La vita di Maria Salomea Sklodowska, conosciuta come Madame Curie

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Pierre e Marie Curie

 

Maria Salomea Sklodowska, meglio nota come Marie Curie, nacque a Varsavia il 7 novembre 1867, ultima figlia di Wladislaw Sklodowski (1832-1902) e Bronislawa Boguska (1834-1879), una coppia di insegnanti appartenente alla nobiltà decaduta polacca.

Marie Curie si rivelò ben presto dotata di un’intelligenza particolare e di una notevole curiosità, stimolata dagli studi da autodidatta in cui la guidava il padre, dal quale ereditò anche lo spirito patriottico e l’indole libera da qualsiasi condizionamento. Oltre che appassionata di scienza, a Marie piacevano anche la letteratura e le lingue straniere. Nella sua vita non mancarono gravi lutti, infatti nel 1876 la sorella Zosia morì per tifo e tre anni dopo la madre per tubercolosi e questi decessi la allontanarono dalla fede. Diplomatasi al ginnasio con il massimo dei voti, ottenne la medaglia d’oro, simbolo di eccellenza, così come la sorella Bronia. Ma per le donne nella Polonia russa di quell’epoca era impossibile frequentare gli studi accademici  e quindi le due sorelle decisero di trasferirsi in Francia e più precisamente a Parigi, all’Università della Sorbona. Poiché i costi erano elevati rispetto alle potenzialità economiche del padre, Maria lasciò andare per prima la sorella, e si impegnò ad aiutare il padre per il suo mantenimento, evidenziando comunque l’intenzione di raggiungerla il prima possibile, cosa che fece nel novembre del 1891.

Schiva e modesta, Maria nutriva un’autentica passione per la scienza e nel 1893 terminò brillantemente i suoi studi in Fisica. L’idea iniziale era quella di tornare in Polonia e dedicarsi all’insegnamento, ma poi decise di restare a Parigi e prese la seconda laurea in Matematica. Pierre e Marie Curie si conobbero nel 1894, e come lei stessa raccontava, nonostante provenissero da paesi diversi, avevano affinità sorprendenti. Pierre Curie lavorò a lungo con il fratello Jacques come preparatore nel laboratorio di fisica alla Sorbona.

Nel 1883, tale collaborazione si interruppe, infatti Jacques fu assunto come mineralogista all’Università di Montpellier e Pierre divenne professore di Fisica Generale e Teoria dell’Elettricità alla Scuola Superiore di Fisica e Chimica Industriale di Parigi, dove insegnò fino al 1900. Quello tra Pierre e Marie Curie fu un rapporto quasi simbiotico ed un vero e proprio binomio sul piano scientifico, entrambi erano scienziati mossi dal solo interesse per il progresso. I due si sposarono nel 1895 ed ebbero due figlie, Irène ed Ève Denise.  In seguito, i coniugi Curie si dedicarono, in un laboratorio di fortuna e con strumenti rudimentali, agli studi nel campo di quella che sarà chiamata radioattività naturale, scoperta da Henri Becquerel (1852-1908) nei sali di uranio. La scoperta ebbe un enorme successo e attirò l’attenzione di ricercatori di tutto il mondo. In particolare, nel 1896 lo scienziato scoprì quasi casualmente che i sali di uranio avevano la proprietà di annerire le lastre fotografiche anche quando queste erano racchiuse in un involucro opaco alla luce.

Il fenomeno fu spiegato attribuendo all’uranio la capacità di emettere radiazioni con caratteristiche simili a quelle dei raggi X, scoperti l’anno prima da Röntgen (1845-1923). In quel periodo si parlava a tal proposito di “raggi uranici” e questi rappresentavano ancora un fenomeno sconosciuto.   Grazie all’impegno dei coniugi Curie, ci si rese conto che tale fenomeno non caratterizzava esclusivamente l’uranio ma che esistevano altri elementi in grado di emettere radiazioni. Attraverso le loro ricerche, i Curie poterono associare ad altri elementi noti (ad esempio il torio) tali proprietà radianti e scoprirono, inoltre, gli elementi polonio e radio, molto più attivi in tal senso rispetto all’uranio.

 

Marie Curie riprodusse gli esperimenti condotti da Becquerel e si servì dell’elettrometro, messo a punto per misurare piccole correnti elettriche nell’aria attraversata dai raggi dell’uranio. Marie Curie notò anche che la pechblenda, minerale contenente piccole quantità di sali di uranio, manifestava più radioattività dei sali di uranio stessi.  Per questo i coniugi Curie lavorarono duramente, utilizzando tonnellate di pechblenda fatta venire appositamente dalle miniere di St. Joachimsol (Boemia), e dopo molti esperimenti confermarono che gli effetti elettrici dovuti all’uranio erano costanti, indipendenti cioè dallo stato chimico-fisico del materiale e che l’emissione radioattiva era proporzionale alla quantità di uranio presente nel minerale. La radiazione era quindi una proprietà intrinseca dell’uranio. Marie Curie formulò anche l’ipotesi dell’esistenza di altri elementi radioattivi, poiché osservò che, estraendo uranio dalla pechblenda, la quantità di radiazione emessa superava di gran lunga i livelli attesi. Insieme al marito, Marie riuscì a isolare dalla pechblenda un nuovo elemento radioattivo, il polonio. Nei campioni, tuttavia, i livelli di radioattività continuavano ad essere ancora troppo alti per poter essere giustificati dalla sola presenza del polonio e dell’uranio. L’unica spiegazione possibile prevedeva quindi l’esistenza di un altro elemento. Marie Curie e suo marito si dedicarono a separazioni più raffinate delle sostanze contenute nella pechblenda e riuscirono ad isolare un nuovo elemento, notevolmente più radioattivo dell’uranio, al quale diedero il nome radio. La comunicazione dell’esistenza del radio avvenne il 26 dicembre 1898. A partire dal 1902 i coniugi si divisero il lavoro: quello di Marie Curie era finalizzato ad isolare il radio e a determinarne il peso atomico, così da poter procedere alla certificazione “ufficiale” del nuovo elemento chimico. Pierre concentrò invece i suoi studi più sull’origine e sul significato di radioattività. Le ricerche dei coniugi Curie attirarono l’attenzione di altri scienziati, tra cui Frédéric Haudepin, che riuscì ad individuare sempre nella pechblenda un terzo elemento a cui venne dato il nome di attinio, e Ernest Rutherford che si occupò dello studio dei raggi emanati dall’uranio e che nel 1899 concluse che un preparato radioattivo poteva emettere almeno due tipi di radiazioni, diverse per quanto riguarda ad esempio il potere di penetrare la materia. Nel 1903 i Curie e Bequerel furono insigniti del premio Nobel per la Fisica per tutti i risultati raggiunti fino a quel momento.

Nel 1906 Pierre morì tragicamente in un incidente e Marie gli succedette alla Sorbona, risultando la prima donna a ricevere tale incarico. Nel 1911 le fu conferito un secondo premio Nobel per la Chimica per essere riuscita ad isolare il radio metallico. A causa della continua e massiccia esposizione alle radiazioni, Marie Curie, il 4 luglio 1934, morì di leucemia, prima vittima della forza nucleare che lei stessa aveva contribuito a scoprire.

 

Rosalba Angiuli

 

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