Il progetto di ricollocazione dell’opera di Giuseppe Romagnoli “L’amor Patrio e Il Valore Militare” nella sua sede originaria sulla facciata di Palazzo d’Accursio in Piazza Maggiore sta entrando nella fase finale: dopo il restauro svolto da Leonardo S.r.l., il cantiere per la ricollocazione partirà lunedì 11 febbraio. Dopo ben 75 anni, le due statue di Romagnoli torneranno a ornare l’ingresso principale di Palazzo d’Accursio su Piazza Maggiore, nello spazio vuoto sul lato destro della porta d’ingresso, assieme alla lapide dedicata al re Umberto I.
L’intero progetto è fortemente voluto e realizzato dall’imprenditore bolognese e mecenate Francesco Amante, nell’ambito del Patto di collaborazione con il Comune di Bologna.
Come ha affermato Virginio Merola, Sindaco di Bologna: “questo restauro, fortemente voluto da Francesco Amante, ci dà due preziose indicazioni: la storia ci insegna che la rimozione è un processo che contiene in sé l’anticorpo per contrastarlo. Si possono rimuovere delle opere d’arte per una precisa volontà politica ma questo non è per sempre. La passione di un cultore dell’arte permetterà che questi due bronzi, considerati tra gli esiti più alti del liberty in Italia, tornino ora nel luogo originario grazie a un Patto di collaborazione. Per me è veramente una notizia da festeggiare”.
L’intero progetto sarà documentato da un volume che raccoglierà documenti e testimonianze relativi a tutte le fasi dell’operazione, dalla nascita fino alla ricollocazione finale.
LA NASCITA DEL PROGETTO
Il lavoro di Francesco Amante ha inizio nel 2012, quando l’Amministrazione comunale fa scoprire all’imprenditore bolognese i due altorilievi bronzei abbandonati nel cortile dell’Accademia di Belle Arti.
Francesco Amante, sensibile all’arte, non solo grande appassionato, ma attivo sostenitore di attività culturali di alto livello, prende a cuore il progetto e inizia a interessarsi alle possibilità e alle modalità di restauro e ricollocazione dei due capolavori del Romagnoli.
“Ho due passioni, l’arte e i motori e in entrambi i campi mi piace restituire qualcosa alla mia città, che mi ha dato tanto” – Francesco Amante
Su impulso dell’assessore alla Cultura e Promozione della città Matteo Lepore, il progetto viene appoggiato e approvato dal Comune nel 2018 attraverso lo strumento del Patto di Collaborazione e l’imprenditore e mecenate Francesco Amante si fa carico di sostenere l’intero processo di restauro e di ricollocazione, sulla base di un progetto approvato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.
Un progetto che l’Amministrazione ritiene di grande interesse per Bologna sotto molteplici profili: culturale, poiché permette la valorizzazione di una delle opere di Giuseppe Romagnoli, scultore bolognese stimato a livello nazionale e ancora oggi meritevole di attenzione e di studio; storico e filologico, poiché volto a ricreare l’immagine di Piazza Maggiore, come si presentava fino al 1943.
IL RESTAURO
La definizione dello stato di conservazione è stata compiuta attraverso l’osservazione delle superfici in vista, permettendo di definire un quadro di usura tipico dei manufatti in bronzo che sono oggetti a degradi differenti, provocati dalla diversa esposizione ambientale e dalle proprietà tecnologiche del manufatto. Vista l’impossibilità di spostare i bronzi per via delle loro notevoli dimensioni, il rilievo delle superfici è stato realizzato attraverso una tecnica altamente tecnologica, per la prima volta utilizzata fuori dall’ambito accademico, con la quale è stato possibile acquisire un “calco digitale” delle statue, a basso costo e con tempi rapidi. Sulla base di questi rilievi, è stato pensato un intervento di restauro che ha previsto principalmente la pulitura e la protezione dei bronzi. In primo luogo è stata eseguita la preparazione delle statue per il trasporto con attento imballaggio effettuato con materiale idonei e il trasporto verso il laboratorio di restauro.
