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Nel 1945, al termine della seconda guerra mondiale, scoppiò la Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti, e la Germania fu il territorio di questa guerra che sarebbe durata fino agli anni ottanta.
A quell’epoca la Germania era occupata dai vincitori della guerra e divisa in quattro zone. L’Unione Sovietica cominciò immediatamente a ricostruire la “sua” parte della Germania secondo i propri piani. Durante la guerra, infatti, aveva pagato il prezzo più alto in vite umane e risorse economiche e per questo chiese un risarcimento notevole alla Germania. Intere fabbriche, tra cui quelle più importanti, furono portate in Russia, ingenti quantità di materie prime furono pretese per anni come pagamento dei danni della guerra. In questa maniera Stalin si creò molti nemici in Germania, compromettendo l’immagine dei russi come “liberatori dal nazismo”. Gli americani, a loro volta, avevano capito che in tale Guerra Fredda avevano bisogno di alleati in Germania. Così cominciarono ad organizzare aiuti consistenti in migliaia di pacchi con generi alimentari, medicine e vestiti che arrivarono in Germania nei primi anni del dopoguerra. Più che un aiuto materiale si trattava di un segnale politico, infatti gli americani, dopo essere stati nemici dei tedeschi volevano dimostrare il contrario.
Fin dall’inizio, gli americani cercarono di unire la loro zona a quelle occupate da inglesi e francesi, con l’intenzione di rafforzare la propria posizione contro la zona occupata dai russi. Pochi mesi dopo la fine della guerra, la divisione della Germania era diventata praticamente inevitabile, anche se mancavano ancora 4 anni fino alla definitiva separazione avvenuta nel 1949. In realtà nessuno voleva veramente una Germania unita, nonostante le parole contrarie di tutti gli alleati. Così, la divisione accontentò un po’ tutti, a parte i tedeschi, e creò meno problemi nella gestione della Germania vinta che era diventata oggetto della Guerra Fredda e non aveva ancora né la forza, né la reale possibilità di sottrarsi al dominio e alla concorrenza delle due superpotenze USA e URSS. La “DDR” (Deutsche Demokratische Republik” – Repubblica Democratica Tedesca) ad est era sotto l’influenza dell’Unione Sovietica e la “BRD” (“Bundesrepublik Deutschland” – Repubblica Federale della Germania) ad ovest, sotto l’influenza degli Stati Uniti. Sul piano economico, la Germania occidentale visse negli anni ‘50 un fortissimo boom, erano quelli gli anni del cosiddetto “Wirtschaftswunder” (miracolo economico). Con l’aiuto dei soldi americani, la Germania Federale riuscì velocemente a diventare nuovamente una nazione rispettata per la sua forza economica. La parte orientale, invece, faceva molto più fatica a riprendersi, svantaggiata all’inizio dalle pesanti richieste economiche fatte dall’Unione Sovietica e per la mancanza di aiuti paragonabili a quelli che riceveva la parte occidentale. Inoltre, la rigida struttura di pianificazione nazionale dell’economia non favorì lo stesso sviluppo come nella parte occidentale del paese.
Più i due paesi si stabilizzavano a livello politico, più si facevano sentire le differenze per quanto riguardava lo standard di vita. In quegli anni il confine tra est ed ovest non era ancora insuperabile e per tutti gli anni ’50 centinaia di migliaia di persone fuggivano ogni anno dall’est all’ovest. Si trattava per la maggior parte di giovani sotto i 30 anni e, spesso, persone con una buona formazione professionale: laureati, operai specializzati e artigiani, che all’ovest si aspettavano un futuro più redditizio e più libero. Questo continuo dissanguamento stava diventando un serio pericolo per la Germania dell’est ed era un’ulteriore causa delle difficoltà economiche di questo stato. Nelle prime ore del 13 agosto del 1961 le unità armate della Germania dell’est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest e iniziavano a costruire un muro insuperabile che avrebbe attraversato tutta la città, che avrebbe diviso le famiglie in due e tagliato la strada tra casa e posto di lavoro, scuola e università. Non solo a Berlino, ma in tutta la Germania il confine tra est ed ovest diventò una trappola mortale.
I soldati della DDR ricevettero l’ordine di sparare su tutti quelli che cercavano di attraversare la zona di confine che, con gli anni, fu attrezzata con mine anti-uomo, filo spinato alimentato da corrente ad alta tensione, e addirittura con impianti che sparavano automaticamente su tutto quello che si muoveva. Bloccato quasi completamente il dissanguamento economico dello stato, negli anni ‘60 e ‘70 la DDR visse anch’essa un boom economico. Tra gli stati dell’est diventò la nazione economicamente più forte e i tedeschi, sia all’est che all’ovest, cominciarono a rassegnarsi alla divisione. Di riunificazione si parlava sempre meno e solo durante le commemorazioni e le feste nazionali.
