Ed è stato così, che un bel mattino, quando ancora il caldo non era oltre l’apice della sua sopportazione ed anzi ancora sono solidi i ricordi di una piacevolissima brezza di fine primavera, ero in auto e mi accingevo ad una avventura fotografica verso i sentieri del Corno alle Scale.

Una volta terminato, decido di continuare lungo la strada che arriva poi a Fanano e, improvvisamente, lo sguardo rimane catturato in maniera istantanea da una piccola torre rocciosa dal tetto appuntito, che svetta fieramente sulla sommità di una collina.

“Ma che cos’è quella bellezza?” mi chiedo, ovviamente.

La decisione di andare a vedere il tutto più da vicino è pressoché esente da qualsiasi dubbio e così decido di girare l’auto, tornare indietro di un paio di chilometri e scendere già per una piccola strada asfaltata che parte dalla provinciale, seguendo le indicazioni per Rocca Corneta.

Una volta giunto sul posto, mi fermo anche ad ammirare l’imponente e bellissima chiesa dedicata a San Martino di Tours, restaurata in tempi recenti, ma chiaramente risalente a tempi antichi, come scopro poi curiosando sulle varie notizie in rete.

Tuttavia, la mente rimane focalizzata alla torre sulla collina vista poco fa, pertanto decido di incamminarmi con decisione lungo il sentiero CAI, di breve durata anche se abbastanza ripido, che sale lungo la cresta, mentre cerco la posizione giusta per scattare qualche foto alla maestosa sentinella di pietra che domina il territorio.

Inevitabilmente, come sempre mi succede quando percorro luoghi come questo, la fantasia galoppa senza alcun freno e percorro il tempo a ritroso, immaginando l’importanza di quella torre nelle ere passate (scopro che è stata edificata nel XIV sec.).

Importanza militare e commerciale sicuramente, soprattutto per la posizione di collegamento tra Emilia Romagna e Toscana.

Ma la fantasia del sottoscritto si immagina anche storie mai esistite, mentre la meta si fa sempre più vicina: guerrieri medievali che, coraggiosamente e armati di tutto punto, protetti da armature, andavano a stanare il malvagio despota di turno asserragliato nella rocca con il suo gruppo di fedeli o ancora un coraggioso eroe solitario, deciso a liberare la sua bella dalle grinfie di un folle pretendente che l’aveva rapita e imprigionata in quel luogo arduo da espugnare.

Tante storie che mi accompagnano lungo il cammino, ma che spariscono improvvisamente, quando il cuore batte forte e la mente si focalizza sul gigante scuro che, finalmente, si staglia pochi metri davanti a me e sembra osservarmi con una punta di severità, onde scoprire se sono davvero degno di essere al suo cospetto.

Le foto sono numerose e l’eccitazione ne fa venire alcune sfocate, ma il tempo è tutto dalla mia parte, non c’è problema.

Ne faccio tante altre, per poi prendermi una piccola parentesi per me, osservando tutto ciò che mi circonda e felice di essere da solo, per meglio assaporare quel senso di libertà e l’aria che mi attraversa e accarezza il viso e mi induce a chiudere gli occhi e lasciarmi andare al silenzio.

Fotografo il panorama più e più volte, per poi decidere di aggirare la torre, scoprendo con una piccola punta di rammarico che l’unica porta è chiusa e mi è quindi impossibile raggiungere e vedere dall’interno il campanile.

Pazienza. Per essere stato un viaggio improvvisato, è stato più che soddisfacente ed è con gratitudine che mi appresto a ridiscendere, facendo la dovuta attenzione e non prima, non mi vergogno a dirlo, di essermi esibito in un inchino per ringraziare quel magnifico luogo di avermi accolto con benevolenza.

Un altro tesoro incantato, un altro momento magico di un Appennino che incanta sempre e comunque, in qualsiasi stagione e Rocca Corneta è certo un altro luogo nel quale tornerò, per esplorarlo al meglio, anche perché ho visto che di lì partono tanti altri sentieri, che mi hanno detto essere davvero suggestivi.

Saluto la torre da un’ultima, veloce, visione lungo la strada verso casa e ancora mi lascio affascinare da come il suo potere e la sua importanza sembrino focalizzare su di essa colline, nuvole e qualcosa di ancora più elevato.

 

Foto di Fabrizio Carollo

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