Emilio Napolitano
Di Emilio Napolitano colpisce immediatamente la pacatezza e un sorriso estremamente genuino.
Il volto dell’autore ospite della nostra rassegna è al contempo curioso per ogni aspetto del mondo che lo circonda, ma anche dotato di grande energia e di incrollabile ottimismo verso il futuro e la vita in generale.
Un modo positivo di vedere le cose, che Emilio infonde anche nella sua scrittura, sia nella costruzione di racconti che nella stesura di poesie che emozionano e colgono aspetti sociali talvolta pesanti, che tuttavia il nostro riesce a proporre con eleganza e senza quella componente forse troppo opprimente e pessimista, che invece caratterizza la produzione di gran parte dei poeti del passato e contemporanei.
Un viaggio nella scrittura diverso, quello di Emilio, che già dalla copertina si approccia in maniera colorata e serena, lasciando una piacevole sensazione di libertà e purezza nel cuore dei lettori che lo accompagnano lungo la strada dell’arte narrata.
Andiamo a conoscere questo infaticabile e discreto autore e la sua ultima opera, dal titolo Il Suono del Mondo (Quaderni d’arte), dove le poesie sono accompagnate magistralmente dalle illustrazioni del figlio Federico.
Emilio Napolitano
Cos’è per te la poesia?
La Poesia è la sfida più dolce che si possa immaginare per uno scrittore. E’ un distillato di sentimenti, è dare valore ad ogni parola, perchè nessuna venga sprecata. E’ quando una parola ha più valore del silenzio che la precede, e credetemi, non capita spesso.
E’ giocare con il tempo e lo spazio, cogliendo un attimo e rendendolo eterno. E’ viaggiare per il mondo restando affacciati a una finestra sul mare.
Trai ispirazione più dalle persone o dalla natura e dal mondo che ti circonda?
Sicuramente dalle persone. Basta uno sguardo, una carezza, un ricordo, un abbraccio e come un pittore che usa il pennello e i colori, il poeta sa scegliere le parole giuste per “dipingere” un ritratto della persona che ha visto su un foglio carta, e a renderla eterna. Penso “A Silvia” di Giacomo Leopardi.
Quanta paura hai di guardarti dentro, mentre scrivi?
Ciò che scriviamo è una parte di noi che esce allo scoperto. Si rinuncia a un po’ di intimità per la gioia di condividere un istante di felicità o di nostalgia.
Con il lettore che prende il capo del filo dall’altra parte, si instaura un collegamento virtuale, ma fortissimo, e questo, quando capita, è una grande soddisfazione. Qualcuno dopo aver letto una mia poesia, o un racconto, mi ha detto: << Quelle parole le hai scritte proprio per me>>.
Allora, comprendi che ne è valsa la pena. E non hai più paura di esporti.
Se dovessi rinunciare alla scrittura, quale arte decideresti di praticare?
La Musica. Suono il sassofono, e un po’ il pianoforte per diletto. Da autodidatta. Ma ne traggo grande ispirazione. La poesia quando riesce, ha un ritmo quasi musicale. Ha una cadenza, un tempo, basta spostare una parola, una virgola e tutto può crollare.
E’ un po’ come un brano musicale, dove le pause hanno la stessa importanza delle note.
Un libro famoso che vorresti avere scritto tu?
Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenaur. Un capolavoro di saggezza e di grande scrittura. Andrebbe letto nelle scuole come testo di letteratura, per capire come si possa narrare la storia di uno dei più grandi imperatori della storia e rimanerne all’altezza, dalla prima all’ultima pagina del libro.
Parla un po’ del rapporto delle case editrici nei confronti della poesia.
Credo che sia molto difficile, perchè la poesia è un settore di nicchia e si vende poco, tranne rare eccezioni.
La mia casa editrice però, Eretica Edizioni, ha una filosofia diversa.
L’importante non è il numero di pagine, ma la qualità di quello che scrivi.
Un libro di mille pagine potrebbe non valere una poesia di dieci righe.
La bellezza non si misura in quantità, ma per la luce, la commozione, che lascia negli occhi e nel cuore del lettore.
Foto dal web