L’arrivo di Gorbaciov come leader dell’Unione Sovietica e le crescenti difficoltà politiche ed economiche dei paesi dell’est e specialmente della DDR furono due fattori determinanti alla riunificazione delle due parti con la “Perestroika”, cioè la radicale trasformazione della politica e della economia e con la “Glasnost”, che doveva portare alla trasparenza politica. Decisiva per gli eventi che portarono alla caduta del muro fu la decisione di Gorbaciov di lasciare libertà agli altri paesi del Patto di Varsavia, promettendo di non intromettersi più nei loro affari interni. I dirigenti della DDR videro questo processo prima con un certo imbarazzo e poi con crescente resistenza. In Polonia e in Ungheria, dove la crisi economica e le spinte per una riforma erano più forti, la politica di Gorbaciov trovò più amici anche tra i governanti. Più arrivavano dall’URSS e dagli altri stati dell’est notizie di riforme economiche e democratiche, e più la popolazione della DDR chiedeva di fare lo stesso nel loro paese, più i leader della DDR si chiudevano a ogni richiesta del genere. Lo stacco tra popolazione e governo diventò un abisso ma la reazione più diffusa tra la gente era ancora la rassegnazione. Alla fine degli anni ’80, la DDR era, o almeno sembrava, economicamente abbastanza forte, l’apparato statale sembrava indistruttibile e così nessuno poteva prevedere il crollo verticale che nel 1989 sarebbe avvenuto in pochissimi mesi. Ogni tentativo di lasciare la DDR in direzione ovest, equivaleva ancora a un suicidio, ma nell’estate del ’89 la gente della DDR trovò un’altra via di fuga: erano le ambasciate della Germania Federale a Praga, Varsavia e Budapest il territorio occidentale dove si poteva arrivare molto più facilmente.
Cominciò, così, un assalto in massa a queste tre ambasciate che dovevano ospitare migliaia di persone stanche di vivere nella DDR. Ma il colpo di grazia all’esistenza della DDR arrivò quando l’Ungheria, il 10 settembre del 1989, aprì i suoi confini con l’Austria. Ora, la strada dalla Germania dell’est all’ovest (attraverso l’Ungheria e l’Austria) era libera! Il flusso di persone che arrivò nella Germania dell’ovest attraverso l’Ungheria e l’Austria aumentò di giorno in giorno, nella DDR crescevano le proteste e la gente si fece più coraggiosa. Ogni lunedì a Lipsia decine di migliaia di persone manifestavano contro il governo e le manifestazioni erano sempre più affollate, anche se fare ciò era un grande rischio, dato che il regime aveva ancora il pieno controllo della polizia, dell’esercito, dei servizi segreti e dell’intero apparato repressivo. Ma anche l’ultimo tentativo da parte del governo della DDR di salvare il salvabile, cioè il cambiamento dei vertici del partito comunista e del governo non servì a nulla. Quando la sera del 9 novembre un portavoce del governo della DDR annunciò una riforma piuttosto ampia della legge sui viaggi all’estero, la gente di Berlino est la interpretò a modo suo: il muro doveva sparire subito. Migliaia di persone si riunirono all’est davanti al muro, ancora sorvegliato dai soldati, ma migliaia di persone stavano anche aspettando dall’altra parte del muro, all’ovest, con ansia e preoccupazione. Nell’incredibile confusione di quella notte, qualcuno, ancora oggi non si sa esattamente chi sia stato, dette l’ordine ai soldati dei posti di blocco di ritirarsi e, tra lacrime ed abbracci, migliaia di persone dall’est e dall’ovest, scavalcando il muro, si incontravano per la prima volta dopo 29 anni. Il muro era caduto anche se esistevano ancora due stati tedeschi con sistemi politici ed economici completamente diversi. Le leggi, le scuole, le università, tutta l’organizzazione della vita pubblica era diversa. La riunificazione era di colpo diventata possibile, ma nelle prime settimane, dopo il 9 novembre dell’89, nessuno sapeva ancora come realizzarla.
Tutti, anche i più ottimisti, prevedevano un periodo di alcuni anni, ma ancora gli eventi stravolsero tutti i progetti. Adesso la libertà tanto a lungo desiderata c’era, ma mancava il benessere e la gente all’est non voleva più aspettare: infatti, dopo la caduta del muro il flusso dall’est all’ovest non diminuì, anzi aumentò di colpo e di nuovo si poneva il problema di un dissanguamento dell’est, di nuovo erano soprattutto i giovani che volevano tutto e lo volevano subito. Nella DDR cominciò a regnare il caos. Già dopo pochi mesi la riunificazione non era più una possibilità, ma una necessità, era diventata l’unico modo per poter fermare il degrado amministrativo e politico all’est. Riunire due stati non è facile e nel caso della Germania si doveva considerare anche il fatto che la DDR faceva ancora parte di un sistema di sicurezza militare con l’Unione Sovietica e che anche la Germania Federale non poteva agire senza il consenso degli ex-alleati della Seconda Guerra Mondiale. Questo rendeva la riunificazione un problema internazionale. Solo dopo trattative non facili tra Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia e Gran Britannia e dopo il “sì” definitivo di Gorbaciov, la strada per la riunificazione era libera. Il modo in cui alla fine i due stati vennero unificati era dettato più dalla fretta che da considerazioni ragionevoli, ma probabilmente non c’era altra possibilità. Infatti, il 3 ottobre del 1990, i due stati non furono riuniti, ma uno dei due, la DDR, si sciolse terminando di esistere e le sue regioni vennero annesse in blocco alla Repubblica Federale.
A cura di Rosalba Angiuli