CALCIO: “Curva Andrea Costa” – Perchè non gioca Musa Juwara?

Un bilancio di fine stagione

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Riprendiamo la rubrica sulla Serie A del calcio curata dal giornalista  Diego Costa:

 

Perchè non gioca Musa Juwara?

E’ stato l’ultimo tormentone della stagione appena conclusa, in casa rossoblù. Al punto da fare esclamare un rotondissimo “socmel” persino a Sinisa Mihajlovic. Usiamo questa immagine per commentare la stagione appena finita. Stagione incredibile, nell’accezione seria del termine. Ma ci pensate se… solo un anno fa ci avessero detto che saremmo andati incontro a un’annata così? La rivelazione drammatica dell’allenatore, la commozione per la sua ammissione in conferenza stampa, il coraggio con cui, in piena terapia, a sorpresa arriva a Verona per la prima di campionato… E poi, dopo la convalescenza e la sua assenza forzata, il terremoto mondiale, la quarantena, lo stop al campionato, un mese di calcio fuori controllo, come se i calciatori fossero palline di un flipper impazzito. TILT!

Bene sarebbe usare la maggiore prudenza possibile nell’esprimere giudizi affrettati. Il campionato del Bologna, come quello di tutte le altre squadre, è stato doppio. Uno con tutta la programmazione possibile, figlio della professionalità e delle scelte di uno staff intero. E poi un secondo, guardando in alto, e pensando: voglia il Cielo che…

Sarebbe potuto accadere tutto e il suo contrario, obbligati a giocare una partita ogni tre giorni per un mese intero.

Perchè lo scrivo? Perchè questa parte finale va presa con le molle. Ha detto tutto e pure assolutamente nulla. Conta qualcosa? Conta sì, soprattutto dovrebbe consigliare prudenza. E’ finita e subito ci ributtiamo nel calciomercato con tutti i desiderata, con i promossi e i bocciati. Calma! Prendete fiato.

 

Perchè non gioca Juwara?

Ho scritto all’inizio. Il ragazzino cambiano è stata una gran bella sorpresa al torneo dei bar di fine stagione. Bravo. Da preservare, da tutelare, da non gettare nell’area prossimamente. Uno con le sue caratteristiche e con la sua voglia adolescenziale non poteva che finire in vetrina. Quando il calcio tornerà alla normalità, una partita alla volta per settimana, massimo due ma come eccezione, Musa avrà il doppio delle difficoltà avute in questo mese impazzito. Deve strutturarsi fisicamente per poter affrontare avversari grandi e grossi, attardati nelle sollecitazioni continue, ma certamente più agguerriti in condizioni di calcio normale.

Lo prendiamo come paradigma, attenzione. Ben felici della sua crescita ed eventualmente di sbagliarci.

E’ stato un campionato buono? Il risultato è stato al di sotto delle aspettative?

Certo si potevano fare punti in più, ma anche punti in meno. Non bisogna guardare alla singola puntata, il gol in extremis del Parma, per esempio, perchè gli episodi si elidono. Raggiunta la salvezza con largo anticipo, il Bologna è stato – come tutte le squadre – in balia dei marosi, quelli del mare dell’Imprevedibilità. Il Cagliari con Nainngolan o senza Nainngolan? Vale anche per il Bologna, gli infortuni non si possono mai mettere in preventivo, se poi vanno a inficiare il reparto più labile, ecco che…

E’ stata una stagione che ha messo davanti alla nostra strada tanti imprevisti, che ha posto davanti al gruppo un impegno importante da affrontare: quello di dimostrare di “essere un gruppo”. Missione compiuta, possiamo tranquillamente dirlo. La serie “Io e il Bologna” è stata ricca di soddisfazioni, di orgoglio: non abbiamo mai mollato, abbiamo inseguito gli obiettivi fino all’ultimo secondo, è stato un bel messaggio inviato. Le foto nello spogliatoio, a missione compiuta, non sono semplicemente una ragazzata, ma il chiaro e netto segnale di aver potuto godere di un clan affiatato, unito, compatto: nel bene e nel male. E quando dico male, intendo anche mandarsi reciprocamente a spendere in campo, per poi ritrovarsi a bere una birra al bar, insieme.

