Questa volta, il mio girovagare mi ha portato al confine tra Emilia Romagna e Toscana (il cartello stradale parla chiaro!) e più precisamente al paesino di Moraduccio, vicino al fiume Santerno, dopo un suggestivo viaggio tra le campagne che congiungono Imola al Passo della Futa.
E’ passato un bel po’ di tempo da questa esplorazione e ricordo bene come fossi emozionato all’idea di visitare questo luogo, che avevo tanto cercato in rete e la cui storia mi aveva affascinato sin dal principio.
Forse, all’epoca, avevo un occhio molto più dedito all’emozione e meno all’analisi dei fatti e della storia dei posti che l’Appennino offriva, scegliendo scatti decisamente più impulsivi ed emozionali, senza studiare troppo le inquadrature o la luce.
Non so se sia stato un bene o un male evolvermi fotograficamente e scegliere con maggior cura e professionalità le immagini da proporre. Direi entrambe le cose, perché magari oggi riesco a rendere meglio l’identità dei luoghi che visito, ma è altrettanto vero che, nelle foto del passato, colgo ancora adesso un’emozione che la maggior accuratezza e pignoleria dell’età adulta hanno un po’ smorzato.
Il borgo abbandonato di Castiglioncello rimane una delle mete alle quali sono più affezionato, non posso negarlo.
Già soltanto il momento in cui, scendendo dall’auto, lo sguardo si è fermato sulla maestosità del gruppo di case arroccato sulla collina, beh… vi posso assicurare che fu un brivido unico.
Castiglioncello è un luogo estremamente visitato, specie nei mesi estivi, merito anche del fiume Santerno sottostante, che fornisce refrigerio ai tantissimi che scelgono di adagiarsi sulle sue sponde, godendo del sole e di un piccolo bagno ristoratore, ma anche del fragore della vicina cascata del Rio dei Briganti.
Salendo la ripida stradina, si raggiunge l’agognato gruppo di case che ancora vengono osservate con attenzione ed una parvenza di severità dal campanile della sottostante chiesa di SS. Giovanni e Paolo.
Un luogo di silenzio e storia, dove il tempo è trascorso inesorabile, lasciando evidenti segni e portando l’inevitabile distruzione e crolli di alcune delle case in pietra, che comunque mantengono un fascino immortale, così come le viuzze che la natura non ha cancellato completamente e si percorrono a bocca aperta, lasciando che la mente corra alle storie delle vite di una comunità rurale, che ha inevitabilmente scelto di recarsi a valle, per accedere più facilmente alle maggiori vie di comunicazione dell’epoca.
Ritenuto di grande importanza commerciale e militare, Castiglioncello vide però tale primato scemare nei secoli, fino a risultare completamente abbandonato già dal secondo dopoguerra e non avendo mai potuto contare, tuttavia, su una comunità dal numero elevato.
Una visita è comunque d’obbligo, per tutti gli appassionati di storia e per chi, come me, ama perdersi in luoghi che raccontano e conservano memoria di tempi lontani.
Un’atmosfera che si respira tra le mura in pietra che reggono ancora fortemente il vento e le intemperie, così come gli anni che passano.
Un luogo intenso, fatto di angoli in cui la luce penetra in maniera particolare, regalando sensazioni fantastiche e rendendo fieri di poter essere ancora testimoni di tutto questo.
Un luogo che la natura ha ripreso, anche se non completamente, dal quale è meraviglioso lasciarsi rapire per qualche ora, mentre il sole tramonta e il concerto di colori caldi accarezza le mura, le finestre, il campanile e tutto ciò che un tempo è stato, mantenendo questo borgo un vero e proprio gioiello per la mente ed il cuore.
Foto di Fabrizio Carollo