Quale futuro per il Corno alle Scale? Il nuovo progetto di seggiovia continua a non convincere Legambiente

A rischio il Corno alle Scale, patrimonio naturalistico, sito di maggior biodiversità in Emilia Romagna: “bisogna ripensare ai modelli di sviluppo della montagna”.

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Legambiente dice SI ad iniziative coerenti con le esigenze del territorio e NO alla costruzione di una nuova Seggiovia sul Corno alle Scale presentando le proprie osservazioni al progetto e chiedendo gli approfondimenti di VIA

“Perché una cattedrale nel deserto, anziché mille occasioni di rinascita?” si interroga Legambiente.

Al risveglio del lockdown si torna a parlare della nuova seggiovia sul Corno alle Scale, meta di eccellenza dell’Appennino Bolognese. Poco meno di un anno fa si chiudeva il processo partecipato, al quale Legambiente ha preso parte attiva, che ha portato alla stesura del “Master Plan” sul progetto, finanziato dalla Regione Emilia Romagna e presentato dal Comune di Lizzano in Belvedere. Lo stesso piano definiva infatti che solo la riqualificazione degli attuali impianti sarebbe stata sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico.

Nonostante questo, la nuova giunta del Comune di Lizzano spinge per un nuovo impianto, cercando di evitare la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.

L’associazione ha quindi recentemente presentato le proprie osservazioni sul progetto, in relazione alla procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale avviata dalla Regione a seguito del progetto ”Nuova Seggiovia Esaposto ad Ammorsamento automatico Polla – Lago Scaffaiolo”’ proposto dal Comune di Lizzano in Belvedere a Regione, Ente Parco, Province e Comuni interessati.

Il Corno alle Scale è un luogo incantevole in tutte le stagioni, facente parte da oltre vent’anni della Rete Natura 2000, programma dell’Unione Europea per la tutela della biodiversità: di fatto, il Parco Regionale del Corno alle Scale ospita il maggior livello di biodiversità all’interno del territorio regionale.

“Esiste una alternativa al progetto presentato:  ristrutturare l’esistente, investire in modo diffuso su un turismo ambientale attraente in tutte le stagioni, costruire un centro di formazione sulla montagna che tocchi tutte le discipline e rivolto in particolare ai giovani delle scuole della Valle del Reno” – rimarca Legambiente.

Sostituire gli impianti esistenti con un esaposto Polla-Lago Scaffaiolo porterebbe pochi benefici quantificabili, in quanto, il raggiungimento di altezze importanti è già possibile, ma con danni certi.

Il progetto prevede la demolizione degli impianti seggiovia quadriposto “Direttissima” e skilift del “Cupolino” e la costruzione di una nuova seggiovia esaposto che dal parcheggio della Polla porta direttamente a lato del Lago Scaffaiolo. Ora la seggiovia “Direttissima” ha appena ottenuto nel 2019 il prolungamento di vita ed è quindi perfettamente efficiente, lo skilift invece non è in esercizio da svariati anni.

Secondo l’associazione, i conti non tornano nemmeno sulla sostenibilità economica del progetto: nel 2017 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha firmato un accordo di sostegno e promozione degli impianti sciistici con le regioni Emilia Romagna e Toscana da 20 milioni di euro, € 5.800.000 dei quali per la realizzazione di nuovi impianti sciistici sul Corno alle Scale, ma l’attuale calcolo sommario delle spese per la nuova seggiovia lascia già scoperti ulteriori € 1.298.000.

Oltre a questi, non si tiene poi conto dei costi per lo smantellamento degli attuali impianti da risalita, la rinaturazione dei siti e la manutenzione dei suddetti, oltre ai costi sia ambientali che economici degli impianti di neve artificiale e le opere di sostegno dei versanti.

“Chi sosterrà i costi aggiuntivi per questo progetto?”– domanda Legambiente.

Per il momento, come da recenti disposizioni della Regione Emilia Romagna, il Comune dovrà presentare notevoli integrazioni documentali per far sì che il progetto possa passare ad uno stadio successivo.

A tal proposito, nessuno sembra aver preso minimamente in considerazione né i cambiamenti climatici in atto a livello mondiale, né la specifica e già difficile situazione climatica del Corno alle Scale: è ben nota la forte ventosità dei suoi versanti e le sempre più scarse precipitazioni nevose.

Mutazioni ambientali che richiamano alla necessità di promuovere un turismo diverso, capace di fare vivere il territorio in tutte le stagioni. E’ quindi l’occasione per diffondere le informazioni in modo ampio e quanto più possibile veritiero:  Legambiente non è contro la manutenzione, riqualificazione e promozione della montagna, ma propone strategie differenti e meno impattanti rispetto alla costruzione di una nuova Seggiovia per lo sviluppo di questo territorio, parte della città Metropolitana e che ha estimatori di tutta la Regione ed oltre.

“E’ necessario re-inventare la montagna, per far si che sia patrimonio di tutti e non più basata su uno sviluppo legato solo al turismo bianco, destinato a svanire nei prossimi anni. “- conclude Legambiente.

 

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3 Commenti

  1. L’Alto Appennino Bolognese penso abbia il record delle occasioni perdute. Vi sono 4 vie transappenniniche aventi alcune migliaia di anni di storia totalmente dimenticate e pensare che insistono su paesi di una bellezza unica quali Montacuto, Pianaccio, Farné, Rocca Corneta ed altre località. Un patrimonio storico notevole che non è mai stato al centro di alcun interesse, si pensi solo ai luoghi di culto. 5 anni fa dei turisti inglesi si lamentarono dello stato di abbandono dei luoghi panoramici (Belvederi), cosa è stato pianificato per renderli fruibili ? In uno di questi , Piana de I Bagnadori, vi era una maestà datata 1600 lasciata andare in totale disfacimento. Unirsi alla Via Mater Dei ? Ma neanche per sogno ! Prendere spunto dalla Via degli Dei e dalla Via della Lana e della Seta ? Neanche a pensarci . Alcuni anni fa vi fu un convegno a Lizzano, se ricordo bene, sul turismo nell’Alto Appennino Bolognese. Di che cosa si parlò ? Di sci e solo di sci. Indubbiamente detto comparto deve avere delle persone che hanno un notevole peso nelle scelte strategiche della zona. Solo che da almeno più di 30 anni l’economia, specialmente quella legata al turismo, va a rotoli. Significa che fossilizzarsi su di una sola opportunità, in costante contrazione, i risultati non sono dei migliori. Il turismo, come la società, è notevolmente cambiato negli ultimi 40 anni e non prenderne atto è da improvvidi. Lo sci che sino alla fine anni 70 era un imperativo categorico sociale, oggi non ha più detto appeal, interessa sempre meno persone. Mettiamo la crisi climatica che, per ragioni orografiche, sta riducendo drasticamente i giorni di innevamento del Corno. In aggiunta l’ARPA stima nei prossimi 10 anni un aumento termico di 1°,5 ed esperti climatologi danno che entro 15 anni le nevicate nella zona Corno alle Scale saranno episodiche e di scarsissima entità, statisticamente parlando. Malgrado questo si parla di folle di sciatori di varia provenienza in arrivo in zona grazie all’attrattiva della seggiovia a 6 posti. Qualcuno potrebbe supporre che dietro a questa fissazione per un investimento milionario di dubbia se non nessuna utilità vi siano altri interessi che non il rilancio turistico dell’Alto Appennino Bolognese .

  2. ….da decenni non si vedeva una nevicata così abbondante, tre metri caduti in soli tre giorni….
    Esperti a parte, così…statisticamente parlando…

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