La chiusura dei punti nascita negli ospedali di montagna non è mai stata accetta dai residenti in Appennino che, guidati dai Comitati, hanno più volte dimostrato, sempre pacificamente, la loro disapprovazione. I casi riportati dalla cronaca di parti avvenuti in parcheggi o in ambulanze hanno ovviamente creato ulteriore preoccupazione. Il cambio avvenuto al dicastero della Sanità aveva riacceso di speranze di riapertura di discussione e decisioni sul tema e qualcosa di nuovo sembra sia avvenuto sia in centri delle Alpi che dell’Appennino. Galeazzo Bignami (FI) e Marta Evangelisti (Uniti per l’Alternativa) hanno quindi diramato il seguente comunicato:
“Aprire un tavolo di confronto tra le Regioni e il Governo al fine di ridefinire e rideterminare i parametri minimi per la presenza dei punti nascita in montagna consentendo, di fatto, il mantenimento di un servizio strategico per la salute delle mamme e dei nascituri, anche in zone logisticamente svantaggiate. Il tutto, anche alla luce del recente parere positivo espresso dal Comitato Percorso Nascita nazionale per la riapertura del punto nascite dell’ospedale di Cavalese, in Provincia di Trento.
E’ quanto chiede in una interrogazione parlamentare il deputato di Forza Italia Galeazzo Bignami nell’auspicio che il Governo possa riconsiderare i parametri minimi per i punti nascita, riaprendo così quelli chiusi in Emilia Romagna negli ultimi anni, compreso quello di Porretta (BO), di Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia), di Borgo Val di Taro (Parma), di Pavullo nel Frignano (Modena).
“Il Decreto Ministeriale 2 aprile 2015 n. 70 “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera” prevede già il mantenimento di presidi ospedalieri in aree particolarmente svantaggiate ed è indubbio che, anche per favorire il popolamento di tali aree, il livello dei servizi sanitari debba rimanere adeguato prevedendo le deroghe necessarie anche per quanto attiene i punti nascita” spiega Bignami.
“Un’interrogazione importante che si inserisce nell’ambito di quel percorso di confronto che da tempo portiamo avanti per sollecitare gli enti preposti affinché tornino sulle loro decisioni – prosegue la consigliera della Città metropolitana di Bologna Marta Evangelisti -. Negli ultimi anni si sono registrati diversi casi di donne che, da Porretta o zone limitrofe, non sono riuscite a raggiungere il punto nascita del Maggiore di Bologna, partorendo al pronto soccorso o in ambulanza. Le valutazioni sulla soppressione dei punti nascita non possono essere basate solo sul numero di parti, ma sulla necessità di garantire un servizio a chi sceglie di vivere in aree svantaggiate”.