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ALTO RENO TERME: Un “Don Giovanni” tempestoso

 

“Odi il tuon della vendetta che ti fischia intorno intorno: sul tuo capo, in questo giorno, il suo fulmine cadrà.” Così cantano i personaggi del Don Giovanni di Mozart nel finale atto I.

Ma oltre all’anatema sul libertino protagonista della storia, sembra più un ricordo fresco di quanto accaduto ieri pomeriggio (28 luglio ndr.) a Porretta Terme. Uno spaventoso nubifragio con tanto di grandine infatti ieri si è abbattuto sull’Alto Reno, con gravi danni e allagamenti. 

Ovviamente ci si chiederà cosa serve fare il bollettino meteo in un articolo che parla di musica.

É il dovuto preambolo per capire cosa sia avvenuto a livello scenico e registico durante la serata.

Infatti questo nubifragio, come annuncia lo stesso Lorenzo Giossi, regista e scenografo, in apertura della serata, ha letteralmente distrutto e compromesso l’intero apparato scenico e tecnico (per quello che riguarda le luci e le amplificazioni) preparato per la messa in scena. 

Quello che ieri il pubblico ha visto non è stata un’opera preparata quindi con settimane di lavoro, purtroppo andate perse a causa di questo evento eccezionale (ricordiamo che sono state addirittura abbattute alcune lastre di granito della gradinata del Rufus Thomas) ma una autentica ricostruzione da zero “in corso d’opera” (letteralmente) di una regia, dell’impianto scenico e delle luci. Il pubblico prima e durante lo spettacolo, o durante l’intervallo ha letteralmente visto costruire la scena da zero (informandoci in seguito sappiamo che hanno recuperato il recuperabile anche da altri vecchi impianti scenici del Giossi di vecchi spettacoli ancora in magazzino a Porretta, in pieno stile “EcoTeatro”, dove il riciclo è legge, e lo spreco è crimine). 

Ovviamente se non fosse per il panico nel regista, nel suo staff tecnico e nel cast l’idea di uno spettacolo che si costruisce davanti al pubblico sarebbe anche interessante. 

Giossi ha quindi ricostruito da zero uno spettacolo che si evolveva piano piano che lo stesso proseguiva, con indicazioni di regia che aleggiavano tra le quinte come un fantasma invisibile e muto per il pubblico. 

Il cast ha affrontato queste difficoltà con grande professionalità e lo spettacolo non ne ha certamente risentito. 

Andiamo quindi ad “esaminare” la squadra dei cantanti nei rispettivi ruoli: 

Massimiliano Cattellani, nel ruolo del Commendatore è stato un personaggio “letteralmente” granitico. Solido e saldo nel suo canto, con la sua tecnica ha realizzato un padre di Donna Anna monumentale, che ha letteralmente sovrastato nelle scene in cui era presente. Ogni volta che cantava con gli altri due bassi-baritoni (Giossi e Gallo) non perdeva mai della sua importanza e della sua presenza scenica, creando momenti assolutamente memorabili. Con i pochi movimenti, chiari e precisi realizzati ha saputo dare grande risalto al canto e al personaggio che spesso risulta bistrattato per le prime scene (duello e scena del cimitero). Cattellani invece ha realizzato un commendatore pieno e preciso in ogni momento.

Lorenzo Barbieri, nel ruolo di Masetto, merita una doppia menzione d’onore: la prima per la performance scenico-vocale, che vedremo a breve, la seconda per essere giunto all’ultimo secondo (due-tre giorni prima dello spettacolo) in sostituzione del titolare del ruolo infortunatosi. Barbieri si è quindi trovato già in una situazione “urgente” per la sostituzione, poi ulteriormente d’emergenza a causa del disastro metereologico e di quanto ha comportato. Barbieri però ha affrontato il ruolo in maniera precisa e decisa, realizzato un Masetto non da poco, non scontato e ben caratterizzato, sopratutto scenicamente, ma anche vocalmente senza sbavature e tecnicamente costante.

Maria Cara Maiztegui, una giovane e intraprendente Zerlina. Una contadina non sempliciotta o stupidina come in troppi realizzano, ma piccante al punto giusto e sveglia quel che basta per capire la pericolosità di Don Giovanni e di cosa avrebbe comportato cedere al nobiluomo. Il soprano argentino porta al pubblico porrettano una Zerlina quindi scenicamente molto arguta e precisa, mai sopra le righe o scontata. Vocalmente si sente la sua formazione da cantante barocca, sopratutto nella musicalità dei recitativi e nella precisione tecnica delle agilità. Un ruolo che la Maiztegui deve continuare a sviluppare per portarlo a livelli sempre più alti, date le potenzialità tecniche e vocali dimostrate così positivamente (ricordiamo che era per lei un debutto nel titolo mozartiano della serata). 

Giovanni Maria Palmia ci porta un Don Ottavio quasi eroico. Dalla presenza scenica assai differente dai soliti Don Ottavi “azzerbinati” alla moglie neo-orfana di padre. Non manca di far sentire la potenza del suo mezzo vocale al pubblico sia nei recitativi che nelle arie. Un Don Ottavio poetico, amante, ma anche protettivo e deciso: proprio come dice lui “hai Sposo e Padre in me”, due facce della stessa medaglia che Palmia rende in maniera ben chiara e solenne. 

Elisa Benadduce, nel ruolo di Donna Anna. 

