“Non tutti i mali vengono per nuocere” è una frase che spesso ricorre nei dialoghi tra persone che affrontano argomenti dolorosi ma lascia però sempre tante perplessità perché chi paga per i mali ricevuti difficilmente trova un vantaggio da ciò che gli è piovuto addosso. Trovare un “seguito” positivo nella devastazione prodotta dal coronavirus è quasi impossibile ma una conseguenza, che forse a molti è sfuggita, esiste comunque ed è strettamente legata all’annuale discesa della Madonna di San Luca nella sua Bologna.
La venuta in città della Madonna, nonostante le mille restrizioni, ha comunque prodotto un fenomeno di aggregazione spirituale che nelle occasioni di “piena libertà” degli anni scorsi non era mai stata così evidente. E soprattutto la risalita al Colle della Guardia è stata un avvenimento storico per come si è attuata e difficilmente sarà dimenticato anche dai nostri posteri.. L’eventualità che la Madonna restasse sul Colle era stata giustamente scartata organizzando un arrivo in città senza la processione che avrebbe richiamato migliaia di fedeli con altissimi rischi di contagio. In precedenza, anche durante situazioni terribili come l’ultimo conflitto mondiale, la Madonna era scesa ma era stata poi “riparata” nelle fondamenta della cattedrale per evitare che riportasse danni a seguito dei continui bombardamenti.
La Madonna , sabato 16 maggio, è giunta a bordo di un automezzo dei Vigili del Fuoco appositamente attrezzato con schermi protettivi dell’icona. Anche l’adorazione in San Pietro ha subito drastiche limitazioni e una obbligatoria distanza di sicurezza tra l’immagine ed i fedeli. Nonostante queste pesanti limitazioni la settimana di presenza in città della Sacra Immagine è stata un successo con una affluenza che ha superato ogni speranza della vigilia. La fila di fedeli in attesa in Via Indipendenza è stata a tratti addirittura incredibile in ogni ora del giorno, a conferma che per Bologna la Madonna di San Luca rappresenta il punto di riferimento privilegiato non solo per i credenti.
Dopo una dimostrazione di affetto così incredibile e difficile da registrare in tempi normali era logico pensare che il ritorno sul Colle della Guardia sarebbe avvenuto senza grande clamore. L’intelligenza e la lungimiranza dell’Archidiocesi ha fatto invece il “miracolo” che sicuramente la Madonna ha portato a compimento.
La risalita al Colle è avvenuta in maniera spettacolare, coinvolgendo l’intera città in ogni sua espressione e con una presenza di cittadini che ha lasciato sorpresi. La volontà di portare l’immagine ovunque fosse possibile è stata premiata, a dimostrazione che l’intera popolazione è sempre molto ricettiva quando le si può dare consolazione con l’esposizione e la vicinanza di immagini religiose che hanno fatto la storia della città e dei suoi abitanti.
L’idea di portare in tante comunità e luoghi di sofferenza l’icona della Madonna era stata già attuata dal Cardinal Biffi che in passato l’aveva fatta circolare per tanti mesi a bordo di una vettura appositamente preparata. Il successo di quella iniziativa ha sicuramente convinto l’attuale cardinale Zuppi ed i suoi più stretti collaboratori (in primis il responsabile organizzativo e della sicurezza dell’Archidiocesi, il geometra Paolo Castaldini) che si poteva ripetere l’intelligente esposizione concentrando le apparizioni della Madonna in un solo pomeriggio. Le veloci esposizioni non hanno escluso però una presenza in tutta la città passando da un sito all’altro e percorrendo l’intera circonvallazione prima di riprendere la strada del Colle della Guardia.
Il tour de force, che è stato seguito in maniera esemplare anche dalle emittenti locali (in particolare E’Tv che trasmette anche la rubrica religiosa 12 porte), ha preso il via da San Pietro e si è snodato inizialmente per il centro cittadino arrivando in via Barberia alla Casa del Clero. Da qui il corteo (formato da molti mezzi scortati da ingenti forze di Polizia e Vigili Urbani) ha puntato verso San Lazzaro di Savena percorrendo la Via Emilia Levante e passando davanti a luoghi storici come la Chiesa degli Alemanni (dove viene adorata un’altra miracolosa immagine della Vergine).
