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APPENNINO: Forti critiche nei confronti del servizio RAI

 

Mercoledì scorso (25/11) è andato in onda su RAI 2  un servizio giornalistico sul tema “Covid -19 e Appennino” che ha suscitato molte critiche in tutto il territorio, dai politici ai residenti, dagli amministratori locali agli imprenditori.  Da appenninico quale sono e buon conoscitore della realtà di tutto il territorio, ritengo che non siano stati fatti giudizi obiettivi e reali, ma anzi siano stati anche usati termini non consoni al passato ed al presente dei centri grandi e piccoli dell’Appennino.

Ho ricevuto vari commenti che pubblicherò su queste colonne iniziando dagli Amministratori locali. Le loro osservazioni sono da me condivise pienamente

Mario Becca

 

“Il disappunto dei sindaci dell’Appennino bolognese contro il servizio del Tg2 sulla situazione della media e alta valle del Reno

“Gentile Direttore,

siamo i Sindaci dei Comuni dell’Appennino bolognese chiamati in causa dal servizio realizzato da Vincenzo Frenda e andato in onda sul Tg2 del 25 novembre, nell’edizione delle 13.

Sollecitati anche da decine e decine di cittadini e associazioni del nostro territorio, vogliamo segnalarle come il servizio non sia assolutamente rispondente alla realtà dei fatti.

Annunciato dalla conduttrice come reportage sulle difficoltà delle località montane ai tempi del Covid, il servizio parla della situazione che stiamo vivendo sul territorio appenninico in modo assolutamente superficiale e parziale, delineando un quadro dei fatti impreciso e confuso.

Ad alimentare la poca chiarezza contribuisce anzitutto l’uso decisamente inappropriato di alcune espressioni. Il servizio si apre etichettando l’Appennino come “la dorsale degli onori e degli orrori”: una definizione che lascia alquanto perplessi, il termine “orrori” poi è decisamente infelice e quantomeno avrebbe dovuto essere precisato e contestualizzato.

Si prosegue dicendo che a Sasso Marconi “è più facile credere nella scienza che sconfiggerà il Covid”, come se credere nella scienza fosse un aspetto di cui stupirsi.

Successivamente si parla “dell’inferno di Marzabotto”. È vero che nel 1944 Marzabotto ha subito le atrocità perpetrate dai nazifascisti, ma non è corretto ed è offensivo definire Marzabotto un inferno.  Marzabotto è un paese che non ha davvero nulla di infernale. È un comune in espansione, impegnato in processi di crescita economica, turistica e culturale, nel quale durante l’emergenza, grazie alla sinergia tra volontariato e Comune si è attivata una rete virtuosa di supporto alla popolazione, che ha permesso di affrontare il periodo drammatico che abbiamo vissuto e stiamo vivendo sentendo il supporto e il calore di una coesa comunità solidale.

“Più avanti c’è Gaggio Montano, il polo industriale che dava lavoro a tutta la montagna”. Dati alla mano, sarebbe stato più corretto dire “dà lavoro” a tutta la montagna. Non si registrano, infatti, particolari emergenze occupazionali, compatibilmente con la congiuntura figlia della crisi del 2008, che sappiamo bene sia difficile per tutti.

“Gli operai sono andati via, i negozi hanno chiuso; qui la fame è arrivata prima del virus”. Anche in questo caso le informazioni fornite – e le parole utilizzate, a nostro avviso quantomeno ardite – non sono affatto veritiere. L’autore del servizio, già presente su questo territorio nel 2015, ai tempi della crisi Saeco (azienda leader nel settore del caffè domestico) dovrebbe ben sapere che quella complessa vicenda venne risolta grazie a un accordo che costituì un modello per la soluzione di altre vertenze sindacali. L’azienda fu salvata e i lavoratori in esubero vennero assorbiti, nella quasi totalità, dal tessuto economico locale. Sul territorio sono infatti presenti eccellenze imprenditoriali di caratura internazionale, come Piquadro (pelletteria di lusso), Caffitaly (caffè in capsule e macchine per caffè), Palmieri Forging e Palmieri Tools (componenti per macchine escavatrici), Metalcastello (metalmeccanica), Filatura Papi Fabio (filati di pregio dal 1800), Bottonificio Lenzi (bottoni per alta moda), FAR (microfusioni), Officine F.lli Cinotti (Ingranaggeria) ecc.: tutte aziende leader nei rispettivi settori.

