Un ricordo di un bolognese illustre: Gino Cervi

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Il 3 maggio 1901, in via Cartoleria 3 a Bologna, vedeva la luce Luigi “Gino” Cervi, figlio di Angela Dall’Alpi e di Antonio Cervi critico teatrale del Resto del Carlino.

Fin da bambino si appassionava al teatro, sino ad arrivare ad assillare suo padre affinché lo porti ad assistere a qualche spettacolo.

Dotato di una bella presenza, alto, robusto, con modi raffinati e signorili inizia la sua carriera teatrale come filodrammatico, nel 1924, al fianco della celebre Alda Borelli ne “La vergine folle”. La sua interpretazione piace e l’anno seguente viene chiamato come primo attore giovane da Luigi Pirandello nella compagnia del Teatro Odescalchi di Roma, trovandosi a recitare con attori del calibro di Marta Abba, Lamberto Picasso e Ruggero Ruggeri.

Con la suddetta compagnia, con l’opera “Sei personaggi in cerca di autore”, ove ricopriva il ruolo del figlio, compie una tournée europea toccando città come Parigi, Londra, Basilea, Berlino.

Nel 1928 conosce, in teatro,una giovane attrice: Angela Rosa Gordini, con cui poco dopo convolerà a nozze, e dalla loro unione nascerà Antonio, detto Tonino, che nella vita sarà regista e produttore cinematografico.

Raggiunge rapidamente il successo, e nel giro di dieci anni lavora con tutte  le più note compagnie italiane. Nel 1938, insieme ad Andreina Pagnani, Paolo Stoppa e Rina Morelli, costituisce la compagnia semistabile del Teatro Eliseo di Roma, di cui assumerà la direzione nel 1939.

Ma le doti artistiche di Gino Cervi non passano di certo inosservate e, infatti, dopo pochi anni dal suo esordio anche il mondo del cinema si accorge di lui.

La sua prima apparizione sul grande schermo si deve al film “L’armata azzurra” di Gennaro Righelli nel 1932. Il primo vero successo lo raggiunge nel 1938 grazie al suo primo ruolo da protagonista nel film “Ettore Fieramosca”, pellicola diretta da Alessandro Blasetti in cui è un condottiero che combattè durante la disfida di Barletta.

La sua voce profonda e suggestiva e la sua naturalezza nella recitazione lo resero uno dei più apprezzati interpreti sia teatrale, che cinematografico,che radiofonico e, addirittura, lo trasformò anche in doppiatore italiano dei grandi attori stranieri.

Ad inizio anni cinquanta ecco la fortunata unione cinematografica con l’attore francese Fernandel. La coppia propone, in una serie di cinque film, i personaggi letterari creati dalla penna di Giovanni Guareschi: il sindaco Peppone ed il prete Don Camillo. Tra i due attori nacque una grande e profonda amicizia tanto che, quando Fernandel morì durante la lavorazione del sesto film, Gino si rifiutò di proseguire l’opera. Questo film venne in seguito girato con altri attori ma non ebbe il successo dei precedenti.

Nel 1963 ecco Gino passare alla televisione ove esordiva nella parte del Cardinale Lambertini, che aveva già interpretato nella versione cinematografica nel lontano 1954. Dal 1964 al 1972, si trasforma nell’impeccabile interprete della serie poliziesca “Le inchieste del commissario Maigret”, tratta dai romanzi di Georges Simenon, con al suo fianco la storica compagna d’arte Andreina Pagnani.

Appare anche in alcuni “caroselli” per un famoso brandy della Buton, pubblicizzandolo con un motto in rima, ideato da Marcello Marchesi, di enorme successo all’epoca: «Vecchia Romagna etichetta nera, il brandy che crea un’atmosfera».

​Si ritirò dalle scene nel 1972, trasferendosi nella sua casa di Punta Ala dove, a seguito di un edema polmonare, il 3 gennaio 1974, si spegneva.

Veniva sepolto nel Cimitero Flaminio di Roma con la moglie Ninì, il figlio Tonino e il fratello Alessandro.

Lamberto Bertozzi

 

ph dalla collezione “Luca e Lamberto Bertozzi”

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