Questo ruolo, insieme a quello di Donna Elvira sono sicuramente i due ruoli femminili più ardui a livello tecnico e vocale dell’opera (nulla togliendo a certe difficoltà nel ruolo di Zerlina). È molto interessante vedere come la Benadduce abbia affrontato ogni difficoltà in maniera molto seria e precisa, sapendo (anche appunto nei momenti di maggior “pericolo”) superare l’ostacolo e giungere alla meta. Una Donna Anna secondo ogni aspettativa di chi riveste il ruolo: una donna di nobili natali inconsolabile e distrutta dal dolore per l’uccisione del padre, ma tutto tramite il filtro della nobiltà e della pacatezza. Una donna Anna imperscrutabile e inaccessibile quella portata dalla Benadduce, che riesce a scavare a fondo nella psiche di chi ha perso qualcosa di così grande da non accorgersi neanche di chi solleverebbe il mondo per aiutarla (Il povero Don Ottavio, nda).

Renata Campanella affronta l’altra grande donna di Don Giovanni: DONNA ELVIRA.

Un ruolo dalle difficoltà tecnico-vocali ardue, un ruolo insidioso. Ma la Campanella (che noi ricordiamo in una trionfale Tosca a Porretta l’anno scorso), prende di petto il personaggio e lo rende talmente suo da non far accorgere neanche il più attento ascoltatore di quanto Mozart abbia reso impervio e difficoltoso il proprio personaggio. Renata Campanella realizza una Donna Elvira densa, decisa, carica di energie e amore, di odio e passione, fondata su una tecnica risultata infallibile. Porta con una carica meravigliosa questo personaggio così altalenante, così sfaccettato, dove il canto non riporta alcuna sbavatura o sfocatura. 

Luca Gallo è i co-protagonista della storia: Leporello. Per lui come per Marzio Giossi nel ruolo di Don Giovanni ci sarebbe tantissimo da dire, ma cercheremo di essere chiari e precisi. 

Gallo ci porta un Leporello maturo, cosciente di se e della sua situazione di servo, non un semplicione che cerca di imitare il padrone, ma qualcuno che è ben conscio di quanto Don Giovanni sia un effettivo “perfido, mostro, fellon, nido d’inganni, etc..etc..” (cit. Donna Elvira) e coscientemente ancora lo segua, per un solo motivo: i soldi (dimostrando invece un’ulteriore controsenso nel ruolo, visto che il Leporello stesso dice che lui non cede mai troppo al denaro). Gallo è scenicamente quindi una colonna, come il Giossi, che porta un Leporello fresco ma preciso, nuovo ma profondo, dal canto sempre costante e senza mai sbavature o caccole mal digeribili. 

Chiudiamo il “giro” del Cast quindi con il protagonista (o antagonista): MARZIO GIOSSI, nel ruolo di Don Giovanni. 

Il Baritono bergamasco porta un Don Giovanni quasi “scarpiano”,  dalla perfidia più totale, nera e oscura, ma anche dalla leggerezza che Mozart vuole dare al personaggio sia tramite la propria musica che al libretto dell’amico Da Ponte. 

Giossi realizza quindi un personaggio fiero, dagli sguardi truci e perfidi, ma anche dalla gestualità leggera e galante, il tutto coronato da una tecnica praticamente infallibile che non concede al suo personaggio mai una svirgolata o una perdita di fuoco. Un don Giovanni dalle mille sfaccettature ma dalla costanza e concentrazione sia tecnico-vocale che scenica. Saldo nei suoi principi come nel canto, il Don Giovanni di Marzio Giossi è l’autentica incarnazione dei “valori” che Mozart ha creato e inserito nel protagonista di questo capolavoro. 

Per quello che riguarda invece l’Orchestra sinfonica delle Terre Verdiane, diretta dal M°Stefano Giaroli accompagna il cast con un “canto” unico, saldo, che sin dalle note della sinfonia avvolgono l’intera arena, realizzando una cornice e un quadro allo stesso tempo.  Il Maestro Giaroli porta la sua orchestra e i cantanti in un Mozart monumentale ma leggero, dai mille chiaro-scuri musicali caratterizzati uno per uno in maniera costante e precisa. E lo stesso anche per il Coro Euridice (preparato dal M°Pierpaolo Scattolin) che in ogni singola scena è esattamente la famosa ciliegina che serve a coronare una stupenda (e gustosa) torta. 

Nota ulteriore di merito al M°Corradini Marcello Rossi, accompagnatore al cembalo, che ha realizzato dei recitativi di gusto e in pieno stile sempre leggiadri e mai appesantiti. 

Per quel che riguarda le scenografie e l’impianto luci abbiamo già detto tutto, non possiamo giudicare un’idea che si è azzerata e ricreata in corso d’opera. Sapendo quanto successo, e potendo ammirare i costumi rimasti fortunatamente intonsi da quanto successo, possiamo vedere come il regista e scenografo Lorenzo Giossi abbia ricreato una autentica scenografia e idea teatrale che però combaciava benissimo con i costumi di Ilaria Giossi veramente interessanti, fuori da ogni tempo ma che quasi ricordavano un tempo lontano senza ubicazione, un non luogo, un non costume, uno spazio infinito.

Quanto abbiamo visto è stato possibile unicamente grazie ad un immane lavoro e sforzo sia fisico che mentale da parte dei fratelli Giossi e dall’aiuto regista Giacomo Contro.  

Non vogliamo parlarne oltre, ma sicuramente il successo di ieri sera (28 luglio ndr.)  con quasi 200 persone di pubblico parla da solo, anche a ringraziamento del suddetto sforzo epico compiuto non solo da Lorenzo e Ilaria Giossi, e da Giacomo Contro, ma anche da tutto lo staff dell’associazione che ha aiutato a far tornare operativa l’arena e realizzare lo spettacolo:

Marco Ogliosi, il tecnico luci e i volontari dell’associazione: Andrea Tampieri, Luciano Scuda, Andrea Contro, Rosa Gimorri, Franca Carboni, ecc.

 

Piero Sabattini      

Foto di Ilaria Giossi

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