La Cultura (NON) si ferma in Appennino – Lorena Lusetti

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Lorena Lusetti

 

 

Lorena Lusetti o Stella Spada? A quale delle due è diretta questa intervista? Qual è la protagonista di questo nuovo appuntamento della nostra rassegna?

Forse, solo una delle due o più probabilmente entrambe; si, perché dopo ben sei avventure con protagonista l’investigatrice letteraria più fuori dagli schemi del panorama editoriale italiano, si può dire che essa sia diventata, se non un tutt’uno, quantomeno una parte fondamentale del percorso narrativo di Lorena Lusetti, autrice bolognese dalla produzione prolifica e interessante.

Da sempre legata al territorio e profondamente ispirata da Bologna e dall’Appennino per la maggior parte dei suoi romanzi, Lorena si è gettata a capofitto nel genere thriller, vincendo la non facile sfida di reinterpretarlo e di dare una sua personale impronta ad esso, catturando l’attenzione del lettore con indagini al cardiopalma, ma anche facendo scoprire aspetti, curiosità e leggende nascoste dei luoghi che abitiamo e, conseguentemente, delle nostre tradizioni e radici più importanti, sempre accompagnati da un personaggio principale che non si stanca di evolvere, come dimostra anche l’ultima fatica letteraria, dal titolo Il Nano rapito.

 

Lorena: dopo così tante pubblicazioni, ti ritieni soddisfatta della tua carriera artistica o c’è ancora qualcosa che pensi ti manchi per definirti scrittrice a tutti gli effetti?

Sono molto soddisfatta delle mie pubblicazioni, posso dire che la soddisfazione di vedere la propria storia concretizzarsi in un libro pubblicato e pronto per essere letto da altri è sempre grandissima, ed è la stessa ogni volta, uguale a quella che ho provato quando mi hanno pubblicato il primo racconto. Faccio fatica a pensare a me come ad una “scrittrice”, io mi definisco piuttosto “una persona che scrive”. Il termine “scrittrice” è troppo grande per me, forse si addice solo a coloro che vivono del loro lavoro di scrittura, mentre io ancora lavoro in un ufficio e quindi faccio anche un altro mestiere.

Parliamo un po’ del personaggio di Stella Spada, da te creato, che ormai ti segue sempre. Non hai paura di rimanere incasellata in questo personaggio o l’affetto che provi per lei ti fa superare ogni timore?

 In effetti,  la mia investigatrice Stella Spada mi segue sempre. Più che il timore di essere incasellata temo che diventi una ossessione. Mentre giro per Bologna, ogni angolo, ogni situazione finisce per diventare scenario e materiale per le mosse di Stella. A volte mi devo imporre di non scrivere di lei e di pensare ad altro, perché mi accorgo che è sempre parte dei miei pensieri. Posso quasi dire che è il mio alter ego, quello più cattivo.

Per questo motivo ho cominciato a pensare ad un altro personaggio, devo solo decidermi a tirarlo fuori dalla penna.

 

  Secondo te, al giorno d’oggi, è ancora possibile realizzare una storia che abbia spunti originali o tutto è già stato scritto e visto?

 E’ vero, sembra quasi che sia già stato scritto e visto tutto, ma non posso pensare che sia così. A rifletterci bene, questa è una cosa che si poteva dire anche 30, 40, 50 anni fa, poi invece ogni volta sono uscite storie interessanti e nuove.

In effetti, non possiamo sapere se ci saranno novità fino a che queste non vengono pubblicate, così come sembra si sia già scoperto e inventato tutto e poi salta fuori qualcuno con un’idea nuova.

Anche nella musica è così: sono sempre quelle sette note, eppure si scrivono melodie e canzoni diverse da centinaia di anni.

Io credo che ci saranno sempre spunti nuovi e nuove idee; forse saranno sempre più rare perché le persone sono più esigenti e smaliziate. Ritengo che la combinazione delle idee sia infinita, così come la combinazione delle note musicali.

 

Se dovessi trovare una cosa che vorresti migliorare nella tua narrazione, quale diresti?

 Questa è una domanda difficile. Forse la risposta la darebbero meglio coloro che leggono i miei libri. Io riesco ad essere poco oggettiva, li amo tutti.

Magari dovrei cimentarmi più spesso in altri generi letterari. Come tu ben sai scrivo thriller e noir. Ho scritto solo un romanzo di genere diverso, dal titolo “Pensieri e parole”. Forse impegnandomi nella scrittura di romanzi di altro genere potrei trovare nuovi spunti e nuovi interessi e potrei pure appassionarmi. O forse no, chissà.

Il Lockdown: fonte di ispirazione oppure rischio di crisi creativa?

 Per me il lockdown, più che fonte di ispirazione è stato una fonte di tempo. Avevo a disposizione tutta la giornata e poco da fare: niente lavoro, niente presentazioni, niente incontri con amici, tanto tempo da impiegare.

E io l’ho impiegato nel modo che preferisco, cioè scrivendo.

La preoccupazione per quello che stava succedendo era grande, scrivere per me era un modo per concentrarmi e non pensare ad altro che alla mia storia, mi ha aiutata a superare quel periodo. Ho elaborato una nuova indagine dell’investigatrice Stella Spada sullo sfondo di un mistero tutto bolognese.

 

Se ti offrissero l’opportunità di diventare una Ghost Writer, la coglieresti?

 Perché no? Le nuove sfide sono sempre stimolanti. Non so se ne sarei in grado a dire il vero, comunque è un problema che non mi pongo perché credo sia una proposta che difficilmente mi verrà rivolta.

 

Foto dal web

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