In questo elenco virtuoso vale la pena di inserire anche le storiche Terme di Porretta che, dopo anni di difficoltà, si stanno avviando verso il rilancio, e il Corno alle Scale, una delle principali stazioni sciistiche dell’intera dorsale appenninica. A proposito dei negozi, pur riconoscendo le difficoltà che sta attraversando oggi il commercio di vicinato, possiamo rilevare che nel rapporto chiusure/aperture il nostro bilancio è quantomeno in pareggio. Possiamo poi garantire che dalle nostre parti nessuno corre il rischio di “soffrire la fame”, in quanto il reddito pro capite è perfettamente in linea con la media regionale.

Si continua parlando, in modo breve e confuso, dell’Ospedale di Porretta, nosocomio inaugurato nel 2010, che in questi anni ha visto un importante potenziamento dei suoi servizi: eccellenti professionisti che hanno iniziato a lavorarci, elisoccorso h. 24, un ambulatorio per effettuare i tamponi e una modernizzazione della strumentazione medica, resa possibile grazie anche a donazioni di privati, a testimonianza dell’importanza che questa struttura riveste per la comunità. Non a caso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Porretta e la sua Unità Chirurgica sono le uniche, insieme all’Ospedale Maggiore, a funzionare con regolarità in tutta l’AUSL Bologna. E’ inoltre importante ricordare che a Vergato è attivo un Covid Center presso la Casa della Salute (incomprensibilmente ignorato nel vostro reportage) in cui i cittadini possono ricevere assistenza specifica e intensiva senza doversi spostare a Bologna.

I nostri cittadini possono quindi contare su un’assistenza medica sia Covid che extra Covid, anche per interventi chirurgici di livello medio alto, senza dover raggiungere la città di Bologna. Il servizio in questione fornisce pertanto una visione dei fatti fuorviante su un argomento delicato come quello dei servizi sanitari, generando un inutile allarme negli ascoltatori e nei cittadini, oltre ad offendere l’eccellente lavoro di medici e personale sanitario. Non c’è bisogno di evidenziare come questa modalità sia pesantemente censurabile a livello deontologico, soprattutto perché stiamo parlando del servizio pubblico.

Per finire, il reportage si chiude parlando di “strade sempre più piccole che si arrotolano in tornanti e conducono a paesi sempre più remoti, dove è difficile raggiungere gli ospedali”. Anche in questo caso si tratta di inesattezze, poiché la viabilità che collega i nostri centri abitati con il capoluogo regionale e i servizi essenziali presenti sul nostro territorio è sì (evidentemente) tipica delle zone di montagna, ma non presenta particolari complessità né criticità.

Ci sembra pertanto che lo spaccato che emerge dal servizio non solo non corrisponda al vero, ma possa provocare un danno d’immagine importante al territorio appenninico, soprattutto in una fase in cui il nostro impegno è rivolto non solo a superare l’emergenza in atto, ma a produrre processi di sviluppo e di crescita da cui ci aspettiamo risultati significativi per la qualità della vita di chi vive in queste zone. Un impegno confermato da una serie di risultati positivi, che non possono essere smentiti: è un dato di fatto, ad esempio, il rinnovato interesse per il territorio appenninico da parte di turisti ed escursionisti che, non più tardi di qualche mese fa, hanno (ri)scoperto numerosi la bellezza e la ricchezza culturale e ambientale di questi luoghi.

Non abbiamo mai esitato, nel nostro ruolo di amministratori, a sollecitare risposte sulle questioni non ancora risolte e a criticare quando necessario, ma non possiamo accettare che il servizio pubblico nazionale mandi in onda un servizio giornalistico che, offrendo una ricostruzione dei fatti estremamente parziale e per nulla aderente alla realtà, contribuisca a delineare un’immagine completamente distorta del nostro territorio. Un territorio che negli anni ha fatto importanti passi in avanti, dal punto di vista dei servizi offerti ai cittadini, dei livelli occupazionali, delle infrastrutture esistenti, della tutela dell’ambiente e dello sviluppo in chiave turistica.

Scriviamo queste righe non per difendere il nostro lavoro, che sarà giudicato dai cittadini, ma per tutelare l’impegno delle tante imprese, associazioni e anche di singoli cittadini che lavorano con noi animati da senso di appartenenza e amore verso le proprie comunità. E’ soprattutto per loro che dobbiamo ristabilire la verità.

Confidando nell’opportunità di una replica, cogliamo l’occasione per porgere i più cordiali saluti.”

 

Giuseppe Nanni

Sindaco di Alto Reno Terme

Maurizio Fabbri                Sindaco di Castiglione dei Pepoli

Maria Elisabetta Tanari   Sindaca di Gaggio Montano

Valentina Cuppi               Sindaca di Marzabotto

Alessandro Santoni        Sindaco di San Benedetto Val di Sambro

Roberto Parmeggiani     Sindaco di Sasso Marconi

 

 

 

 

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