Giunti a San Lazzaro, come prima tappa è stato toccato l’ospedale Bellaria, luogo di dura lotta contro il Coronavirus. A seguire si è trasferito alla casa di riposo Rodriguez la quale ha pagato pesantemente l’attacco del Covit-19 nonostante avesse attuato una strenua difesa dei suoi ospiti. Dal Rodriguez la tappa successiva è stata quella del policlinico Sant’Orsola che ha rappresentato il nucleo di riferimento per l’epidemia con molti reparti blindati per la degenza e la rianimazione dei colpiti dal virus.
Nel rientro verso la città si è giunti al carcere della Dozza. A sorpresa il Cardinal Zuppi ha voluto allargare l’intervento della Madonna raggiungendo l’attigua caserma dei Vigili del Fuoco che in maniera esemplare hanno organizzando il trasferimento della Madonna a Bologna nella discesa, nella andata in Piazza Maggiore, negli spostamenti vari e infine nella risalita al Colle.
Dalla Caserma dei Pompieri si è raggiunto poi l’Ospedale Maggiore, terzo polo sanitario di riferimento in Bologna, e infine la Certosa per ricordare le centinaia di bolognesi morti a seguito del Coronavirus che qui vi hanno trovato riposo, ideali eredi delle migliaia che furono falciati in passato dalla peste e appena un secolo fa dalla “epidemia spagnola” che fece anch’essa migliaia di vittime. Dalla Certosa al Colle della Guardia ci sono pochi chilometri ma la Madonna di San Luca è la protettrice di tutta Bologna e non si potevano quindi dimenticare anche i quartieri che non aveva attraversato in precedenza per raggiungere le destinazioni programmate. E allora è iniziato uno splendido giro dell’intera circonvallazione che ha ribadito l’amore di Bologna per la Madonna.
Anche la risalita ha in parte confermato la protezione della sacra immagine all’intero hinterland perché, non potendo passare col camion dei Vigili sotto il portico delle Orfanelle, il corteo ha raggiunto la basilica diretto a Casaglia e percorrendo così una consistente fetta della collina bolognese. Anche sulle vie collinari si è festeggiata la presenza della Madonna grazie anche ad una splendida giornata di sole. Temperatura e condizioni meteo ideali hanno reso indimenticabile anche la benedizione alla città, data prima di rientrare definitivamente nella basilica dove milioni di bolognesi e turisti salgono settimanalmente per rendere omaggio alla loro Madonna.
Il prossimo anno si spera che la discesa in città torni all’usuale svolgimento con processione e trasporto dell’immagine a spalle prima e dopo la sua venerazione di una settimana in San Pietro. Dai periodi più difficili e cupi si è sempre usciti e la vita ha ripreso il suo corso anche grazie alla Madonna che veglia su Bologna.
Lo stesso motivo per cui la Madonna ha iniziato a scendere in città, la necessità di superare la carestia che stava decimando la popolazione a causa delle continue piogge torrenziali che avevano distrutto i raccolti, è comunque garanzia per noi, nonostante il futuro difficile che ci attende.
Ciò che è avvenuto a causa del Coronavirus resterà un ricordo indelebile e ricorderà alle future generazioni che non esiste un male che riesce a fermare la Madonna e i bolognesi.
PAOLO CASTALDINI, 19 ANNI CON BIFFI
Paolo Castaldini è uno dei pilastri della Chiesa bolognese essendo il responsabile della sicurezza del Cardinale e dell’organizzazione degli eventi che lo coinvolgono.
La sua avventura nell’Archidiocesi di Bologna inizia nel 1957 quando l’allora Cardinale Giacomo Lercaro gli affida l’organizzazione del Carnevale dei Bambini. La chiamata è frutto dell’ottimo lavoro svolto da Castaldini, come volontario, alla parrocchia della Santissima Trinità. Deciso, concreto e sempre disponibile viene scelto dal vice arcivescovo ….. e si mette subito la lavoro. I risultati sono subito ottimi e da allora Castaldini è stato uno dei punti fermi nei vari staff cardinalizi che si sono succeduti. Dal 1957 ha servito sei cardinali di Bologna: Lercaro, Poma, Manfredini, Biffi, Caffarra e Zuppi). Il periodo più lungo di collaborazione è stato con Biffi con cui giornalmente ha lavorato per 19 anni.
Giuliano Musi
Foto di Lamberto Bertozzi