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Una passeggiata lungo le strade di Bologna

Testo e foto di Enrico Pasini

 

Bologna sei sempre bellissima, ma a Natale raggiungi livelli vicino al ..”divino”..

Nemmeno la ressa di migliaia di teste vogliose di svago e intente ad esaltare il consumismo riesce a rovinare la tua straripante bellezza.

Dopo una mattina di tempesta, tra pioggia e vento, le tue vie nel pomeriggio si riempiono grazie anche al caldo Scirocco, con gli ultimi raggi di sole che ti rendono rossa e l’ombra della sera che piano piano sale dalla terra, oscurando i palazzi e accedendo le luci di cui sei adornata in questi giorni, con l’Asinelli che è l’ultima a vestirsi di sera e l’unica a vedere il sole scendere verso l’altro emisfero.

I negozi e i bar sono invasi, non vi è vicolo o portico dove ci si possa isolare, non lasci da solo nessuno in questi giorni Bologna, hai nell’aria l’odore della prima neve che il vento si è portato via dalle cime appenniniche, hai l’odore del vin brûlé nei chioschi e delle caldarroste arrostite sotto i portici.

L’albero di Natale padroneggia in Piazza Nettuno guardando Piazza Maggiore, dove sul crescentone ragazzi di colore improvvisano un concerto di bonghi, qfacendosi ascoltare e applaudire dalla folla.

È l’albero del mio Corno, del nostro Corno, mia cara Bologna, viene da casa, viene da LaCà, i bambini lo guardano estasiati, si fanno fare le foto davanti, vorrebbero toccarne le decorazioni, una coppia di fidanzati gli si avvicina:

“Bello, ma un po’ spelacchiato.”

Stai tranquilla Bologna, l’albero non è spelacchiato, è bellissimo, era bellissimo anche quando era spelacchiato e appariva storto, se viene dal Corno alle Scale, dalla tua Montagna, è sempre bello, non sono di parte, è solo la realtà.

E’ realtà, come è realtà che oltre ad essere bellissima riesci a rendere bella la gente che ti popola. La folla che ti invade è felice, sorride, chiacchiera con tranquillità, cammina carica di borse e forse anche di buoni propositi.

Un uomo e una donna dentro ad un negozio sono seduti davanti a dei camerini, un bambino tra i 10 e i 12 anni esce e sfila davanti a loro, si fa dare consigli e poi va dal commesso e si fa cambiare il pantalone, secondo lui è troppo stretto, e torna sorridente con la taglia più grande da provare. I genitori lo guardano, sorridono, hanno negli occhi tutto l’amore di chi ha creato una vita e la vede diventare grande.

Una coppia si scalda in Via D’Azeglio con in mano un caldo e fumante bicchiere di vin brulè, si guardano negli occhi, si parlano senza aprire bocca, bevono e si baciano, scambiandosi qualche parola nell’orecchio, probabilmente solo due parole.

Un nonno, bombetta in testa, cappotto lungo grigio, cammina solitario in via Farini, fuma un sigaro, non sembra interessato alle vetrine, passeggia lentamente, sguardo dritto verso la strada, evita la folla con educazione, si ferma ad una colonna, abbraccia una donna, la bacia sulla fronte, rimette il sigaro in bocca e insieme cominciano a guardare le vetrine.

Ti comincio a salutare Bologna, è ora di tornare a casa, sono arrivato che l’Asinelli era colorata di rosso dal sole, ora risplende di rosso dall’illuminazione di questo Natale 2019. Mi sarebbe piaciuto vederla colorata di rossoblu per una vittoria del BFC, probabilmente è rossoblu anche ora, mentre scrivo, abbiamo vinto a Lecce, una partita dominata che quasi ci facevamo rimontare, una sofferenza da Bfc, ma abbiamo vinto.

Gli osti cominciano a tirare su le serrande delle loro osterie, i banconi dei bar sono già imbanditi per gli aperitivi, i boccali di birra in mano a diversi avventori che brindano allegramente nel sabato pomeriggio prima di Natale, che come sempre, Bologna mia, sei riuscita a rendere speciale.

E se non ci vediamo da qui al 25, Buon Natale mia splendida città.

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