Se Mihajlovic ha alla fine fatto un bilancio positivo, uno come lui, sincero fino all’eccesso, non lo dobbiamo improvvisamente considerare un cambio di rotta. E’ quel che pensa veramente. E pure i suoi desiderata per il torneo prossimo venturo, rappresentano obiettivi possibili, non chimere. Il desiderio di rimpolpare la squadra nei ruoli più esposti, la difesa innanzitutto, esprime un vero interesse per una crescita. E crescere, sebbene la piazza frema, a volte significa confermare, anche chi non ha fatto proprio bene, vuol dire dare tempo a chi ha talento ma non ha ancora raggiunto la piena maturità. La pazienza rende forti. Ci sono esempi celeberrimi, di pazienza: il Batistuta della prima stagione a Firenze era ospite fisso di quella rubrica satirica di “Mai dire gol” che culminava con incredibili gol mancati, amplificati dal suono di vetri infranti. Julio Cruz, detto il Jardinero, appena arrivato sembrava un pesce fuor d’acqua, più un rifinitore che un centravanti. Ci volle tutta la saggezza della società del presidente Gazzoni per tenere a freno i frementi e dare tempo al tempo: Cruz sbocciò meravigliosamente e divenne l’attaccante di caratura internazionale che è stato.

Non si chieda quindi di fare una rivoluzione, a una squadra che ha trovato l’equilibrio tra giovani emergenti e guida espertissime, le migliori in circolazione. In difesa, la stagione di Danilo – spesso dimenticato – è stata a mio avviso eccellente; a centrocampo, il Medel post lockdown è tornato l’utilissimo factotum che ha fatto fortune di un Cile vincente e dell’Inter d’Europa; in attacco Palacio… e basta la parola.

Chiaro che Sinisa insegua un tipo di centravanti differente dal buon Santander. Un giocatore che parli la stessa lingua tecnica del fenomenale Barrow, di Palacio e di Orsolini che siamo certi saprà tornare a essere il protagonista che è stato pre-emergenza. In questi giorni si inseguono sirene internazionali: personalmente sarei dell’idea di cercare in Italia, trattenendo ancora l’acerbo Skov Olsen, cui un’altra stagione a imparare tattica nel campionato strategicamente più difficile al mondo, non farà male. Un’eventuale trasferimento del giovane danese io lo immaginerei per il mercato d’inverno. Ma è chiaro che non lo auspico, convinto ancora della bontà del ragazzo.  Il centrocampo è un settore dove siamo ricchi. Svanberg mi sembra sbocciato, credo che in linea mediana abbia trovato la sua dimensione, là dove Dominguez invece è un adattato. L’argentino è un lottatore ma è un interno classico, non un mediano incontrista. Credo possa fare bene, potendo giocare qualche metro più avanti, e penso che sia dotato anche di un discreto tiro.

 

Non vi faccio più fremere. I giocatori che sogno, obiettivi non impossibili, sono (almeno) quattro. Un esterno, partito com’è Krejci. Un anno fa indicai Bani, come miglior colpo possibile proveniente dalle squadre retrocesse, bene, quest’anno mi concentro sulla fascia e indico… Sabelli del Brescia. Costo del cartellino non proibitivo, rendimento costante, giocatore che propone e difende. Il centrale difensivo dei sogni, per me, resta Lyanco: perchè ha trovato l’anno passato con Danilo un affiatamento eccezionale nella grande rimonta. Il terzo giocatore è il centravanti. Continuo a nutrire una speranza chiamata Manolo Gabbiadini, costoso ma rispondente al cento per cento all’identikit del centravanti ideale indicato da Sinisa… Sognare non costa nulla. In alternativa, meglio Torregrossa del Brescia che è un’altra scommessa straniera e giovane.

Ne ho indicati tre, ne manca uno. Uno sì, perchè a sinistra, nel ruolo di esterno, io confermerei Stefano Denswil, convinto che avrà una crescita considerevole. Il quarto tassello mancante è forse il più difficile da vedere realizzato. E’ il portiere. Nulla di personale contro Skorupski, ma il polacco è tanto bravo in certe voci quanto incerto in altre. Parlando di Cragno, Walter Zenga ha detto: “Tutti i grandi club hanno grandi portieri”. Skorupski è bravo ma non è un grande portiere.

Che altro aggiungere? Ah, certo, dimenticavo. Parlare del primo colpo messo a segno. Chi? Emanuele Vignato. Io credo che farà grandissime cose.

Insomma, il Bologna mi sembra un cantiere in crescita nella mani di un capomastro ideale. Chi da qui se n’è andato per “fare un salto di qualità” dovrà ricredersi.

 

Diego Costa

 

 

in home page foto heraldo

 

 

 

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