Che piace ancora tanto fino al punto di risvegliare migliaia di anime assopite nel tempo per la “pochezza calcistica” propinata da un ventennio a questa parte.
Spieghiamo e sottolineiamo. Lo zoccolo duro dei supporters della squadra Felsinea c’è e ci saranno sempre, anche perché è nel Dna di questa città seguire il Bologna F.C., che un tempo faceva tremare il mondo e poi salito addirittura in Paradiso. Ed è grazie a loro, allo zoccolo duro della tifoseria, se da queste parti si riesce a fare ancora calcio a buoni livelli. Non è scontato e evidentemente i nostri avi hanno seminato bene.
Va però detto che non tutti amano la sofferenza e davanti a spettacoli più o meno discutibili si preferisce riscoprire altre modalità di svago. È fisiosologico e non bisogna farne un dramma. E centra poco la storia del carro, sul quale si sale solo se si vince, poiché non esiste un tifoso di serie A e di serie B, esiste il tifoso. E quello del Bologna – al di là di tutto- si scopre sempre più speciale.
Oggi quelle anime perse per strada sono ritornate a seguire il blasonato Bologna, soprattutto nel tempio di casa, lo storico “Dall’Ara”, protagonista di una media spettatori nella stagione in corso sopra ogni aspettativa: 21.500.
I tifosi, appunto, in parte protagonisti anche nella trasferta a Verona, in 4mila, in un venerdì sera e a cavallo di un ponte (con il 25 aprile), stimolante per migliaia di famiglie che hanno il sacrosanto diritto di cogliere l’attimo (fuggente) per staccare dalla rutinaria quotidianità.
I tifosi, dicevamo, che contro la Juventus assisteranno in massa il “Dall’Ara”: al bando solo tagliandi per la tribuna.
I tifosi, vecchi e ritrovati sotto un’ unica bandiera per sostenere i beniamini forgiati da Motta, quelli del nuovo corso post Mihajlovic. E a proposito di Sinisa è doveroso un inciso: lo striscione apparso in curva al “Marcantonio Bentegodi” è di un significato unico: ricordare quell’anima persa nel bel mezzo della malattia, uscito in permesso dal reparto di ematologia del “Seragnoli” per seguire i propri ragazzi alla prima di campionato. Correva il 25 agosto del 2019 e quell’immagine dell’uomo sofferente, toccato duramente dalla malattia, rimarrà indelebile nei nostri ricordi.
foto fantacalcio
Torniamo al Bologna “new deal” costruito da Motta, che non è una macchina perfetta e come tale ci sono giorni in cui il motore tentenna sin dai primi chilometri. A tratti ricorda la bella e affascinante Ferrari, non sempre competitiva.
A Verona, pur giocando e mantenendo per buona parte il pallino del gioco, non è mai apparso di poter far sua la partita poiché di fronte si è trovata una squadra affamata di risultato. Che arriva anche grazie a qualche episodio avverso, ma ciò è parte del gioco. Succede e succederà ancora.
Puoi preparare bene la partita finché vuoi, ma poi devi fare i conti con la realtà e in questo caso è rappresentata dall’avversario, entrato in campo per centrare l’obiettivo, uscire dalla zona calda della retrocessioni. Affermare che il Bologna non sia mai entrato in partita è forse esagerato, ma il Verona dell’ex Verdi ci ha messo anima e corpo per mettere in difficoltà i rossoblù. E il risultato finale l’ha premiato.
La formazione iniziale schierata da Motta ha fatto discutere e magari anche il cambio Soumarou-Schouten, come altre volte, ma serve poco pensare a recriminare.
Rimane il passo falso come è già successo con altre squadre oggettivamente inferiori (con Salernitana, Monza, Cremonese e forse dimentichiamo altre) e succederà ancora perché da qui alla fine del campionato mancano sette opportunità e non saranno passeggiate, a cominciare da domenica sera contro la Juventus, gara particolarmente sentita da queste parti.
Certo, sulla Juventus pende un verdetto nel verdetto (vedasi penalizzazione azzerata e processo da rifare) e chissà se la Giustizia sportiva chiuderà il cerchio in tempo utile prima della fine del campionato per non penalizzare chi, come il Bologna, corre per un piazzamento migliore: basti pensare alle squadre milanesi e all’Atalanta, le più penalizzate.
La sorte della Juventus condiziona in qualche modo la conclusione del campionato, ma ogni club, a cominciare dal Bologna, deve fare i conti con sé stesso. Per questo motivo i rossoblù devono badare al solido e fare la partita della vita contro la rivale Juventus. E se meriti ci saranno, sarà ampiamente ripagato. I tifosi ci credono. Ci creda anche il Bologna. Evviva.