Successivamente, i restauratori sono intervenuti con una rimozione meccanica dei depositi incoerenti effettuata con spazzole abrasive e bisturi. La pulitura da eventuali trattamenti precedenti è stata realizzata tramite svernicianti e pinning vegetali, seguiti da una serie di lavaggi più approfonditi con acqua deionizzata e saponi non ionici. La protezione finale è stata eseguita mediante l’applicazione di un’apposita vernice contenente inibitori della corrosione.
CENNI STORICI
I due bronzi, realizzati da Giuseppe Romagnoli e rappresentanti l’Amor Patrio e il Valore Militare, facevano parte del monumento commemorativo al Re Umberto I, inaugurato nel 1909, originariamente collocato sulla facciata di Palazzo d’Accursio in Piazza Maggiore.
La città di Bologna, con questo grande monumento, voleva rendere omaggio al “Re Buono” Umberto I, considerato uno dei più grandi sostenitori della libertà e degli ideali democratici, che aveva, infatti, visitato la città in occasione della liberazione dagli austriaci e che fu brutalmente assassinato a Monza nel 1900.
Il 21 dicembre 1943 le parti in marmo del monumento furono distrutte dai fascisti in base all’ordinanza della Repubblica di Salò in cui veniva disposto “che tutte le intestazioni, indicazioni o insegne, comunque riferentesi alla ex casa regnante o ai suoi componenti dovranno essere eliminate o sostituite con altre di indole repubblicana”. I due bronzi superstiti furono collocati presso la Villa delle Rose nel 1945, e depositati successivamente nel cortile dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Giuseppe Romagnoli: profilo biografico e stilistico
Giuseppe Romagnoli nasce a Bologna il 14 dicembre 1872 e si forma presso il Collegio Artistico Venturoli seguendo gli insegnamenti di Luigi Serra e del decoratore Alfredo Tartarini; nel proseguire gli studi si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna e frequenta i corsi di Enrico Barbieri, specializzandosi in particolare nella scultura e nella medaglistica.
E’ negli ultimi due anni del XIX secolo che Romagnoli entra in contatto e collabora con Aemilia Ars su invito dello stesso Alfonso Rubbiani e contemporaneamente inizia a ottenere i primi riconoscimenti, partecipando assiduamente alla Biennale d’Arte di Venezia e alle Esposizioni generali.
Nei primi anni del ‘900 lavora assiduamente a Bologna realizzando diverse opere funerarie (nel cimitero della Certosa, ad esempio, la cella Salterelli, la tomba Guizzardi e la cella Albertoni), religiose (il busto in terracotta di San Tommaso nella basilica di San Francesco) e civili (diversi busti celebrativi collocati nei palazzi pubblici cittadini).
Negli anni successivi Romagnoli si trasferisce a Roma, dove collabora con Ettore Xiemenes e Giulio Aristide Sartorio, realizzando importantissime commissioni sia nel campo della scultura che in quello della numismatica. Dal 1909 al 1954, Romagnoli diresse la scuola di medaglia dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, per il quale, dal 1918 fino al pensionamento, realizzò tutti i modelli per le monete del Regno d’Italia, dell’Impero e della Repubblica Italiana.
La realizzazione dei bronzi ora restaurati e di cui ci si appresta a eseguire la ricollocazione, dunque, può inserirsi a cavallo tra la fase bolognese dell’attività di Romagnoli e quella romana. Anche dal punto di vista stilistico, è possibile leggere nei bronzi l’interessante commistione tra motivi simbolisti, linee memori dell’esperienza di Aemilia Ars, assieme ad un trattamento dei volumi che prefigura già la produzione romana degli anni ’10 (in primis, i gruppi scultorei che ornano Ponte Vittorio Emanuele II).